La dimensione territoriale è decisiva per la natura stessa degli Ambiti territoriali sociali.
L’Unione dei Comuni strumento adatto per la gestione associata.
Il criterio adottato per segnare i confini dei futuri Ambiti Territoriali Sociali del Veneto è molto grossolano. La Giunta Zaia ha preso la carta geografica della regione con segnate le 21 Ulss prima del loro accorpamento quasi provinciale; al posto di “Ulss” ha scritto “Ats” ed ecco disegnati i 21 Ambiti sociali.
Il criterio grossolano ha prodotto risultati… grossi (popolazioni di oltre 400 mila abitanti a Padova e Verona; mentre la norma nazionale indica in 100 mila un limite gestibile), sperequati tra zona e zona, insostenibili per gli oneri organizzativi.
Il Comune di Padova, ad esempio, è finito diviso in due Ambiti: essendo le materie trattate di competenza dei Comuni, la divisione non solo duplica l’impegno amministrativo, ma soprattutto divide gli abitanti con risposte sociali diverse a seconda del quartiere in cui abitano e dei Comuni contermini che fanno capo a quell’Ambito.
Difficoltà facilmente intuibili e prevedibili, specialmente se si tratta di scrivere questa geografia in una proposta di legge come ha fatto la Giunta Zaia. Sommata alla miseria dei 23 mila euro per Ambito previste dalla Regione, anche questa grossolanità potrebbe segnalare lo scarsissimo interesse programmatorio della Giunta regionale verso i servizi sociali.
Titolarità e operatività dei Comuni
La dimensione territoriale è decisiva per la natura stessa degli Ats veneti: saranno solo “macchine” di erogazione di prestazioni o “luoghi” di progettazione sociale comunitaria per le amministrazioni comunali?
La Fondazione Zancan di Padova, uno dei punti di riferimento nazionali per i servizi sociali, ha tempestivamente segnalato attraverso il suo presidente Tiziano Vecchiato che le criticità del testo del progetto di legge si concentrano nella previsione di una funzione fondamentalmente “amministrativa” per gli Ats. L’obiettivo di avere in Veneto Ats che siano istituzioni strategiche e direzionali dovrebbe essere esplicitato ulteriormente, è il suggerimento di Tiziano Vecchiato, raccolto dal settimanale diocesano di Padova La Difesa del Popolo.
I Comuni veneti, da parte loro, sono consapevoli che tocca a loro essere protagonisti nelle risposte sociali alle persone. Stefano Lain,sindaco di Grisignano di Zocco e presidente del Consiglio delle Autonomie locali del Veneto, lo ribadisce citando la procedura seguita per valutare il progetto di legge regionale sugli Ats.
“Sulla materia abbiamo voluto sensibilizzare e coinvolgere tutti i 563 Comuni, perché saranno le amministrazioni comunali a dover assumere, in forma cooperativa o associata, la regìa degli interventi sociali: dall’organizzazione del servizio delle assistenti sociali alla gestione dei fondi nazionali per la non autosufficienza, dagli interventi per il contrasto alla povertà a quelli per la residenza, dalle deleghe per l’assistenza ai minori alla gestione dei Centri educativi e occupazionali per disabili, per non dimenticare l’orientamento del governo centrale che assegna proprio agli Ats la definizione dei LEPS”.
Territori con relazioni sociali riconosciute
La progettazione e le successive risposte comuni da parte delle amministrazioni comunali saranno tanto più realistiche ed efficaci quanto più saranno misurate, sia la progettazione sia le risposte, su contesti sociali e demografici omogenei, cioè su una “geografia” disegnata sulla base di territori con caratteristiche simili (ad esempio nei rapporti comunitari), che hanno sviluppato storicamente e mantengono al presente relazioni riconosciute dai cittadini; una geografia che appartenga già anche ad altri protagonisti dei servizi sociali: il volontariato, le parrocchie, il sistema scolastico.
La scelta della dimensione degli Ambiti territoriali sociali in Veneto deciderà, dunque, anche gli “attori” delle risposte sociali in un territorio.
“Copiare” una carta geografica preesistente, come ha fatto la Giunta Zaia, non consentirà una omogenea progettazione intercomunale e renderà insignificante ogni coinvolgimento della comunità.
La “geografia politica” degli anni Ottanta
Se proprio non si può fare a meno di … copiare, c’è comunque disponibile nella storia dei servizi sociosanitari regionali un’altra carta geografica. È quella degli Ottanta (tra il 1984 e il 1994), in cui il Veneto è rappresentato suddiviso in 36 Ulss, disegnate proprio sulla base di identità territoriali, rapporti locali e omogeneità socioeconomiche preesistenti. Non era perfetta (tanto che ci si era arrivati in cinque anni di ritocchi a partire dal 1979), ma quarant’anni dopo conserva molte delle caratteristiche necessarie per un’organizzazione efficace dei servizi sociali.
È una geografia “politica” che allora corrispondeva agli obiettivi che il giovane Servizio sanitario regionale sia era dato prima con Antonio Prezioso e poi con Giambattista Melotto alla guida dell’assessorato a Sanità e assistenza sociale.
Adottare oggi quella geografia potrebbe essere anche la conferma che l’integrazione sociosanitaria torna ad essere una caratteristica del Veneto e che gli Ambiti territoriali sociali nascono con lo stesso spirito delle Ulss di allora: strutture pubbliche chiamare a far star bene le persone e non aziende vocate a … far star bene i bilanci; organizzazioni in cui i sindaci prendevano decisioni e non ricevevano comunicazioni.
Scegliere la gestione interamente pubblica
Le competenze dei sindaci nei futuri Ats e il modo con cui vi decideranno è al momento un tema aperto nel progetto di legge regionale.
La geografia delle 36 Ulss con le sue modalità di governo potrebbe suggerire la migliore forma di gestione associata tra quelle previste dalla normativa nazionale.
L’Unione dei Comuni pare, in questa prospettiva, la forma più rispondente al raggiungimento degli obiettivi degli Ats. Si tratta infatti di una forma associativa esclusivamente riservata alle amministrazioni comunali, che si assumono pienamente i compiti di programmazione e di governo dei servizi sociali. I sindaci e i loro rappresentanti sono gli attori principali. I consigli comunali vi partecipano con propri rappresentanti. I bilanci sono derivati dai bilanci comunali e quindi vi è una “rendicontazione” diretta ai cittadini, che alle elezioni locali scelgono anche in funzione dell’Unione dei Comuni.
In Veneto sono attive e sono state sperimentate Unione dei Comuni in altre materie, come la Polizia locale. Esiste quindi anche un’esperienza da utilizzare per ottimizzare questa forma di gestione associata.
Un’alternativa può essere un’azienda speciale consortile ad esclusiva partecipazione pubblica. Ha il limite del mancato controllo democratico diretto, ma conserva alle amministrazioni comunali la titolarità della programmazione e dei servizi.
Il contratto per il personale
L’azienda speciale consortile ha, rispetto all’Unione dei Comuni, il vantaggio che può scegliere il contratto di lavoro per i dipendenti, mentre l’Unione dei Comuni applica il contratto degli Enti locali.
Sia nel momento dell’impianto degli Ats sia nella fase operativa il tema del contratto di lavoro è molto importante.
Nella fase costituiva è necessario procedere “salvaguardando professionalità, competenze e trattamento degli operatori che attualmente, per conto delle Ulss, dei Comuni e del privato sociale, si occupano di assistenza ad anziani, persone con disabilità, minori, indigenti, disoccupati e situazioni di fragilità sociale”, come si premura di dire il presidente del Consiglio delle Autonomie locali Stefano Lain.
Nella fase operativa occorre evitare quanto è avvenuto e sta avvenendo, particolarmente nella fase della pandemia e della post-pandemia, nelle Ipab del Veneto, che hanno dovuto registrare un esodo massiccio di personale verso le Ulss, in buona parte derivante dalla diversità di contratto di lavoro.
La proposta di legge della Giunta Zaia anche su questo punto è carente, mentre è indispensabile un’indicazione della legge regionale sul contratto di lavoro, con l’obiettivo di valorizzare il personale e di facilitare il travaso reciproco tra Ats e Ulss, in modo da mantenere una uniformità di competenze nel più generale servizio sociosanitario del Veneto.
Anche con una scelta come questa la Giunta Zaia e la maggioranza politica della Regione diranno di vogliono o no conservare alle Ulss la doppia “S”.
27 agosto 2023
Immagine di copertina
L’inclusione sociale e sanitaria in un’infografica del Gruppo consiliare PD Regione Lazio.