La Giunta regionale prevede la partecipazione anche di società lucrative nei prossimi Ambiti territoriali sociali.
L’affidamento competitivo di prestazioni e servizi apre la strada a convenzioni e appalti.
Dopo i servizi sanitari a pagamento, i veneti si troveranno a dover scegliere anche i servizi sociali a pagamento?
Non è scontato, ma è possibile. Dipenderà da come verranno istituiti in Veneto gli Ats (Ambiti Territoriali Sociali), le strutture attraverso le quali i Comuni erogheranno i servizi sociali, di cui sono titolari per legge. Non dipenderà però dai Comuni; i Comuni faranno quello che deciderà l’attuale maggioranza in Consiglio regionale su indicazione della Giunta di Luca Zaia.
“Per i cittadini non cambierà nulla, continueranno a fruire di servizi che ci sono già. Sono servizi che per una parte erano gestiti dalle aziende sanitarie, con deleghe dei Comuni, e per altra parte dagli stessi Comuni capofila”. Mette le mani avanti Manuela Lanzarin, assessore regionale competente, secondo quanto riporta Il Mattino di Padova di venerdì 11 agosto. Come dire: cambia il nome ma non la sostanza; invece che all’Ulss i veneti si rivolgeranno all’Ats e sarà l’unica differenza.
Burocrazia pura? Niente di cui preoccuparsi?
Per ora finanziamenti… figurativi
Abbiamo già visto che i soldi attualmente spesi nelle Ulss venete per i servizi sociosanitari integrati non saranno automaticamente a disposizione dei Comuni, che dovranno andarseli a cercare.
La Giunta Zaia, per parte sua, ha fatto intendere come la pensa. Nel progetto di legge che istituisce gli Ats è previsto uno stanziamento di 500 mila euro; più precisamente 23 mila euro per ogni Ambito sociale. Che siano una miseria, non solo per l’Ats previsto per Padova con 450 mila abitanti ma anche per quello di Chioggia che di abitanti ne ha 65 mila, è intuitivo.
Ad ogni buon conto i sindaci, a metà luglio attraverso il Consiglio delle Autonomie locali del Veneto, hanno tenuto a farlo sapere a Zaia e Lanzarin:
“Ci preoccupano le risorse previste per l’attuazione di questa riforma: raccomandiamo alla Regione di individuare ulteriori finanziamenti per accompagnare la realizzazione del nuovo schema organizzativo e per sostenere i Comuni nel suo impianto e gestione”.
Le finanze comunali sono molto più rigide di quelle comunali ed è probabile che la compartecipazione delle famiglie alla spesa diventi la normalità.
Il primo caso in Italia
La Giunta Zaia mette pochi soldi nell’organizzazione degli ambiti sociali; prevede però che nell’organizzazione entri chi i soldi ce li ha o può procurarseli.
Questo il testo dell’articolo 7 del progetto di legge 200/2023 presentato dalla Giunta regionale del Veneto.
“Art. 7 – Gli altri soggetti del sistema integrato.
“1. Al fine di valorizzare gli scopi della presente legge, è promossa la partecipazione degli enti pubblici, degli ETS, delle comunità, del privato sociale, delle parti sociali, delle società benefit e delle imprese for profit socialmente responsabili o che si sono dotate di sistemi di welfare aziendale o partecipino attivamente al welfare territoriale, alla pianificazione, gestione e offerta di interventi e servizi.
“2. I soggetti di cui al comma 1 partecipano allo sviluppo del sistema integrato sulla base del principio di sussidiarietà nel rispetto delle rispettive competenze disciplinate dalla normativa vigente.”
Il professor Alceste Santuari, docente di Diritto dell’economia nell’Università di Bologna, lo traduce così:
“Agli enti del terzo settore, organizzazioni valorizzate in ragione del principio di sussidiarietà orizzontale, si aggiungono anche forme societarie lucrative.
“Si tratta di un unicum nel panorama delle leggi regionali in materia di terzo settore e amministrazione condivisa (Toscana, Molise, Umbria, Emilia-Romagna), le quali, invero, si limitano a riconoscere agli enti locali la possibilità di invitare anche soggetti non lucrativi diversi dagli ETS”.
Possiamo ulteriormente tradurre: la Giunta Zaia non ci mette i soldi, i Comuni non hanno soldi, facciamo intervenire anche i privati: magari con loro i servizi sociali costano meno.
Già preoccupati gli amministratori locali
Non è una traduzione addomesticata. Così intende che debba succedere il Consiglio delle Autonomie locali del Veneto, che ha espresso il suo parere obbligatorio sul progetto di legge sugli Ats (l’ho già citato a proposito dei finanziamenti).
Il sindaco di Grisignano di Zocco, Stefano Lain, che lo presiede, ha così riassunto il parere su questo aspetto della proposta di legge:
“Abbiamo suggerito al legislatore regionale di valorizzare la dimensione pubblica e privata del nostro welfare, coinvolgendo anche le società di benefit, di tener ferma la barra nei principi organizzativi della priorità del rispetto della dignità delle persone in rapporto all’economicità delle prestazioni sociali”.
I rappresentanti degli enti locali veneti si sono preoccupati di ribadire che prima viene la dignità della persona; l’economicità delle prestazioni sociali viene dopo ed è funzionale alla dignità personale.
Motivi di preoccupazione gli amministratori locali ne hanno.
Continuiamo a leggere l’analisi del professor Alceste Santuari.
“Muovendo dalla loro natura giuridica di soggetti privati che perseguono un lucro, quali potrebbero essere i “canali di collaborazione” attivabili affinché essi possano contribuire alla realizzazione del sistema locale di welfare, così come delineato dal disegno di legge della Giunta Regionale del Veneto?
“Come è noto, gli operatori economici sono, in larga parte, “ingaggiati” dagli enti pubblici attraverso le procedure ad evidenza pubblica di natura competitiva/concorrenziale. Ne consegue che nell’ambito del sistema locale di welfare, dovranno essere individuati i servizi e le prestazioni oggetto di affidamento competitivo”.
Sulla strada della Sanità veneta
L’affidamento si realizza attraverso convenzioni o appalti di servizi e prestazioni con imprese private. Per essere “competitivo” l’affidamento deve prevedere un minor costo per il servizio pubblico. Il minor costo può derivare anche dalla mancata organizzazione di un servizio pubblico diretto degli Ats.
È la strada che la Sanità veneta ha percorso senza esitazione durante la lunga presidenza di Luca Zaia e che sta portando alla prevalenza delle prestazioni private su quelle pubbliche.
Ora questa strada viene indicata dalla Giunta regionale fin dalla legge istitutiva degli Ambiti territoriali sociali.
Non solo i consiglieri regionali, ma anche sindaci, Terzo Settore e Privato sociale del Veneto hanno un buon lavoro di “prevenzione legislativa” da fare in queste settimane per evitare che molto presto, dopo i servizi sanitari a pagamento, i veneti si trovino a dover scegliere anche i servizi sociali a pagamento.
13 agosto 2023
Immagine di copertina
Recente manifestazione sindacale con la richiesta di non disperdere in Veneto l’esperienza dei consultori familiari, che integrano servizi sanitari e sociali. La foto è di Franco Piacentini.