La presenza dei presidenti Sergio Mattarella e Matteo Zuppi a Barbiana, nel centenario della sua nascita, è un invito alla comunità italiana, civile e religiosa, a rimettersi in ascolto di uno dei suoi profeti.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente dei vescovi italiani Matteo Zuppi sono oggi a Barbiana, parrocchia in comune di Vicchio. Oggi 27 maggio è il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, che lì nell’Alto Mugello toscano è stato priore dal 7 dicembre 1954 e il 26 giugno del 1967, quando morì a 44 anni per un linfogranuloma che lo aveva colpito da tempo. Nel cinquantenario della sua morte, a Barbiana era già stato Papa Francesco.
La scelta dei presidenti Mattarella e Zuppi è un invito alla comunità italiana, civile e religiosa, a rimettersi in ascolto di uno dei suoi profeti.
Giustamente oggi – e in questi mesi del centenario – si parla molto di Don Milani. A farlo sono soprattutto quanti, che per età avrebbero potuto essere suoi allievi alla scuola parrocchiale di Barbiana, si sono sentiti coinvolti dalla sua esperienza e dalla sua parola. La centralità della scuola come motore dell’ascensore sociale, che la Costituzione repubblicana aveva progettato, era una proposta “rivoluzionaria”, che arricchiva e dava ancor più senso all’impegno culturale dei “figli degli operai” e che costringeva gli insegnanti a confrontarsi con la loro identità.
“Lettera a una professoressa” è l’ultimo libro di Don Milani: uscito nel 1967 con la firma collettiva degli allievi della Scuola di Barbiana; è stato ed è il “libro di viaggio” di molti che si sono incamminati in politica, sia perché segnalava il punto di partenza ed il punto di arrivo, sia perché spiegava quali dovevano essere, inevitabilmente, i compagni di viaggio: “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”.
Oggi che compie gli anni mi pare però l’occasione per riascoltare Don Milani. La Fondazione Don Lorenzo Milani ha curato un’antologia dal titolo “L’ha detto Don Lorenzo”. Da questa antologia ho ordinato – aggiungendo per ciascuna un titoletto – alcune citazioni che riguardano la scuola.
“La scuola mi è sacra come un ottavo sacramento”, ha testimoniato lo stesso Don Milani nelle sue “Esperienze pastorali”, un libro pubblicato nel 1958. “Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna don Milani. Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole”: ha confermato il 20 giugno 2017 Papa Francesco a Barbiana.
Farlo parlare di scuola è, dunque, far raccontare se stesso a Don Lorenzo Milani.
La seconda ragione della scelta di dargli direttamente la parola è didattica: molti vocaboli utilizzati da Don Milani oggi sono “fuori moda”, hanno lo stesso significato semantico ma prima che al loro oggetto riportano al “quel tempo”. Eppure, quell’oggetto c’è ancora, è attuale. Dovrebbero esserlo anche quei vocaboli.
A scuola da Don Lorenzo
La misura della povertà
La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale. […]
La distinzione in classi sociali non si può dunque fare sull’imponibile catastale, ma su valori culturali.
Esperienze pastorali
Se li conosci, fai politica
Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori.
Lettera a una professoressa
Intanto, uomini
Lo stesso avviene quassù in montagna: con la scuola non li potrò far cristiani, ma li potrò far uomini.
Esperienze pastorali
La scuola-sacramento
E perciò la scuola mi è sacra come un ottavo Sacramento.
Esperienze pastorali
Insegnare a volare
Chi sa volare non deve buttar via le ali per solidarietà coi pedoni, deve piuttosto insegnare a tutti il volo.
Esperienze pastorali
Come bisogna essere per fare i maestri
Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio a averla piena. […] Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola. […]
Bisogna avere le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti ma schierati.
Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero ad un livello superiore. Non dico a un livello pari dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più di tutto.
Esperienze pastorali
Appartenenza e parola
La cultura vera, quella che ancora non ha posseduto nessun uomo, è fatta di due cose: appartenere alla massa e possedere la parola.
Esperienze pastorali
La scuola-cultura
Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose.
Esperienze pastorali
La scuola-ospedale
Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.
Lettera a una professoressa
Alunni perduti e non ricercati
La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola dell’obbligo” ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli.
Lettera a una professoressa
Dove nascono i cretini
Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati.
Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. È più facile che i dispettosi siate voi.
Lettera a una professoressa
Il bene degli operai
Nel 1952-53 avevo ormai superato ogni interiore esitazione: la scuola era il bene della classe operaia, la ricreazione era la rovina della classe operaia.
Esperienze pastorali
L’abisso di differenza
Da quel che abbiamo detto sul dislivello culturale tra classe e classe, discende la necessità di ordinare le nostre scuole parrocchiali con criteri rigidamente classisti. A noi non interessa tanto colmare l’abisso di ignoranza quanto l’abisso di differenza. Se noi aprissimo le nostre scuole, conferenze, biblioteche anche ai borghesi verrebbe dunque a cadere lo scopo stesso del nostro lavoro. Si accettano forse i ricchi alle nostre distribuzioni gratuite di minestra? Il classismo in questo senso non è dunque una novità per la Chiesa.
Esperienze pastorali
I maestri di Don Milani
Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola. […] Io ho insegnato loro soltanto a esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere. […]
Io non era così e perciò non potrò mai dimenticare quel che ho avuto a loro.
Esperienze pastorali
27 maggio 2023
Per altre citazioni: Fondazione Don Lorenzo Milani, “L’ha detto Don Lorenzo”