Sempre provvisoria e quindi sempre “pellegrina” è l’intera vita del povero.
I poveri non sono necessariamente colpevoli della loro povertà e la condizione di bisogno riguarda tutti.
La preghiera è pellegrinaggio. Il suo essere “desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo”, ha scritto Papa Francesco, ne fa parte costitutiva del cammino giubilare che impegnerà il 2025. Per questo il Santo Padre ha desiderato fin dall’indizione che l’Anno Santo fosse preceduto per tutto il 2024 da “una grande sinfonia preghiera”.
Ora che è imminente il tempo di mettersi il cammino come Pellegrini di speranza (questo il motto giubilare), Papa Francesco segnala che ci sono guide esperte di pellegrinaggio attraverso la preghiera.
Dio è impaziente per la sofferenza dei poveri
Sono guide da sempre, in tutte le comunità. Ad esempio, circa due secoli prima di Cristo, Ben Sira, uno scriba di Gerusalemme, è sicuro che “la preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro” (Sir 35,21-22).
Proprio dal biblico Libro del Siracide Papa Francesco trae il titolo dell’ottava Giornata mondiale dei Poveri, che la Chiesa universale vive domenica 17 novembre: La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Sir 21,5).
A poco più di un mese dall’apertura della Porta Santa (il Giubileo andrà dalla Vigilia di Natale del 2024 all’Epifania del 2026), questo titolo segnala con precisione chi conosce bene la strada giubilare e può fare da guida fino alla meta. Per i poveri, infatti, il Giubileo non inizia e non finisce mai.
Un “lascito” del Giubileo della Misericordia
Sempre provvisoria e quindi sempre “pellegrina”, è l’intera vita del povero a sperimentare un Anno Santo perenne. L’umile non ha nulla da vantare e nulla pretende, sa di non poter contare su se stesso, ma crede fermamente di potersi appellare all’amore misericordioso di Dio, scrive Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata.
La Giornata mondiale dei Poveri è – del resto – un “lascito” del Giubileo straordinario della Misericordia nel 2016. Ed ora prepara l’Anno Santo ordinario, richiamando – scrive Papa Francesco – una delle realtà fondamentali della rivelazione, cioè il fatto che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, a tal punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia.
Dar loro la parola nella vita personale e comunitaria
Fin dall’antico Israele il Giubileo è il tempo ciclico durante il quale la comunità e le singole persone provano a far propria l’impazienza di Dio di fronte alle sofferenze dei poveri, restituendo loro quello che gli era stato sottratto con la forza o con la legge o quello che essi stessi avevano perso. Non filantropia, quindi; giustizia, piuttosto, motivata dal riconoscimento della pari dignità delle persone e da una duplice consapevolezza: che i poveri non sono necessariamente colpevoli della loro povertà e che la condizione di bisogno riguarda tutti.
Papa Francesco ce ne rende consapevoli quando testimonia che davanti a Dio, tutti siamo poveri e bisognosi. Tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata. (…) Tutto questo richiede un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso.
Questa consapevolezza esistenziale fa della Giornata mondiale dei Poveri non solo il richiamo ad una forte attenzione sia personale sia comunitaria nei confronti di chi è nel bisogno e da solo non ne uscirà, ma anche l’opportunità per una revisione dei rapporti con i poveri. È giusto accoglierli, è giusto aiutarli a realizzarsi, ma è anche giusto dar loro la parola: nella vita delle persone e nella vita collettiva.
La povertà collettiva di pace
La mancanza di pace è attualmente una povertà collettiva ed imprevista per milioni di europei che avevano “dimenticato” la guerra e che ora si ritrovano “poveri di pace”. È venuto anche per loro il tempo di assumere come comunità e come persone la fiducia del povero; di credere proprio per se stessi che la preghiera del povero sale fino a Dio.
In questo tempo, in cui il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre, rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace. Siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano.
Questo atteggiamento proposto da Papa Francesco per la Giornata mondiale dei Poveri è già un pellegrinaggio nella speranza dell’imminente Giubileo.
17 novembre 2024
In copertina
Un’immagine della serie “black & white”, che è proposta, senza commento, dalle Cucine economiche popolari di Padova.