Sulla lavagna di Don Milani: Politica, Parola, Partiti

//

L’anniversario della morte del priore di Barbiana nell’anno centenario della nascita: un tempo lungo non di celebrazioni, ma di vita da scolari e da maestri reciproci.

“Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori”.

Sono righe di Lettera a una professoressa, il libro in cui Don Lorenzo Milani e i suoi scolari raccontano la loro scuola di Barbiana e ne fanno proposta, allora e ora drammatica, per tutto in sistema di insegnamento italiano.

Chiesa e scuola luoghi della “politica”

Quel libro uscì nel maggio del 1967, appena un mese prima della morte del priore di Barbiana, a Firenze il 26 giugno. A Firenze Don Milani era in ospedale; il “suo posto” era ed è Barbiana. Qui fu sepolto in abito talare e, su sua espressa richiesta, con gli scarponi da montagna ai piedi. Il piccolo cimitero fa tutt’uno con la sua chiesa e la sua scuola.

Chiesa e scuola fondamentali nel sacerdozio di Don Lorenzo Milani non come istituzioni, ma come luoghi capaci di far crescere la comunità; luoghi della “politica”, dunque. “Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero ad un livello superiore. Non dico a un livello pari dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più di tutto”, scrive in Esperienze pastorali.

L’anniversario di oggi cade nell’anno centenario della sua nascita (Firenze, 27 maggio 1923): un tempo lungo non di celebrazioni, ma di vita da scolari e da maestri reciproci: Don Milani e noi.

Sulla “lavagna”, per il 26 giugno di quest’anno, scriviamo “Politica”.

Nella Lettera ai giudici che lo stavano processando con l’accusa apologia di reato per la sua Risposta ai cappellani militari, Don Lorenzo Milani scrive: “La scuola […] è l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè di senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione”.

Uomo chi è padrone della sua lingua

Per formare il senso politico Don Milani sulla “lavagna”, aggiunge alla “Politica” la “Parola”.

 “Ciò che manca ai miei ragazzi è solo questo: il dominio sulla parola. Sulla parola altrui per afferrarne l’intima essenza, (…) sulla propria perché esprima senza sforzo e senza tradimenti le infinite ricchezze che la mente racchiude. (…) Quando il povero saprà dominare le parole come personaggi, la tirannia del farmacista, del comiziante e del fattore sarà spezzata. (…) Ci sarà sempre l’operaio e l’ingegnere, non c’è rimedio. Ma questo non importa affatto che si perpetui l’ingiustizia di oggi per cui l’ingegnere debba essere più uomo dell’operaio (chiamo uomo chi è padrone della sua lingua)”.

Nel marzo del 1956 Don Milani lo scrive una lettera, mai pubblicata, al direttore del Giornale del mattino di Firenze, Ettore Bernabei.

I suoi allievi iscritti a tre partiti

La “Politica”, la “Parola”, i “Partiti”: ecco la terza parola sulla lavagna di questo anniversario.

La faccio raccontare a Pierluigi Castagnetti, l’ultimo segretario del Partito Popolare.

In questi giorni in cui finalmente si parla tanto di don Lorenzo Milani, mi sono tornate alla mente tante suggestioni “godute” nelle tre visite che ho avuto il privilegio di fargli.

Per ora ne diró una.

“I miei ragazzi li ho fatto iscrivere a DC, PCI e PSI, i tre partiti popolari (ovviamente in tre territori vicini, ma distinti, perché i tre partiti non se ne accorgessero)”.

“Ma non si può”.

“E chi lo dice?, lo dici tu? I poveri debbono entrare in tutti i partiti per difendere i poveri, perché se non si difendono da soli non lo faranno certamente altri, nemmeno i cosiddetti progressisti, borghesi e benpensanti come tutti”.

Il metalmeccanico e il clavicembalo

Anche il sindacato è una buona scuola di politica.

Don Milani lo insegna proprio nella sua scuola di Barbiana.

“Non puoi aspettare quando sei nonna a farti una preparazione politica e sindacale. (…) Tutti votano liberamente, (…) però al potere ci sono sempre quei pochi che alla vostra età non hanno ballato”.

Nel numero di maggio della rivista Aggiornamenti sociali Marco Bentivogli propone uno stimolante accostamento in questo 2023 tra l’Anno europeo delle competenze, il centenario della nascita di don Lorenzo Milani e il mezzo secolo del Contratto nazionale dei metalmeccanici, che introdusse le “150 ore per il diritto allo studio”.

Gli articoli del Contratto parlavano di “accrescimento culturale” del lavoratore; a questo proposito, resta celebre lo scambio di battute, durante la trattativa per il Contratto, tra l’industriale Walter Mandelli, capo di Federmeccanica, e Franco Bentivogli, responsabile delle politiche contrattuali nella segreteria nazionale della FIM-CISL, in cui il primo chiese: “Pensate che l’operaio abbia il diritto di imparare a suonare il clavicembalo?” e il sindacalista replicò: “Certo, deve avere il diritto di imparare a suonarlo”. 

Clavicembalo, a parte, i permessi retribuiti garantiti ai lavoratori per proseguire il loro percorso di istruzione pur lavorando permisero a più di un milione di lavoratori di conseguire il diploma.

A conferma di quanto Don Lorenzo Milani scrive in Lettera a una professoressa: “Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. È più facile che i dispettosi siate voi”.

DIARIO DI COMUNITÀ / 26 GIUGNO 2023

Infografica (particolare) da: I Care 1923-2023 / Centenario Don Milani