Sant’Antonio ha continuato a chiedere la pace

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Dal Medioevo del Veneto arriva fino alle tragedie mondiali contemporanee.

Nella Tredicina del Santo: pellegrinaggio con lui da ogni tiranno della guerra.

Inizia a Padova la Tredicina del Santo. Non solo per la comunità cristiana padovana, ma per migliaia di persone in tutto il Veneto, i tredici giorni che dal 31 maggio al 12 giugno preparano la grande e popolare festa di Sant’Antonio, il 13 giugno, sono il periodo di appuntamenti di preghiera sia in Basilica sia in altri luoghi simbolo.

Più recentemente (ma ormai… maggiorenne, visto che quella del 2024 è la diciottesima edizione) la Tredicina si è “allargata” al Giugno Antoniano, che quest’anno va dal 24 maggio al 27 giugno e che propone eventi religiosi e culturali.

Frate Antonio tornò a mani vuote

Il tema che li unifica è Antonio difensore dei più deboli. Come immagine-guida gli organizzatori hanno scelto l’affresco dipinto nel 1982 da Pietro Annigoni sulla parete di destra della Cappella delle Benedizioni al Santo: Sant’Antonio affronta il tiranno Ezzelino da Romano.

Un famigerato tiranno e un malandato frate francescano: dal Medioevo del Veneto arriva fino alle tragedie mondiali contemporanee il confronto tra la sprezzante forza della violenza e l’insistente fragilità della pacificazione. Sono 112 conflitti nel mondo, secondo Italia in dati, alcuni attivi da molto tempo, come nel Medio Oriente tra Israele e Palestina, in Myanmar o in Kashmir; altri più recenti, come in Mozambico o tra Russia e Ucraina. La pace sembra perdere dovunque.

Anche frate Antonio ritornò a mani vuote. Era l’anno 1231.

In Terra Santa è un racconto attuale

In mezzo ad una delle tragiche guerre contemporanee è frate Francesco Patton, trentino, che appartiene alla Provincia di Sant’Antonio dei Frati Minori e che dal 2016 è il Custode di Terra Santa, cioè la guida dei frati francescani che custodiscono i luoghi della cristianità originaria. Luogo e missione in cui si sta “naturalmente” dalla parte della pace. Ecco come frate Patton ha ricordato in una sua omelia il confronto tra frate Antonio ed Ezzelino da Romano.

Uno degli episodi più significativi dell’azione di Antonio a favore della pace è il suo incontro con il Conte Ezzelino da Romano III.

Ezzelino a quel tempo governava Verona ed era alleato dell’imperatore Federico II. Da tutti era conosciuto come un tiranno spietato, che metteva a ferro e fuoco le città nemiche. Quelli che catturava in battaglia, indipendentemente che fossero nobili o persone semplici, finivano spesso condannati a morte.

Nel 1231, poco prima di morire, Antonio si recò a Verona per incontrare Ezzelino e chiedere la grazia per un gruppo di nobili Padovani che erano stati fatti prigionieri da Ezzelino e condannati a morte. L’incontro fu duro. Sul momento Antonio non ottenne niente e tornò a Padova con un apparente fallimento. Lo storico Rolandino annota che Antonio «fu totalmente disprezzato e non gli si concesse niente di quello che chiedeva».

Nel 1232, circa un anno dopo la morte di Antonio, Ezzelino fece un raro gesto magnanimo e liberò i prigionieri.

Mettersi in mezzo sempre

Non essere neutrale, ma stare in mezzo; non stare da una parte, ma prendere tutte le parti: è il posto san Francesco d’Assisi aveva scelto per sé e che frate Antonio imparò subito a scegliere come proprio. Era del resto il posto del Maestro sia di Francesco sia di Antonio.

Dio con la spada della pena, l’uomo con la spada della colpa. Nessuno fu in grado di ricomporre questa lite. Venne Cristo, che è imparentato con entrambi perché Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, e si pose tra loro e li trattenne.

“Trattenere” perfino Dio; mettersi in mezzo sempre, per ricomporre le liti: sant’Antonio lo scrive nel suo Sermone per la tredicesima domenica del tempo ordinario.

Ai Sermones antoniani rimanda – nell’omelia già richiamata – anche frate Francesco Patton.

Riflettendo sul vangelo dell’apparizione di Gesù agli apostoli riuniti nel cenacolo la sera di Pasqua, S. Antonio dice che Gesù ci dona una triplice pace. (…)

E spiega che dobbiamo avere: anzitutto la pace del tempo con le persone che ci stanno attorno, in secondo luogo la pace del cuore che ci porta a vivere sereni, in terzo luogo la pace dell’eternità che è quella di una vita in comunione con Dio.

Antonio conclude la sua riflessione con una esortazione che oggi possiamo sentire rivolta a ciascuno e ciascuna di noi: La prima pace devi averla con il prossimo, la seconda con te stesso, e così avrai anche la terza pace, con Dio nel cielo (Sermone ottava, n. 7).

Inizia la Tredicina del Santo.  È tempo di andare con frate Antonio da ogni Tiranno della guerra a chiedere la pace.

DIARIO DI COMUNITÀ / VENERDÌ 31 MAGGIO 2024

In copertina

L’affresco di Pietro Annigoni nella Basilica del Santo, scelto come immagine del Giugno Antoniano 2024 a Padova