CARTOLINA / Martedì 6 febbraio 2024
L’anniversario della morte di un uomo di fede, poeta e profeta.
“Poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini”: così il cardinale Carlo Maria Martini, allora arcivescovo di Milano, definì David Maria Turoldo durante il funerale da lui celebrato l’8 febbraio 1992. Padre Turoldo era morto due giorni prima, a 76 anni, nella clinica San Pio X a Milano.
Si è coinvolto ed ha coinvolto molti
Friulano (nacque a Coderno in provincia di Udine il 22 novembre 1916, ultimo dei nove figli), il religioso dei Servi di Maria si è fatto coinvolgere ed ha coinvolto molti – nella seconda parte del secolo scorso – nell’impegno sociale e politico: lo ha fatto da sacerdote e da poeta, mai da uomo di partito; lo ha fatto da credente.
Anche la sua fede è stata stimolo alla ricerca personale e comunitaria per molti cattolici democratici italiani, “perché profondamente umano, capace di dire con parole autentiche ciò che gli vibrava dentro, il vulcano che gli sgorgava dal cuore, la lava magmatica che gli usciva dalle viscere, l’intuizione del mistero del bene e del mistero del male, il suo essere affascinato da Dio e insieme spaventato dall’abisso del nulla”. Questa la sintesi che – sempre il cardinale Carlo Maria Martini – ne ha tratteggiata nel decimo anniversario della morte.
Mentre si coagula la guerra mondiale a pezzi
È l’immagine che emerge anche dall’estratto di un suo discorso, con il quale mi piace ricordarlo (e continuare farlo maestro) in questo anniversario della sua morte caratterizzato dall’espandersi e dal coagularsi della “guerra mondiale a pezzi”.
Nel 1967 padre David Maria Turoldo partecipò, insieme a Giuseppe Lazzati, a una tavola rotonda organizzata dall’Ufficio cultura del Comitato provinciale della Democrazia cristiana di Milano. Quel suo intervento venne pubblicato nel libro “David Maria Turoldo. La sfida della pace”, a cura di Elena Gandolfi (Bellavite Editore, 2003).
Ne rileggiamo insieme alcune frasi.
La pace non me la può dare nessuno
Ho capito, Signore. La pace non me la può dare nessuno. È inutile che speri. I governi, gli stati, i continenti hanno bisogno di pace anche loro e non ne sono capaci. E camminano tutti su strade sbagliate.
Essi pensano che la pace si possa ottenere con le armi, incutendo paura agli altri stati e agli altri continenti. E intanto si armano, e studiano sistemi sempre più potenti e micidiali.
Tutti vogliono essere forti. Dicono: solo un forte può imporre il rispetto e la pace. Come se la pace fosse un fatto di imposizione e non d’amore.
Infatti il più forte dice al più debole: guai se ti muovi! E non ha importanza che magari la situazione del debole sia insostenibile, ingiusta, umiliante. Non ha importanza che sia, ad esempio, la fame o la mia condizione di uomo di colore a spingermi a gesti assurdi.
Questa non è pace. Io voglio essere un cristiano, o Signore. Non posso, non è giusto accettare questa situazione.
Nessuno degli uomini può dire dove abiti la pace
Ho capito: la pace non è di questo mondo; può essere nel mondo, ma non è del mondo. Essa è come il tuo regno: è qui, è là, è chissà dove. Ma non è del mondo. E non è neppure di nessuna istituzione.
Nessuno degli uomini può dire dove abiti la pace. Non c’è una casa della pace e una casa della guerra. Oggi ci può essere pace e domani guerra nella stessa casa, nella stessa nazione.
La terra è una. L’umanità è una. Perciò uno non può star bene e l’altro male.
La pace non è monopolio di nessuno, né può essere frutto di sistemi umani. Prova ne sia che il mondo non è capace di darsi una pace una volta per sempre.
Neppure l’uomo è un soggetto di pace permanente. Io oggi posso essere in pace, ma domani? Basta una parola, un gesto che io ritengo ingiusto, perché la mia pace vada in frantumi.
Non c’è nulla di più fragile, di più incerto, di più quotidiano della pace. Amicizie offese, interessi che si pensa calpestati, umori oscuri del sangue (chissà cosa nascondiamo noi nel sangue!); e poi soprattutto “la roba”.
Dove c’è un uomo di pace, ivi sei tu, Signore
Ho capito, Signore, la pace appartiene al tuo regno messianico.
Sei tu il principio, la fonte, il paese della pace. Senza di te non può esserci pace né sulla terra né dentro il cuore di qualsiasi uomo. E là dove c’è un uomo di pace, ivi sei tu, Signore, ivi è la tua vera casa, mio Dio.
«Io vi do la mia pace, vi lascio la mia pace, non come ve la dà il mondo io la dono a voi (Giovanni 14,27). Il mondo, l’uomo, non sa neppure cosa sia la pace.
David Maria Turoldo, 1967
In copertina
Padre David Maria Turoldo con il cardinale di Milano Carlo Maria Martini.