• Un folto pubblico ha ascoltato Dino Scantamburlo
parlare degli IMI di Camposampiero in sala Filarmonica

• “Ritornammo liberi” è il titolo emblematico
di un libro tratto dai diari e dalle lettere di sei giovani
che non si sono piegati al nazifascismo •
• di Mariangela Ballo •
I militari italiani internati nei campi di concentramento nazisti avranno, il 20 settembre 2025, la loro prima “Giornata”. L’ha stabilito una legge approvata il 13 gennaio scorso, l’ha annunciato con orgoglio Lucia Rampazzo, vice presidente della Federazione Provinciale di Padova dell’Anei (Associazione nazionale ex internati), invitata a segnalare la cosa sabato 26 aprile scorso all’evento organizzato presso la sala Filarmonica di Camposampiero per presentare un libro dedicato proprio ai protagonisti della “Giornata”, gli IMI.
Si identificano con questa sigla i militari italiani che dopo l’8 settembre 1943 furono catturati dai tedeschi, diventati improvvisamente nemici, e spediti in vari campi di concentramento in Germania, dove furono messi di fronte alla scelta: o combattere insieme ai nazifascisti, o subire la prigionia con ogni sorta di vessazioni: fame, umiliazioni, torture, lavoro coatto disumano. Il giorno 20 settembre 1943 Hitler modificò la loro condizione da prigionieri di guerra in quella di internati militari, sottraendoli così all’assistenza della Croce Rossa Internazionale prevista dalla Convenzione di Ginevra del 1929.
Ecco perché la “Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale” è stata fissata al 20 settembre di ogni anno.
I veri autori sono quelli che ritornarono liberi
L’intento di dedicare una specifica giornata di memoria è quello di riconoscere che anch’essi, con il loro rifiuto di continuare a combattere a fianco del Terzo Reich e della Repubblica sociale italiana, contribuirono alla Resistenza e alla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, così come fece la più riconosciuta lotta partigiana. Questo è stato l’intento che ha spinto Dino Scantamburlo, figlio di un militare internato e fortunatamente tornato, a rileggere il diario di suo padre Lodovico, ad accostarlo ai diari di altri tre e alle lettere dalla prigionia di altri due, e a costruire un libro dalla lettura coinvolgente per l’emozione, vibrante per la passione, straordinaria per l’informazione.
Scantamburlo è stato sindaco di Camposampiero, deputato, consigliere provinciale, insegnante di lettere. Nella dedica al libro ha scritto: “A coloro che ci hanno insegnato a resistere agli Operatori del Male e sono ritornati dalla prigionia liberi nello spirito. A mio padre, Lodovico”. Il titolo del libro è, infatti, “Ritornammo liberi”, facendo intendere che i veri scrittori sono loro.
Contro le revisioni della storia, i ragazzi devono sapere la verità
Il libro è composto dai diari di: Romeo Gallo di Camposampiero, Lodovico Scantamburlo di Camposampiero, i fratelli Bonaventura e Rino Tentori di Borgoricco trasferiti a Camposampiero; e dalle lettere di Tiziano Bellini e Giovanni Maria Scattolin, entrambi di Camposampiero. Inoltre vi sono testimonianze e racconti di familiari, peraltro presenti all’evento, ai quali è stato dato un riconoscimento.
La forte affluenza di pubblico ha testimoniato la condivisione dello scopo del libro.
Nella prima pagina, sotto lo stemma della Città di Camposampiero, che ha dato il patrocinio, è scritto: “Il libro rappresenta un omaggio ai 50.000 IMI che in quei lager morirono e ai 600.000 nostri padri, nonni, conoscenti che riuscirono a sopravvivere e a rimpatriare, liberi nel corpo, ma pure nello spirito”. E Katia Maccarrone, sindaco di Camposampiero, ha ribadito l’importanza di salvare dalla perdita e dall’oblio i diari e le lettere, per poterli consegnare alle nuove generazioni, sottolineando il significato che la presentazione di questo libro avvenga a chiusura delle celebrazioni del 25 Aprile.
A questa motivazione Dino Scantamburlo ha aggiunto un’altra: “Ci sono spinte a revisionare la storia, creare oblio e indifferenza. Questa iniziativa è stata necessaria per i ragazzi delle scuole e anche per noi adulti.
A Camposampiero partirono 177, ma 12 non tornarono
Non c’è un elenco di quanti a Camposampiero sono partiti: si sa di 177, di cui 12 non sono tornati. Dell’esercito italiano, si sa che un milione, dopo l’8 settembre, sono stati disarmati e rinchiusi nei lager, senza dare loro lo status di prigionieri di guerra. Si sono rifiutati di combattere nell’esercito tedesco, nel frattempo diventato alleato dell’Italia Repubblica di Salò, in 650.000, e questi sono gli IMI. Si sa che 50.000 morirono nei campi di concentramento, a causa del tremendo trattamento. I 600.000 che sono tornati, hanno trovato un governo che tributava onori e ricompense ai partigiani ma ignorava loro che pure avevano patito enormi sofferenze pur di non piegarsi ai nazifascisti.
Ecco perché il Comune di Camposampiero ha messo questo libro a chiusura delle celebrazioni del 25 aprile: “Perché la Resistenza è un festa di tutti, perché anche gli IMI hanno contribuito a darci una patria libera”.
La presentazione del libro si è svolta in forma di dialogo tra Carlo Toniato, responsabile del settore Cultura del Comune e Dino Scantamburlo, intervallata da letture di Andrea Bordin e frequentemente partecipata dal pubblico con sentiti applausi.
Domenica 27 aprile 2025
In copertina
Il professor Dino Scantamburlo, autore della ricerca storica sugli Internati militari di Camposampiero, e Lucia Rampazzo, vice presidente dell’Associazione nazionale ex internati di Padova. Foto di Katia Maccarone.