Dando la parola ai giovani ha mostrato il futuro (anche della Costituzione).
La testimonianza del cardinale Giuseppe Betori a Barbiana.
La voce di Don Lorenzo Milani continua a farsi sentire. Il priore di Barbiana nella sua breve vita (oggi 27 maggio è il suo 101° compleanno, ma è morto che di anni ne aveva solo 44) ha fatto il prete per dare la parola ai ragazzi, per dare la parola ai poveri.
Era proprio essere prete il suo fare scuola negli anni Cinquanta sulle colline del Mugello. Il 10 giugno 2017, in un pellegrinaggio alla sua tomba, Papa Francesco gliene ha dato atto. Rileggiamo le sue parole.
“Senza parola non c’è libertà”
La scuola, per Don Lorenzo, non era una cosa diversa rispetto alla sua missione di prete, ma il modo concreto con cui svolgere quella missione, dandole un fondamento solido e capace di innalzare fino al cielo. E quando la decisione del Vescovo lo condusse da Calenzano a qui, tra i ragazzi di Barbiana, capì subito che se il Signore aveva permesso quel distacco era per dargli dei nuovi figli da far crescere e da amare.
Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna Don Milani. Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole.
Questo vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso, e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia. Di quella umanizzazione che rivendichiamo per ogni persona su questa terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il possesso della parola come strumento di libertà e di fraternità.
Giovani e Costituzione a Barbiana
Anche altre parole di quel discorso di Papa Francesco si sono riascoltate domenica 26 maggio a Barbiana. Il cardinale Giuseppe Betori, amministratore apostolico di Firenze, ne ha fatto il filo del suo intervento durante la cerimonia con la quale a Barbiana si sono concluse le celebrazioni per il centenario della nascita di Don Lorenzo Milani.
L’anno centenario si è compiuto là dove era iniziato, il 27 maggio 2023, con un’altra presenza particolare nei luoghi dove don Milani ha svolto il suo apostolato di prete e maestro: quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Davvero opportunamente la conclusione si è concentrata sui protagonisti della vita di Don Milani, i giovani, e sullo strumento in grado di preservare e promuovere la sua eredità, la Costituzione repubblicana.
La Costituzione come strumento del futuro e quindi a disposizione dei giovani: è ancora la “scuola” di Don Milani.
Il cardinale Betori ha sottolineato che Papa Francesco ha sintetizzato la vita di don Milani “attorno a tre riferimenti: la scuola, per dare ai poveri la parola e quindi la dignità; l’appartenenza alla Chiesa, anche quando in questo legame si sperimenta l’incomprensione e la sofferenza; infine, la cura educativa verso i giovani”. E poi “libertà, responsabilità, confronto, compromettersi (I Care), agire senza compromessi, insieme, bene comune, farsi carico degli altri, vero, bello e bene”. “Questo – ha ricordato il cardinale – è il vocabolario che il Papa indica come la lezione che ci viene dalla vita di Don Milani”.
L’avvertimento all’allievo Pipetta
Quel motto I Care, annota mons. Giuseppe Betori, “non stava e non sta scritto sulle pareti dell’aula in cui faceva scuola ai suoi ragazzi, come un insegnamento tra gli altri, ma sulla porta della propria camera, a dire cioè che egli viveva per loro e solo per questo poteva esigere che loro vivessero per gli altri, in un impegno sociale senza sconti”.
Senza sconti e senza mai concludersi, perché ci sarà sempre da fare per dare la parola ai poveri, ci sarà sempre da fare per inverare la Costituzione repubblica.
Don Lorenzo Milani lo predice in Lettera a Pipetta, scritta nel 1950 ad uno dei suoi ragazzi, giovane comunista che gli diceva: “Se tutti i preti fossero come Lei, allora …”.
Il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, istallato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo: Beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso.
“Interprete del suo tempo come nessuno”
Insomma. per niente facile essere cittadino alla scuola di Don Milani. Del resto, non è stato facile essere prete per Don Lorenzo sulla collina di Barbiana, a Vicchio. Lo dice il cardinale Betori, successore del “superiore” del priore di Barbiana.
Non è facile vivere come insegna e testimonia don Milani; c’è un prezzo da pagare. Don Milani ne ha pagati molti di questi prezzi alla coerenza, molti anche a causa della sua Chiesa, che però non ha mai voluto rinnegare. Questo mi permette di star qui, consapevole dei torti che Don Milani ha subito dalla Chiesa fiorentina, ma anche con la certezza che egli avrebbe salutato con gioia momenti come questo, in cui la Chiesa ne riconosce la capacità di essere stato fedele ai suoi tempi.
Non mi piace dire che egli era più avanti rispetto alla Chiesa del tempo, perché la sua forza è stata quella di aver interpretato come nessuno il cambiamento sociale e religioso del suo tempo, perché questo e nient’altro ci è chiesto: fedeltà al nostro tempo per illuminarlo con una parola di verità e con responsabilità.
DIARIO DI COMUNITÀ / LUNEDÌ 27 MAGGIO 2024
In copertina
Particolare della locandina per la conclusione a Barbiana dell’anno centenario della nascita di Don Lorenzo Milani.