Da Arsego a Santa Giustina in Colle l’annuale appuntamento della diocesi di Padova.

Ottant’anni fa l’eccidio nazista di sacerdoti e civili.
Ci sono colorati ed eloquenti disegni dei ragazzi dei ragazzi delle parrocchie e di scuola media della zona. Sono moltissimi. “Riempiono” la Marcia per la Pace, che quest’anno la diocesi di Padova ha proposto tra Arsego e Santa Giustina in Colle. “Meravigliosi disegni” li definisce il vescovo mons. Claudio Cipolla: “Ci hanno aperto la strada del Giubileo come evento che ci spinge a ricercare la giustizia liberante di Dio su tutta la terra”.
Ci sono tante bandiere della pace: colorate anch’esse e di tutte le misure. Una – la più lunga – è destinata a raccogliere le firme per pace dei partecipanti: firme di persone, ma anche firme collettive di associazioni e movimenti. Se in circa 700 hanno camminato insieme per i 4 chilometri e mezzo tra le due chiese del Camposampierese, sono state migliaia le persone che hanno marciato per la pace domenica 26 gennaio.
La piccola muretta rossa
Le immagini che più restano nella mente e negli occhi sono però in bianco e nero. Sono immagini da ascoltare, perché rimandano a persone cui 80 anni fa è stata tolta la voce, ma loro hanno continuato a parlare.
Lo fanno anche in questa domenica per voce del vescovo mons. Cipolla, nella parte finale dell’omelia della messa che conclude la Marcia per la Pace 2025.
Proprio a partire da una terra che porta l’indelebile ricordo dell’assurdità del male, della cecità dell’odio, della brutalità della guerra, esprimiamo il nostro desiderio che nessun bambino veda più quello che videro gli occhi di Don Giorgio Verzotto che, allora dodicenne, corse in piazza a vedere cosa era successo e racconta che giunse per primo, solo e trovò i corpi trucidati appena spenti e inzuppati di sangue ancora vivo, rovesciati sulla polvere, lungo la piccola mura rossa (la muretta dei loro giochi) a ridosso del terrapieno che sostiene la gigantesca chiesa… e tra loro il parroco e il cappellano.
Parroco e cappellano vittime prescelte
Era il 27 aprile 1945. I tedeschi in ritirata compiono a Santa Giustina in Colle una delle tragiche rappresaglie di quelle settimane. Persone scelte a caso vengono ammassate sul lungo la muretta rossa che delimita il sagrato. Non sono scelti a caso il parroco don Giuseppe Lago e il cappellano don Giuseppe Giacomelli: loro due sono trascinati fuori dalla canonica. Don Lago si propone come vittima in cambio della vita dei parrocchiani. Non lo ascoltano. Il militare delle Ss gli spara in bocca. Prima aveva esploso tre rivoltellate contro don Giacomelli. Sono in tutto 24 le persone assassinate nell’eccidio di Santa Giustina in Colle.
Anche stasera, al termine della Marcia della Pace i loro volti e loro nomi sono sulla muretta rossa, diventata un monumento ai Martiri, come dice l’intitolazione della piazza, e un megafono contro le guerre.
Come possono attecchire i “semi di speranza”?
Le guerre continuano. In molte parti del pianeta sono terribilmente simili a quello che hanno visto e continuano inutilmente a raccontare i Martiri di Santa Giustina in Colle. “Solo a Gaza in un anno sono morti tremila bambini di età tra 0 e 5 anni”, cita proprio in questa Luca Livio medico di Emergency.
Sembra impossibile che “semi di speranza”, cui è dedicata questa edizione della Marcia diocesana per la Pace, possano attecchire nel nostro tempo e nel nostro pianeta. “Agli orecchi del mondo credere nella pace pare una follia”, ammette mons. Claudio Cipolla.
Parole di vescovo (e magari di sindaco)
Però ci sono quei disegni colorati scritti dai ragazzi; ci sono le colorate bandiere della pace, portate dai giovani; c’è questa Marcia, alla quale decine e decine di giovani del Camposampierese hanno no solo gambe, ma prima impegno, immaginazione, lavoro, come ricorda suor Francesca Fiorese, responsabile della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Padova e coordinatrice della Marcia.
È con loro che sarà fruttifero spargere semi di speranza.
“Non possiamo cedere all’inganno della logica della deterrenza, non possiamo educare i nostri ragazzi alla legge della prevaricazione, della sicurezza fondata sulle armi. Non possiamo ingannarli, non possiamo farli crescere nella contrapposizione, non possiamo togliere loro il futuro”.
Parole del vescovo mons. Claudio Cipolla. Parole di una Chiesa che prova ad essere testimone.
Parole che potranno essere ripetute anche dai sindaci, nei loro atti, nelle loro scelte. Erano numerosi alla Marcia e in Piazza Martiri.
26 gennaio 2025
In copertina
Uno dei grandi disegni coloratissimi della Marcia della Pace 2025 in una foto proposta dalle Acli padovane, fra i movimenti che ci hanno aderito e partecipato.