Un bambino concepito le dà speranza; crescendo la renderà stabile.

Lo si sperimenta soprattutto nei piccoli comuni.
La vita produce vita. Lo si sperimenta certamente ed intensamente nella cura e nell’assistenza di vite deboli, in difficoltà, in bilico. Lo si misura anche nell’esperienza delle comunità civiche. In questa dimensione, che è politica, amministrativa e sociale, ad essere protagonista è soprattutto la vita attesa.
Il tempo per rimanere bambini
Il 20 gennaio scorso Papa Francesco ha incontrato un gruppo di amministratori comunali delle aree interne del nostro Paese. Nel suo dialogo ha rimotivato uno dei suoi insegnamenti fondamentali: “Tutto è connesso”, le persone, l’ambiente naturale, i compiti della politica. Per rendere possibile e produttiva questa connessione è decisivo non limitare la forza della vita.
“I piccoli Comuni (…) sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. (…) Si innesca così un giro vizioso: la mancanza di opportunità spinge spesso la parte più intraprendente della popolazione ad andarsene (…) A restare sono soprattutto gli anziani e coloro che più faticano a trovare alternative. Di conseguenza, cresce in questi territori il bisogno di Stato sociale (…) E parlando della cura, mi preoccupano le poche nascite. C’è una “cultura dello spopolamento” che viene dalle poche nascite di bambini. (…) Noi dobbiamo prendere sul serio il problema delle nascite, prenderlo sul serio perché si gioca lì il futuro della patria, si gioca lì il futuro”.
La forza della vita, fin dal momento della sua attesa, è forza della comunità: subito un bambino concepito le dà speranza; crescendo la renderà stabile.
È allora insieme suggestivo e spontaneo che la Giornata della Vita si celebri nel tempo dell’attesa, in Avvento, come fa la Chiesa cattolica in Svezia. “L’Avvento è un tempo di desiderio e attesa”, ha ricordato il cardinale di Stoccolma Anders Arborelius nella sua lettera pastorale per la domenica 17 dicembre. E proprio per dare compiutezza all’attesa il cardinale invita a lavorare “con maggiore consapevolezza affinché i bambini che crescono nella nostra società abbiano il tempo per rimanere bambini”.
Testimonianza e partecipazione democratica
In Italia la Giornata per la Vita si celebra la prima domenica di febbraio. La Chiesa italiana la propone in questa data dal 1978, perché in quell’anno stava per essere approvata la legge 194 sulla depenalizzazione dell’aborto. Fu una testimonianza di credenti, una proposta a tutta la società e, successivamente, una scelta di partecipazione democratica sul tema della vita.
Testimonianza, scelta e partecipazione restano attuali a quasi mezzo secolo di distanza; anzi si affacciano su un orizzonte ancora più vasto. Certo, “la drammatica crisi demografica attuale dovrebbe costituire uno sprone a tutelare la vita nascente”, hanno scritto vescovi italiani per la Giornata del 4 febbraio. Prima però hanno preso la parte delle vite negate (molte, troppe), “cui la nostra società preclude di fatto la possibilità di esistere o la pari dignità con quelle delle altre persone”.
“La vita del nemico – soldato, civile, donna, bambino, anziano… – è un ostacolo ai propri obiettivi (…). La vita del migrante vale poco (…). La vita dei lavoratori è spesso considerata una merce (…). La vita delle donne viene ancora considerata proprietà dei maschi (…). La vita dei malati e disabili gravi viene giudicata indegna di essere vissuta (…). La vita dei bambini, nati e non nati, viene sempre più concepita come funzionale ai desideri degli adulti (…)”.
È uno scenario in cui la vita “perde” ogni giorno. La sua sconfitta è ancora più dura perché è allargata a molta parte dell’umanità, soprattutto ora che la guerra è tornata ad essere uno strumento “accettato” di rapporti internazionali.
Può generare la pace
Eppure, “La forza della vita ci sorprende” è l’affermazione che dà il titolo al messaggio della Cei. Come è possibile?
“La vita, ogni vita, se la guardiamo con occhi limpidi e sinceri, si rivela un dono prezioso e possiede una stupefacente capacità di resilienza per fronteggiare limiti e problemi”, fanno innanzi tutto osservare i vescovi, proprio ripercorrendo le condizioni di difficoltà in cui attualmente la vita si esprime.
Far esprimere la “stupefacente capacità” di ogni vita è scelta non tanto individuale, quanto collettiva, politica quindi.
“Il rispetto della vita non va ridotto a una questione confessionale”, confermano i vescovi italiani; tuttavia, “per i credenti (…) la Giornata assume una valenza ecumenica e interreligiosa, richiamando i fedeli di ogni credo a onorare e servire Dio attraverso la custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate”.
Dalla forza della vita i credenti ricevono una spinta alla loro unità, alla condivisione di un obiettivo riconosciuto da tutti.
Unità e condivisione sono esperienze preziose, da segnalare come possibili all’umanità ancor più nel tempo presente, perché, “la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana”, ha ancora detto Papa Francesco agli ambasciatori del mondo. Mentre la morte si diffonde senza confini utilizzando la guerra, con la forza della vita è possibile generare la pace. Sarà ancora una sorpresa.
4 febbraio 2024
In copertina
La torre civica di Borca di Cadore nelle Dolomiti bellunesi. È la foto di Capodanno di Sindi Manushi, giovane sindaca di questo piccolo comune (ha circa 840 abitanti) nelle Dolomiti bellunesi. “Ogni persona che muore lascia il nostro piccolo paese più povero. In questi mesi ho capito quanto peso e valore abbia un singolo cittadino, quanto la vita di ognuno di noi influisca sulla vita pubblica”, ha scritto il 13 gennaio scorso Sindi Manushi.