I giovani della Gmg non “fanno” notizia; “sono” la notizia

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Vita e informazione coincidono: per concomitanza cronologica e perché “comunicarsi” è un gesto di vita.

Lo spazio sui media italiani non è tema per i protagonisti della Giornata Mondiale della Gioventù.

La mattina di domenica 6 agosto, ultimo giorno della Giornata Mondiale della Gioventù, Andrea Canton, inviato a Lisbona del settimanale diocesano di Padova La Difesa del Popolo, guarda in Italia.

“La lettura della rassegna della carta stampata e dei giornali on line (salvo le ovvie eccezioni della stampa cattolica) ci lascia un po’ attoniti. Un milione e mezzo di giovani da tutto il mondo non trovano spazio, se non in qualche trafiletto. 65 mila italiani – stima ampiamente conservativa – sono scavalcati sulle principali testate on line da scoop da Pulitzer come l’equitazione con il cavallo finto in Finlandia, il bambino che ha sparato al lupo in Ungheria, i mancati auguri di Buckingham Palace per il compleanno di Meghan Markle”.

Non è l’unico a valutare (negativamente) la “copertura” informativa riservata in Italia all’evento mondiale che si svolge in Portogallo. “Come nota nel pieno della notte Francesco Ognibene di Avvenire su Facebook le GMG per i media fanno notizia meno del Pride di Poggibonsi (con tutto il rispetto per Poggibonsi)”, riferisce nello stesso articolo Andrea Canton.

I giovani ricambiano i giornalisti

Quella che descrivono Canton e Ognibene (non solo loro) è una la realtà. I quotidiani e i media italiani finora hanno raccontato poco o nulla del milione e mezzo di giovani accorsi da ogni parte del mondo (secondo gli organizzatori mancherebbero all’appello solo i giovani delle Maldive) per ritrovarsi alla Giornata Mondiale della Gioventù. Quello che raccontano è prevalentemente il Papa; anche le dirette televisive sono per Papa Francesco.

Si è finora registrata non solo una sproporzione tra la dimensione dell’evento di Lisbona e la copertura informativa, ma anche una distorsione dei contenuti e quindi della “notizia”: i giovani, che alla GMG sono i protagonisti, nell’informazione diventano il contorno. Eppure la “notizia” (nel significato di avvenimento inconsueto) sono loro, non fosse altro perché circa i due terzi dei giovani presenti a Lisbona provengono dall’anziano continente, come l’ha chiamato Papa Francesco, cioè dalla pare del pianeta dove il declino dei riferimenti religiosi è statisticamente più evidente.

I giovani ricambiano i giornalisti: utilizzano niente o poco carta stampata e tv, poco o niente si preoccupano di “apparire” su di esse. “Fare notizia” sui media tradizionali è fuori dai loro interessi.

La rivoluzione informativa dei personal media

Nell’edizione internet di La Difesa del Popolo si può leggere questo commento di Federico Donola, un animatore della diocesi di Padova.

La Gmg è stata negli occhi di tutti noi giovani: quasi ognuno di noi ha avuto da uno-due a decine di amici a Lisbona che hanno documentato sui social con foto e riferimenti dei passaggi più significativi dei discorsi del Papa o delle catechesi.

Io condivido che c’è una difficoltà del giornalismo che sulla Chiesa cattolica finisce per essere assolutamente papacentrico.

È un peccato non interrogare i giovani chiedendo loro quali stimoli si generino e quali azioni si concretizzino dalle riflessioni che la Chiesa ha dato in questi anni soprattutto con le Encicliche di Papa Francesco che son state un riferimento per l’ambito di educazione cattolico.

Nella constatazione che la Giornata Mondiale della Gioventù è stata negli occhi di tutti noi c’è l’evoluzione tecnologica della comunicazione; c’è, soprattutto, la rivoluzione informativa dei personal media: i giovani della Gmg non “fanno” notizia; “sono” la notizia. Vita e informazione coincidono: non solo per una concomitanza cronologica, soprattutto perché “comunicarsi” è un gesto di vita.

“Comunicarsi”: ha (aveva) altro significato per altre generazioni. “Comunicarsi almeno a Pasqua”, insegna (insegnava) il terzo dei Cinque precetti della Chiesa. La variazione semantica è un aiuto a leggere i tempi oltre ai media. Con la consapevolezza che anche “leggere” definisce molte più attività di un tempo.

I giovani con i “santini” ci parlano

Alla Gmg di Lisbona c’è anche lo stand di “Twittando con DIO” (#TwGOD in inglese).  Il progetto, la cui struttura e natura è già nel nome, è stato ideato ed è diretto da don Michel Remery, prete cinquantenne della diocesi di Rotterdam nei Paesi Bassi, per dialogare con i giovani sulle loro domande riguardo alla fede cattolica.

Proprio da Lisbona don Remery fa sapere: “Abbiamo preparato anche delle figurine di santi senza il loro nome, inquadrando il qr-code i loro volti si animano e cominciano a raccontare la propria vita. È importante comprendere la forza evangelizzatrice che può avere l’online perché è il mezzo che i giovani sentono più vicino”.

Quelli delle altre età ormai conservano i santini non per devozione ma al massimo come ricordino personale (“è la mia Prima Comunione”) o familiare (“era nel portafoglio di papà”). I giovani con i santini ci parlano.

Ancora una volta comunicano con i loro strumenti. Ancora una volta scelgono di comunicare in prima persona: non individualmente, ma personalmente. Altrimenti non sarebbero così numerosi, insieme, in gruppi alla Giornata Mondiale della Gioventù.

La copertura riservata dall’informazione professionale italiana, almeno sotto l’aspetto della quantità, è un tema adatto ai boomer, adatto alla generazione che costituisce le redazioni e anche… i consigli pastorali.

Porteranno a casa la realtà con le loro gambe

A proposito di questi ultimi, il quotidiano cattolico francese La Croix all’inizio della settimana ha introdotto la JMJ (l’acronimo in francese) con un editoriale della caporedattrice Isabelle de Gaulmyn da titolo “Oltre i numeri”. Era certa che anche in Francia (come in Italia) molti si sarebbero chiesti, con malcelata angoscia: Quanti? E se poi – come è successo – i giovani fossero stati alti, molti sarebbero caduti in quella che la giornalista definisce la “trappola del numero”, cioè di leggervi l’alternativa ad “una società europea ampiamente scristianizzata”, con i cattolici “arci-minoranza”.

Smettiamola – scrive Isabelle de Gaulmyn – di vedere nella Giornata Mondiale della Gioventù il termometro della salute del cattolicesimo. “I giovani non lo sono”. Accontentiamoci che siano a Lisbona per “vivere un’esperienza umana e, forse, spirituale. È la loro esperienza. E riguarda loro”.

È la scelta che propone anche l’inviato del settimanale diocesano di Padova Andrea Canton. Dopo aver guardato in Italia, torna a guardare il parco del Tejo a Lisbona e così conclude il suo articolo su La Difesa del Popolo di oggi: “È tempo di concentrarci sulla realtà. Delle narrazioni ci occuperemo più tardi. Non tanto noi giornalisti, quanto gli stessi ragazzi, che porteranno a casa la realtà con le loro gambe”.

6 agosto 2023

Immagine di copertina

I giovani di Azione Cattolica Cadoneghe presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. La foto è del 4 agosto, giorno in cui hanno partecipato alla Via Crucis alla presenza di Papa Francesco in  Azione Cattolica Cadoneghe.