Non si fa l’interesse nazionale con l’allarmismo sulle migrazioni.
L’istruttivo precedente della Costituzione europea mai nata per timore dello straniero.
È una. realtà insieme planetaria e umana quella che i numeri e le geografie delle migrazioni descrivono. Una realtà assai più generale di quella che si ostina a mostrare la Destra italiana, anche ora che è al governo.
A Marsiglia Papa Francesco ne ha fatto una sintesi nella sessione conclusiva delle Rencontres méditerranéennes., che si sono tenute nella seconda metà di settembre (e di cui abbiamo già riferito).
“Due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: invasione ed emergenza. E si chiudono i porti. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita. Quanto all’emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà”.
Depotenziare le tensioni sociali
Accettando la realtà delle persone in movimento sul pianeta (il loro numero e la loro umanità), sarà possibile conciliare gli interessi nazionali con il permanere dei flussi migratori.
In Italia l’interesse nazionale, in questo momento, non è fermare in Africa i migranti, ma depotenziare tensioni sociali e politiche sul tema dell’immigrazione, che nel medio periodo potrebbero comportare una revisione dei diritti costituzionali al nostro interno e un crescente isolamento dalla comunità internazionale.
Convenendo insieme che non si possono accogliere tutti indiscriminatamente, ma anche che è illusorio (come stiamo già sperimentando) chiudere ermeticamente le frontiere, si può superare l’approccio emergenziale e securitario per concordare che “si tratta di gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale. Le guerre, il degrado ambientale, l’insicurezza, la miseria, il fallimento di non pochi Stati sono all’origine dei flussi di rifugiati e migranti. Si tratta di esseri umani prima di tutto”.
Nell’Introduzione del cardinale Matteo Zuppi alla sessione autunnale del Consiglio permanente dei vescovi italiani lunedì 25 settembre a Roma, il capitolo “Migranti e rifugiati” è necessariamente il primo della parte riguardante la società italiana: da questo capitolo abbiamo tratto le citazioni.
L’errore della politicizzazione
L’arcivescovo di Bologna e presidente dei vescovi italiani vi coglie il punto essenziale delle difficoltà politiche e sociali che il tema dell’immigrazione crea in Italia.
“L’errore – non da oggi – è stato politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure. La questione migratoria dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche. Si tratta del futuro dell’Italia, in crisi demografica; si tratta di coinvolgere la popolazione in un fenomeno che crea scenari nuovi e non semplici. In questo è davvero necessaria una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è. Richiede coraggio politico e responsabilità sociale”.
Nella campagna elettorale per le Europee
Tra il 6 e il 9 giugno del prossimo anno noi europei saremo chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento dell’Unione. In Italia si voterà il 9 giugno. Nella campagna elettorale già iniziata il governo italiano, molti altri governi in Europa, la stessa presidente della Commissione europea stanno utilizzando le immigrazioni come l’imbuto attraverso il quale far trangugiare ai rispetti elettorati tutte le altre difficoltà e molte inadempienze. Esattamente il contrario del suggerimento del cardinale Matteo Zuppi.
È una scelta politica molto rischiosa per la stessa Unione Europea. Già una volta, poco meno di vent’anni fa, il tema dell’immigrazione ha fortemente bloccato lo sviluppo giuridico e politico dell’Unione. Molte delle difficoltà attuali di governo dell’Unione derivano, infatti, dalla mancata entrata in vigore della Costituzione europea elaborata nei primi anni Duemila.
L’idraulico polacco
Il 29 ottobre 2004, nella sala degli Orazi e dei Curiazi in Campidoglio, a Roma, venticinque capi di Stato e di Governo e altrettanti ministri degli Esteri l’avevano formalmente sottoscritta. Restavano le approvazioni nazionali. Non entrò mai in vigore: i francesi e gli olandesi in due referendum tra maggio e giugno 2005 votarono contro.
“L’idraulico polacco” – l’immigrato comunitario, il simbolo di manodopera a basso costo – fu in Francia e in Olanda lo slogan vincente della campagna a favore del “no” alla Costituzione Europea. Francesi e olandesi votarono contro l’idraulico polacco.
L’idraulico polacco (e poi quello moldavo e poi quello turco) non perse però il lavoro. Francesi, olandesi e noi europei con loro perdemmo, invece, una parte del nostro futuro e non l’abbiamo più ritrovata.
Allora come ora il fattore principale del problema furono infatti gli elettori e non i migranti.
29 ottobre 2023
In copertina
La foto di gruppo dei firmatari del progetto di trattato che adotta una Costituzione per l’Europa; Roma, ottobre 2004. La Costituzione europea non è mai entrata in vigore per il voto negativo nei referendum in Francia e Paesi Bassi. (© European Union, 2023)