CARTOLINA / Venerdì 7 luglio 2023

La strana guerra procede a singhiozzo, traccheggia non sapendo più che strada imboccare.
Ci sono fatti che “rendono sempre più strana questa guerra”, come fin dal titolo avverte oggi Avvenire. L’editorialista ed inviato Giorgio Ferrari cita come esempio
Zaporizhzhya, epicentro dell’allarme bipartisan sulla sorte di una centrale nucleare attorno alla quale piovono bombe (una sessantina e più nelle ultime 36 ore) e rimbalzano accuse incrociate. (…), dall’attacco “false flag” (un sabotaggio ucraino fraudolentemente attribuito ai russi) alla devastante replica di una seconda Chernobyl.
Così la strana guerra balbetta, procede a singhiozzo, annuncia o denuncia – a seconda degli schieramenti – modeste avanzate, micragnosi arretramenti, un repertorio semantico caro a tutte le guerre del secolo scorso.
Una guerra che fin dalle prime battute ha perduto il suo scopo primario e che ora traccheggia non sapendo più che strada imboccare.
Nel cuore nessuna croce manca
Ucraina, come il Friuli, come il Veneto nella Grande Guerra.
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuor
il paese più straziato
Giuseppe Ungaretti, “San Martino del Carso”, 27 agosto 1916.
Resta sbarrata la strada più ovvia
Rileggo questa poesia con tutti i morti e tutti i profughi della guerra in Ucraina, dove il Novecento non è ancora finito. E i motivi sono sempre gli stessi.
Ecco come Giorgio Ferrari conclude la sua analisi.
Rimarrebbe la tregua, l’armistizio, il negoziato, se non la pace. La strada più ovvia e sensata per tutti. Una strada ancora sbarrata da innumerevoli ostacoli. Non solo russi, anche ucraini, americani. Tutti in attesa di sedersi a un tavolo con il miglior bottino possibile nelle proprie tasche.
