Il Partito Democratico organizza una conferenza sul futuro della Sanità veneta.

Il Partito Democratico del Veneto sta insistendo da oltre un mese sulla condizione in cui è già precipitata (e continua a precipitare) la Sanità in Veneto. Il tema prima che politico ed amministrativo è esistenziale: basta titolarlo “la salute dei veneti” ed è subito chiaro che tocca tutti e ciascuno quando ha bisogno di curarsi o quando il suo medico propone una verifica per realizzare la prevenzione.
Al momento della campagna per la sanità pubblica in Veneto “Prima è Salute”, il PD regionale era partito da questi dati: “Nel 2022 su 29 milioni di prescrizioni (ricette) la Regione del Veneto ha erogato solo 16 milioni di prestazioni. Aumentano quindi a 13 milioni le prestazioni mediche, cliniche e di analisi rimaste inevase. Nel 2019 furono 12 milioni. Quasi un cittadino veneto su due è costretto a rinunciare alle cure o a rivolgersi al settore privato pagando di tasca propria per superare i tempi infiniti delle liste d’attesa. Oltre alle tasse, nel solo 2022 i veneti hanno speso 730 euro pro capite per garantirsi l’accesso alla diagnostica e alle cure. Il Veneto è la terza regione italiana, dopo Lombardia e Lazio, per la spesa sanitaria nel privato”.
Ora il Partito Democratico veneto fa un passo ulteriore. Si impegna a ricercare quale può essere il futuro dei veneti in fatto di salute. E non lo ricerca da solo.
“Prima è salute. Conferenza sul futuro della Sanità veneta” è il titolo dell’appuntamento organizzato venerdì 5 maggio alle ore 17.30 all’Hotel Crowne Plaza (Padova, via Po 119).
La conferenza è organizzata in due sessioni.
La prima fa il punto sulle difficoltà dei veneti con la loro salute, causate dall’organizzazione della Regione. Sono temi proposti anche dalla petizione che il PD veneto propone ai concittadini per la sottoscrizione e proposto venerdì con tre relazioni introduttive: liste d’attesa e professionisti sanitari (Anna Maria Bigon, consigliere regionale), Medici di famiglia (Cristiano Samueli, coordinatore gruppo Sanità e Sociale PD nord Italia), Salute mentale di adulti e minori (Andrea Angelozzi, già direttore di dipartimento Salute mentale di Ulss veneta).
La seconda sessione della conferenza si sviluppa attraverso una tavola rotonda con le forze sindacali, coordinata dal sindaco di Piove di Sacco Davide Gianella. Vi partecipano: Ivan Bernini (segretario generale FP Cgil del Veneto), Gianfranco Refosco (segretario generale della Cisl Veneto), Mario Ragno (segretario regionale della Uil-Fpl Veneto), Luca Barutta (segretario regionale veneto Anaoo Assomed) e Domenico Crisarà (vicesegretario nazionale Fimmg).
Al confronto e al dialogo del Partito Democratico con la realtà veneta portano il loro contributo a livello nazionale Marina Sereni, responsabile nazionale del PD per Diritto alla Salute e Sanità, il senatore Andrea Crisanti e la senatrice Beatrice Lorenzin.
La conferenza del 5 maggio si configura come un passaggio molto utile per arricchire la campagna di sensibilizzazione e la mobilitazione della raccolta firme con la definizione di proposte su un presente e un futuro che riguardano la salute di tutti i veneti.
“Quando una persona deve attendere anche 6, 9 o 12 mesi per fare una visita è un fallimento per la Regione ed è chiaro che di fatto le viene negato il diritto alla salute. Eccellenti sono medici e infermieri che assicurano il servizio in condizioni sempre più disagiate. Diverso è il giudizio sull’organizzazione della sanità che compete alla Regione”, aveva fatto notare il segretario regionale del Partito Democratico lanciando la campagna sulla sanità.
Oltre che collaborare a migliorare la salute, questa attenzione del PD al tema servirà infatti anche a definire le responsabilità: che attualmente non devono essere così chiare. Confartigianato del Veneto, ad esempio, questa settimana si è premurata di far sapere di un proprio sondaggio tra gli artigiani, che avrebbero dato una valutazione positiva di Luca Zaia nell’88 per cento delle risposte. Poiché è ragionevole immaginare che gli artigiani che si sono rivolti alla Sanità (anche solo per andare dal medico di famiglia) siano più di 12 su cento, si può altrettanto ragionevolmente immaginare che sia utile chiarire le responsabilità per evitare, come dice Andrea Martella “che alle nostre critiche si risponda continuando con la narrazione dell’eccellenza veneta: eccellenti sono medici e infermieri che svolgono il loro lavoro in condizioni sempre più disagiate, mentre ben diverso è il giudizio sulla organizzazione che compete alla Regione”.
DIARIO / 5 MAGGIO 2023