Può esistere una democrazia senza popolo e senza partiti?

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L’ultimo articolo di Guido Bodrato.

Ad un anno dalla morte di un maestro del cattolicesimo politico.

È passato un anno dalla morte di Guido Bodrato (Chieri, 8 giugno 2023). L’anniversario cade in una giornata elettorale e la coincidenza non favorisce, probabilmente, le celebrazioni, ma rafforza la memoria del suo insegnamento.

Bodrato, come altri statisti democratici cristiani, non è stato solo un politico: sia attraverso l’impegno nelle istituzioni sia nella riflessione politica è stato un formatore all’impegno pubblico di molti cattolici italiani.

Nella Democrazia cristiana e al governo

Nato a Monteu Roero (Cuneo) il 27 marzo 1933, storico esponente della Sinistra della Democrazia cristiana, collaboratore di Benigno Zaccagnini e animatore, con Mino Martinazzoli e altri, dell’Area Zac. Eletto alla Camera nel 1968, anno difficile per la DC, ne fa parte per sette legislature ricoprendo importanti cariche di governo. È ministro della Pubblica istruzione (1980-82), del Bilancio e Programmazione economica (1982-83), dell’Industria e commercio (1991-92). È vicesegretario nazionale della Democrazia cristiana, prima con la segreteria De Mita e poi con la segreteria Forlani.

Conclusa la storia della Dc, Guido Bodrato è tra le guide dei Popolari ed è direttore de Il popolo (1995-99).

Un riferimento mai nostalgico

Soprattutto continua anche negli anni successivi, fino all’8 giugno dello scorso anno, un punto di riferimento del cattolicesimo politico italiano. Mai nostalgico, però. “Ogni progetto politico – ha ripetuto spesso – ha un senso e una funzione specifica solo se si colloca concretamente nella società in cui si vive. Altrimenti è solo nostalgia e testimonianza”.

“Ha dedicato la vita alla politica e alla difesa della partecipazione democratica espressa dal Parlamento e dalla Costituzione e ha continuato a scrivere e lavorare con passione fino a pochi giorni fa, lasciando pagine, interviste e progetti”, hanno scritto i suoi familiari un anno fa annunciandone la morte. E ne hanno fatto memoria pubblicando un articolo che Guido Bodrato aveva scritto solo qualche giorno prima, il 2 Giugno, Festa della Repubblica.

Un anno dopo, in un giorno di elezioni, quell’articolo è freschissimo e lo pubblichiamo qui.

8 giugno 2024

Guido Bodrato

Può esistere una democrazia senza popolo e senza partiti?

Può esistere una democrazia senza popolo e senza partiti? Con il tramonto delle ideologie rischiano di tramontare le idee su cui sono fondate le diverse forze politiche, ed anche i valori sanciti dalla Costituzione repubblicana.

In questo contesto la tendenza a ridurre la democrazia alla ricerca di un “capo” cui affidare tutto il potere ha infine riguardato il ruolo del Parlamento e la sua centralità; così la democrazia decidente è diventata il terreno su cui è cresciuta l’antipolitica.

Su questo terreno affondano anche le radici di movimenti populisti che finiranno per minacciare la stessa democrazia rappresentativa, alimentando una pericolosa deriva autoritaria.

Il tormento della “generazione del Concilio”

In questo inquietante orizzonte si colloca il disorientamento degli elettori cattolici che hanno vissuto la secolarizzazione della società civile, il declino della centralità democristiana (referendum del 1974) e vedono messo in discussione il difficile approdo dei “popolari” ad un assetto culturale che – con la nascita dell’Ulivo – doveva rappresentare l’avvio di un ciclo storico riformista in cui fosse possibile “essere in politica da cristiani”, camminando insieme a chi viene da un’altra storia, ma cammina nella stessa direzione.

Questo è il tormento della “generazione del Concilio”, dei cattolici che credono nell’autonomia e nella laicità della politica, che non pensano sia possibile la rinascita dell’unità politica dei cattolici. Donne e uomini che, anche se hanno nostalgia del “partito di centro che guarda a sinistra”, non sanno come votare, poiché in questa stagione politica non c’è spazio per un confronto vero, non condizionato da un disegno di potere personale.

La politica sembra ormai senz’anima e non c’è movimento o partito in cui riconoscersi. Questo, tuttavia, non significa assenza del mondo cattolico dalla vita e dai problemi del nostro tempo: basta pensare alla presenza del volontariato, che esprime la tradizionale preferenza del mondo cattolico per l’azione sociale rispetto all’azione politica. Un disorientamento che, come indica il Cardinal Bassetti, sollecita “una nuova rappresentanza politica dei cattolici”, ricordando che “la politica è la più alta delle carità”.

La classe operaia spinta ai margini

Il tormento dei cattolici che vorrebbero lavorare per il rinnovamento della politica è condiviso anche da molti elettori della sinistra storica, alla ricerca di una nuova rappresentanza politica, di fronte a una globalizzazione dell’economia che ha favorito l’egemonia del pensiero liberista, intrecciandosi con una rivoluzione tecnologica che ha prodotto la rottamazione del modello fordista e spinto la classe operaia ed i partiti che la rappresentavano ai margini della lotta politica.

Anche la sinistra storica, socialista e comunista, è andata in mille pezzi, mentre alcuni avvenimenti, imprevisti ma prevedibili (penso alle migrazioni bibliche dal Sud al Nord del mondo, dalla fame e dalle guerre verso i paesi del benessere) fanno rientrare in scena, sull’onda della crisi economica e di una disoccupazione sempre più diffusa, delle tensioni sociali e delle crescenti diseguaglianze, della paura del terrorismi islamico e del riemergere – in molti paesi europei – delle ombre di un passato che non passa.

Ascoltando Lazzati e Sturzo

Se dobbiamo ancora fare i conti con la storia, se la democrazia deve ancora misurarsi con regressioni nazionalpopuliste ed antieuropee, quale contributo possono dare i cattolici al rinnovamento della politica? Questa questione, che riguarda la “qualità della democrazia”, esprime il bisogno di ripartire dalla cultura e di riflettere sulle contraddizioni del “tempo che ci è dato da vivere”; richiede, cioè, un impegno di lungo periodo, che potrebbe apparire, ma non è, un modo per sottrarsi all’emergenza democratica del nostro tempo.

Se è necessaria una indicazione di marcia, ricordo l’insegnamento di Lazzati: vi è “una città dell’uomo a misura d’uomo” che è responsabilità dei credenti concorrere a costruire ed a difendere con coraggio, ritornando all’appello sturziano ai “liberi e forti”, con un supplemento di disponibilità al confronto con quanti camminano nella stessa direzione, al servizio del bene comune.

2 giugno 2023

In copertina

Guido Bodrato in una foto “d’epoca”.

Testo

Il titolo dell’articolo di Guido Bodrato è quello originale; la sottotitolazione è della redazione di Euganeo.it.