Nel dialogo con Fabio Fazio cita Paolo VI e Aparecida.
La strada della Chiesa verso il futuro è iniziata con il Concilio.
All’inizio era il popolo. “Io vi prenderò come mio popolo e diventerò il vostro Dio” (Es 6,7). Il libro dell’Esodo, spiega Papa Francesco, “racconta proprio come il Signore si sia scelto ed educato un popolo al quale unirsi, per farne lo strumento della sua presenza nel mondo”.
È questo popolo che in quanto tale ora continua ad annunciare il Vangelo. “Non dimenticatelo, (…) questo popolo di Dio che è infallibile in credendo, come ci dice il Concilio, è quello che ci dà l’appartenenza”, è stato l’augurio del Santo Padre all’Assemblea ecclesiale dell’America Latina e Caribe, che si è svolta nell’ultima settimana dello scorso novembre in Messico.
Storia biblica e dottrina conciliare si sono fuse in una delle prime immagini del pontificato di Francesco: il Papa a capo chino in attesa della benedizione che il popolo in piazza San Pietro sta chiedendo al Signore per lui. “E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. (…) E adesso (…) vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
Il popolo di là e di qua dell’Atlantico
Quella sera del 13 marzo 2013 era piaciuto quel Papa che si faceva benedire dal popolo. Per i romani era una novità. Non lo era per il cardinale Bergoglio e la Chiesa argentina.
Neppure per tutta la Chiesa avrebbe dovuto essere una novità. Il “popolo di Dio” è centrale nella ecclesiologia del Concilio Vaticano II. Al “santo popolo fedele di Dio” è dedicato il secondo capitolo della Lumen gentium, la costituzione dogmatica sulla Chiesa: prima di vocazioni o ruoli particolari sono gli elementi comuni tra i credenti a fare Chiesa. È il 1964.
Una decina di anni dopo, Papa Paolo VI riconferma la funzione evangelizzatrice del popolo di Dio nell’esortazione apostolica post-sinodale Evangelii nuntiandi (1975), elaborata dopo il Sinodo del 1974 sul tema dell’evangelizzazione. Quella esortazione era anche un invito alla recezione – ancora lenta e problematica – dell’ecclesiologia del “popolo di Dio” in Occidente. Qui – rispetto all’Ameria Latina – era evidente difficoltà di cogliere il significato positivo del termine “popolo” in un contesto sociale e culturale che tende a proporlo in una dimensione politica.
Rispondendo ad una domanda di Fabio Fazio nella storica intervista televisiva di domenica 6 febbraio, Papa Francesco ribadisce che quelli sono i suoi riferimenti: “Io immagino la Chiesa del futuro come l’ha immaginata san Paolo VI dopo il Concilio, con l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi. Poi io ne ho fatta un’altra, che si chiama Evangelii gaudium, ma non è tanto originale, è un plagio di Evangelii nuntiandi e di Aparecida. Io ho solo cercato di indicare la strada della Chiesa verso il futuro: una Chiesa in pellegrinaggio”.
Aparecida: ora toccherà sapere cos’è
Papa Francesco definisce “plagio” il documento programmatico del suo pontificato, l’esortazione Evangelii gaudium per sottolineare la piena aderenza della sua predicazione alla dottrina e alla riflessione della Chiesa. Al Concilio e a san Paolo VI (nomi presumibilmente noti alla maggioranza di chi lo ascoltava) aggiunge nell’intervista “Aparecida”, nome talmente ignoto ai più in Italia che qualche trascrizione giornalistica immediata dell’intervista addirittura lo omette.
Come le persone riunite in piazza San Pietro quel mercoledì 13 marzo 2013 anche le persone riunite davanti a Che tempo che fa domenica 6 febbraio 2022 non erano tenute a conoscere il Documento finale della quinta Assemblea generale delle Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi nel 2007 ad Aparecida, in Brasile. Allora Jorge Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires ed era stato coordinatore della redazione del testo finale.
In quel documento è descritto il vescovo che si fa benedire dal suo popolo.
Ora che quasi sette milioni di italiani hanno sentito il Papa “autoaccusarsi” di plagio di quel testo, bisognerà pure che esso sia illustrato anche da questa parte dell’Atlantico in modo che tutto il popolo di Dio viva nella sintesi conciliare che Papa Francesco propone nel plagio Paolo VI-Aparecida e che egli stesso già impersona.
13 febbraio 2022