Non c’è solo il biologico per un sistema alimentare sostenibile

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La Commissione europea ha emesso un elenco di buone pratiche agricole.
Quando la nuova Politica agricola comune sarà operante, gli stati dovranno recepirle nei piani nazionali.

PAC, Green Deal, From Farm to Fork Strategy: sull’agricoltura si è abbattuta una quantità di sigle, corrispondenti a programmi e regole europee, che continuano ad essere agitati e descritti ma tardano ad essere applicati. L’ultima produzione della Commissione europea è un “Elenco di potenziali pratiche agricole che i regimi ecologici potrebbero sostenere”. A chi è rivolto questo elenco? I destinatari finali sono gli agricoltori, ma il messaggio è agli stati che devono adottare i Piani nazionali della Pac, Politica agricola comune, peraltro ancora in fase di definizione tra i legislatori (Parlamento europeo e Consiglio europeo), con la Commissione nel ruolo di negoziatore.

La PAC ha un ruolo nel Green Deal, il programma che mira a rendere sostenibile l’economia dell’Unione. E nel Green Deal ha un ruolo importante la strategia Dal produttore al consumatore. Il nostro cibo, la nostra salute, il nostro pianeta, il nostro futuro (Farm to Fork Strategy). Il tutto per approdare a un sistema alimentare sostenibile e a garantire sostegno agli agricoltori europei.

Progressivo abbandono della chimica
Ecco quali sono le pratiche agricole consigliate: l’agricoltura biologica, come definita nel Regolamento 2018/848; la gestione integrata dei parassiti, come definita nella Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi; fasce di rispetto senza pesticidi, controllo meccanico delle infestanti, uso di varietà resistenti; terreni lasciati a riposo.
Si aggiungono: l’agroecologia (esempi: rotazione delle colture con leguminose, colture miste, colture da sovescio tra filari di alberi, lasciare la vegetazione sul suolo d’inverno, colture erbacee per allevamenti, piante resistenti ai cambiamenti climatici, coltivazioni di varie specie di erbe), l’agroforestazione (coltivazione nei boschi e cura delle piante), l’agricoltura di precisione (uso di moderna strumentazione per orientare gli interventi) e altri metodi per preservare la fertilità del suolo, prevenire l’inquinamento, controllare l’uso dell’acqua.

L’agricoltura integrata rispetta un regime ecologico
Le pratiche qui elencate successive al biologico sono le stesse che molti soggetti, pubblici e privati (scienziati e agronomi) hanno suggerito alla Commissione agricoltura del Senato nelle audizioni in vista della discussione del disegno di legge sull’agricoltura biologica.
Valga per tutte quanto ha scritto il CNR: “L’alternativa al biologico esiste da tempo e si chiama agricoltura integrata in quanto integra le innovazioni più promettenti nei settori della protezione delle coltivazioni, della genetica e delle tecniche colturali allo scopo di tutelare la quantità e la qualità delle produzioni agrarie garantendo al contempo salubrità e prezzi contenuti per il consumatore. L’agricoltura non può essere maneggiata in maniera ideologica: i parassiti presenti in pianura non sono gli stessi presenti in collina, la fertilità dei suoli varia ad ogni cambio di terreno e imporre regole ferree e disciplinari come quello del biologico risulta penalizzante per le varie condizioni dove gli imprenditori agricoli si trovano ad operare“.

La prima scadenza è il 2030
Queste pratiche dovranno contribuire a raggiungere gli obiettivi del Green Deal, che sono i seguenti: ridurre, entro il 2050, del 50 per cento l’uso complessivo di pesticidi chimici, e ridurre del 50 per cento entro il 2030 l’uso di quelli più pericolosi; aumentare del 25 per cento entro il 2030 la superficie destinata ad agricoltura biologica, e un significativo incremento dell’acquacoltura ecologica; ridurre del 50 per cento entro il 2030 le vendite di antibiotici; ridurre del 20 per cento entro il 2030 la vendita di fertilizzanti attraverso il mantenimento della fertilità del suolo; riportare entro il 2030 almeno il 10 per cento del territorio all’agricoltura.

25 gennaio 2021