Mercato del lavoro: alla politica la prima e l’ultima parola

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CARTOLINA / Domenica 30 luglio 2023  

La contrattazione può usare tutte le altre parole, ma non ha l’esclusiva totale.

“Il salario minimo serve nel nostro paese. Facciamolo con i contratti come ci indica l’Unione Europea”. All’inizio del mese Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha ribadito la posizione negativa del suo sindacato sulla proposta di fissare per legge un valore sotto il quale il salario diventa ingiusto.

“Meglio lasciar fare alla contrattazione” è l’obiezione “sì, però…” più utilizzata per chi non condivide l’introduzione in Italia del salario minimo legale. Confindustria, ad esempio, dice: “Sì, però noi diamo già stipendi più alti”.

Fissare per legge un valore sotto il quale il salario diventa ingiusto

Senza citarli, l’editoriale di Avvenire di domenica 30 luglio, smonta l’alibi della contrattazione collettiva, evidenziando il ruolo specifico della politica sulla materia.

Oggi il patto sociale è in crisi per salari troppo bassi e per compensi troppi alti – che sono, tra l’altro, profondamente intrecciati. Se il mercato è inadeguato per definire i salari minimi, lo è anche per stabilire i salari massimi. In entrambi i casi c’è di mezzo il potere di cui il mercato è dapprima la foto perfetta e poi amplificatore.

Dover dire la prima e l’ultima parola del “mercato del lavoro” è il buon mestiere della politica del XXI secolo. Al mercato restano tutte le altre parole, ma solo quelle tra la prima e l’ultima. Sono sempre molte, ma comunque non sono tutte, perché se il mercato occupa l’intero abbecedario della vita civile dimentica la lingua madre della democrazia.

Il primo indicatore dei rapporti di potere

L’editoriale è dell’economista Luigino Bruni, direttore scientifico di  “The Economy of Francesco”, la comunità di giovani economisti, imprenditori e protagonisti del cambiamento promossa da Papa Francesco nel nome di San Francesco d’Assisi.

L’editoriale di Luigino Bruni è tutto da leggere, a partire da questa constatazione:

Il mercato da solo non basta, non è mai bastato per garantire la giustizia del salario e dell’economia. Perché il salario è il primo indicatore dei rapporti di potere in una data economia e società.

Io ho citato solo la conclusione.

Qui Avvenire mette a disposizione il testo: Editoriale. Salari minimi e salari massimi. Paga “giusta” e patto sociale