Massimo Buggin: il barbiere che faceva comunità

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La chiesa di Reschigliano si è riempita per il suo funerale. 

Profondo cordoglio, ma anche ricordi che fanno continuare la vita in famiglia e in paese. 

    La chiesa di Reschigliano si è riempita oggi pomeriggio: si è riempita della sofferenza di Monica la moglie di Massimo Buggin, di cui si è celebrato il funerale, e della sofferenza di Giulia e Gloria, le due figlie di Massimo. Alla giornalista del Gazzettino, Gloria ha ricordato: “Papà ha amato molto mamma Monica, insieme coltivavano la passione per il ballo. E ha amato immensamente me e mia sorella maggiore Giulia. Lui è stato il nostro punto di riferimento per molti anni, insegnandoci l’importanza di essere donne indipendenti, libere nel pensiero e critiche negli occhi”.
Sette anni fa il riferimento per Massimo sono diventate loro tre: quando aveva appena 56 anni l’Alzheimer l’ha colpito con durezza. “L’indipendenza, la libertà e lo spirito critico, che sempre gli erano appartenuti e che tanto ci aveva insegnato, sono andati via via perdendosi. La malattia gli ha tolto la passione per la lettura, il ciclismo, la libertà di parola e di espressione, fino alla perdita totale di autonomia. Quello che però non gli ha mai tolto è il senso di gratitudine verso la vita e le persone che si sono prese cura di lui. Papà non ha mai dimenticato come si pronunciava la parola: grazie”. Lo racconta Gloria, ed è come dicesse che neppure la morte le dividerà da Massimo.
Monica è mia cugina; a lei e a Giulia e Gloria ci siamo già stretti ieri al Rosario, anch’esso frequentatissimo dalle persone di Reschigliano, dove Massimo Buggin non era solo lo storico barbiere ma era anche “attivo nel sociale e anche nella vita del paese. Ogni anno si metteva a disposizione per servire ai tavoli della sagra che Reschigliano che, ironia della sorte, inizierà proprio il giorno del suo funerale”, ricorda Il Gazzettino.
A riempire la chiesa è dunque un paese, che attorno alla bara di Massimo porta non solo affetto e cordoglio, ma anche parte della propria vita.
Lo ha bene descritto la giornalista Lorena Levorato sul Gazzettino di ieri. Utilizzo quindi le sue parole, con gratitudine.
Aveva imparato a tagliare barbe e capelli fin da bambino. Iniziò a imparare il mestiere quando aveva appena 8 anni, osservando le tecniche del papà Lino. Massimo ha svolto il suo lavoro per tutta la vita e negli anni ha tagliato i capelli e fatto la barba a tante generazioni: è stato il barbiere di fiducia di molti clienti. Alcuni li ha accompagnati per anni nelle varie tappe della vita: dalla comunione al matrimonio. Quello di Massimo, e prima ancora del papà Lino, è stato il primo negozio del paese. Padre e figlio hanno lavorato fianco a fianco per più di 45 anni.
Poi Lorena Levorato dà la parola Gloria, che porta avanti il negozio di famiglia.
“All’inizio la bottega del barbiere era davanti alla chiesa di Reschigliano, poi, quando papà si è sposato con mamma Monica e ha messo su casa, si sono spostati nella nuova sede. Papà lavorava a regola d’arte perché nelle mani aveva un dono: quando impugnava le forbici, le lame suonavano. Era rimasto uno dei rari barbieri ad eseguire la rasatura della barba con il tradizionale rasoio, quando ancora la moda dei barber shop non era iniziata. Ha vissuto una vita onesta e umile, senza superflue velleità, nei valori trasmessigli dai genitori Lino e Ines. Ha sempre creduto nella generosità e nella condivisione: le porte di casa nostra erano aperte a tutti e molti sono stati gli amici che ha coltivato”.