L’inverno sta diventando l’unica stagione demografica

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Sotto la calotta glaciale della denatalità si dissecano le radici della generatività.

Poco si è badato che stavamo… invecchiando anche fin da piccoli: mentre crescevano i vecchi, infatti, diminuivano i bambini.   

I bambini sono la grande questione nazionale italiana. Così la vede Papa Francesco ed è così grande che il Santo Padre si è sentito di richiamarla anche davanti ai rappresentanti del mondo intero.
La denatalità è certamente una questione globale: “Purtroppo, appare emergere sempre più una “paura” della vita, che si traduce in molti luoghi nel timore dell’avvenire e nella difficoltà a formare una famiglia e mettere al mondo dei figli” ha detto Papa Francesco ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nel tradizionale incontro di inizio anno lunedì 9 gennaio. E già il fatto che il tema dei figli sia inserito in un appuntamento che inevitabilmente quest’anno è stato dedicato alla constatazione che “oggi è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti”, conferma il ruolo che la natalità riveste per il futuro dell’umanità.
Ma sono gli italiani quelli più a rischio: “In alcuni contesti, penso ad esempio all’Italia, è in atto un pericoloso calo della natalità, un vero e proprio inverno demografico, che mette in pericolo il futuro stesso della società”.

L’inverno domestico ha irrigidito la comunità. Non è stata la prima volta che – pur parlando al mondo – Papa Francesco ha messo in guardia specificatamente gli italiani. Nella festa della Sacra Famiglia il 26 dicembre del 2021, aveva presentato a tutti fedeli la sua Lettera agli Sposi per l’Anno “Famiglia Amoris laetitia” con questa sottolineatura: “Parlando della famiglia, mi viene una preoccupazione, una preoccupazione vera, almeno qui in Italia: l’inverno demografico”.
“È un brutto inverno demografico, che va contro di noi e ci impedisce questa capacità di crescere”, aveva detto anche agli imprenditori di Confindustria in settembre in Vaticano.
L’inverno è certamente dentro le case: “Tanti hanno perso l’aspirazione di andare avanti con figli e tante coppie preferiscono rimanere senza o con un figlio soltanto”. Ma ormai il freddo sta irrigidendo la comunità; perciò: “Facciamo tutti il possibile per riprendere una coscienza, per vincere questo inverno demografico che va contro le nostre famiglie, contro la nostra patria, anche contro il nostro futuro”.
Sono ancora parole di Papa Francesco, la cui profonda e ribadita preoccupazione nasce dalla consapevolezza che in Italia l’inverno sta diventando l’unica stagione demografica.
È un inverno lungo ormai quasi mezzo secolo. Quello che la demografia definisce “livello di sostituzione”, cioè il valore di 2,1 figli per donna che garantisce il ricambio generazionale, non è più stato raggiunto in Italia dalla seconda metà degli anni Settanta. Dopo vent’anni quel livello era arrivato al minimo di 1,2 figli per donna. Da allora è comunque sempre rimasto sotto il valore di 1,5 figli per donna.
Proprio per la sua lunghezza l’inverno demografico italiano diventa ogni anno più rigido. Nel 2021 i bambini nati in Italia erano stati 399.431: mai così pochi dall’Unità d’Italia; un record, si disse e si scrisse. Ma a metà dello scorso dicembre il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha annunciato che nel 2022 c’è un nuovo minimo storico di nati: il 2 per cento in meno rispetto all’anno prima.

Procede implacabilmente per età. Persistenza e rigidità crescenti stanno rendendo irreversibile l’inverno demografico italiano. Sotto la calotta glaciale della denatalità si dissecano le radici la generatività.
Prima c’è stato l’invecchiamento della popolazione italiana. Il dato statistico non è stato mai percepito come un rischio esistenziale. Si sono sottolineati come conquiste la riduzione della mortalità e l’allungamento della vita media. Poco si è badato che stavamo… invecchiando anche fin da piccoli: mentre crescevano i vecchi, infatti, diminuivano i bambini.
Ora è iniziato il declino demografico. Salvo un breve periodo alla fine della Grande Guerra, l’Italia non aveva mai perso abitanti, neppure durante la Seconda guerra mondiale. Nel 2021 si sono contati 309.635 italiani in meno; l’anno prima erano già stato circa 350 mila in meno, anche a causa del Covid. Il conto finale lo fa ancora il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo: “Entro il 2070, che non è così lontano come potrebbe sembrare, passeremo dai circa 59 milioni di oggi a circa 48 milioni”.
A diminuire di undici milioni non saranno gli anziani. La demografia procede implacabilmente per età. Ha già ridotto la popolazione infantile, ha tagliato la popolazione giovanile: lo scorso anno scolastico è stato il primo in Veneto nel quale sono calati gli iscritti alle scuole superiori; ed ha cominciato a ridimensionare la popolazione adulta. Ora sta rapidamente diminuendo la quota di donne di età tra i 20 e i 50 anni; cioè mancano fisicamente le madri potenziali. I demografici calcolano che al 2033, fra dieci anni, l’Italia potrà contare su un milione in meno di donne in età fertile. A quel punto non basterà che le potenziali madri “superstiti” ripristinino in Italia il “livello di sostituzione” demografica. Ecco perché Papa Francesco amplifica a livello globale l’allarme che sta suonando in Italia.

15 gennaio 2023