L’Europa: un buon pane, poco cotto

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Romano Prodi: sostenere il rafforzamento sovranazionale.

Fine dell’unanimità e integrazione a livelli variabili.

“L’Europa riguarda tutti noi e tutti i programmi futuri. È la nostra sfida. Soprattutto un’Europa che sia unita, forte, grande e che torni a essere rilevante nel mondo”.

Romano Prodi, presidente della Commissione europea in un tempo di grandi avanzamenti e di grandi progetti, non si rassegna a “constatare come il grandissimo interesse mostrato dai ragazzi nei primi tempi verso l’Europa si sia via via affievolito a causa dell’irrilevanza progressiva che l’Europa ha avuto nel mondo di fronte ai giganti Stati Uniti e Cina”,

Il primo numero di Italianieuropei di quest’anno mette ora a disposizione in testo dell’intervento di Romano Prodi al Forum Europa del Partito Democratico, dedicato a “Sociale Verde Giusta. L’Europa che vogliamo”, cui è seguita l’Assemblea nazionale del PD, il 16 dicembre scorso a Roma. È un intervento molto ricco, che analizza la condizione dell’Unione Europea e il compito che i riformisti europei sono chiamati ad assumersi. La Fondazione Italianieuropei pubblica l’intervento, titolandolo con le stesse parole del Forum PD: Sociale, verde, giusta: l’Europa che vogliamo. Infatti, Prodi non si è sottratto dall’analizzare i temi all’ordine del giorno.

Ai lettori di Euganeo.it proponiamo alcune indicazioni di Prodi che riguardano più strettamente la struttura politica dell’Unione Europea, nella convinzione che questa sia la questione decisiva perché l’Europa unità abbia un futuro.

27 febbraio 2024

Romano Prodi

L’interesse nazionale in un lavoro condiviso

L’Europa è un ottimo pezzo di pane, ma è un pane ancora mezzo cotto. Il pane è buono, ma se non è ben cotto non piace. Questa è l’Europa di oggi.

Una serie di fatti ha condizionato negativamente il processo politico: la crisi finanziaria dello scorso decennio, le tensioni fra Nord e Sud, (ricordiamo la crisi greca e la dura presa di posizione della Germania), la rinazionalizzazione di molte decisioni politiche e, soprattutto, il passaggio progressivo di potere dalla Commissione al Consiglio, cioè dalla struttura sovranazionale alla rappresentanza delle nazioni.

Il progressivo indebolimento della Commissione

Soprattutto questo ultimo aspetto, insieme a quello che è uno dei drammi delle istituzioni europee, ossia il diritto di veto e l’aumento degli estremismi e dei populismi, hanno portato a un cambiamento radicale dell’Unione.

Per fortuna la Brexit sta dando frutti tali per cui possiamo essere sicuri che nessuno altro paese uscirà mai dalla UE. Abbiamo visto il comportamento di Orban: tutto contro l’Europa, ma mai fuori, con quelle meravigliose contraddizioni che il nostro governo cavalca con grande raffinatezza.

Certo gli interessi nazionali non possono essere trascurati, ma la sovranità nazionale non deve e non può trascurare l’obiettivo di arrivare a una sovranità europea sempre più condivisa. Noi non possiamo condividere l’opinione della destra italiana che l’Europa è utile solo quando produce un immediato ed esclusivo interesse nazionale.

Questo è stato il grande equivoco della politica europea della destra. Dimenticare, cioè, che l’interesse nazionale lo si difende con un lavoro collettivo. Su questo grande errore nasce il progressivo indebolimento della Commissione, organismo sovranazionale, di fronte al Consiglio che, in modo del tutto legittimo, rappresenta gli interessi nazionali.

Prima di pensare all’allargamento

Un ritorno a un rafforzamento sovranazionale è quindi necessario ed è necessario farlo in parallelo o addirittura prima dell’allargamento dell’UE, che pure è indispensabile.

Già l’allargamento da quindici a venticinque paesi era stato previsto insieme a una riforma delle istituzioni europee. Il nostro motto era che l’allargamento doveva, ripeto doveva, essere accompagnato dall’adeguamento delle istituzioni. Oggi è ancora più determinante se da venticinque si passerà a trentacinque membri. La Commissione allargata o il Consiglio a trentacinque non può assolutamente funzionare.

Due sono le direzioni in cui il riformismo deve spingere. La fine della dell’unanimità, perché con l’unanimità non si governa neanche un condominio, e un’Europa a diversi livelli di integrazione. Certo, preferirei dirvi “riformiamo i Trattati subito”, ma so benissimo che questo non è possibile; però è possibile fare questi due grandi passaggi, su cui dovremo combattere nella prossima legislatura.

16 dicembre 2023

In copertina

Infografica della Delegazione del PD al Parlamento Europeo.

Testi

Il testo completo dell’intervento di Romano Prodi pubblicato da Italianieuropei 1/2024.

L’estratto e la sua titolazione sono della redazione di Euganeo.it.

Dallo stesso testo di Romano Prodi un altro estratto in Euganeo.it: Il populismo è il rifugio di un popolo senza casa.