Il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno trovato l’accordo.
Il Digital Markets Act costringerà i grandi operatori digitali ad abbandonare posizioni dominanti.
C’è voluto più di un anno perché il Parlamento europeo e il Consiglio (cioè i rappresentanti degli Stati) trovassero un accordo sul Digital Markets Act, il documento presentato nel dicembre 2020 dalla Commissione europea, che mira a limitare i poteri delle grandi piattaforme digitali (Google, Apple, Amazon, Meta-ex Facebook, Microsoft).
Il 24 marzo, in otto ore di trilogo, cioè di una riunione tra le tre istituzioni europee, si sono accordati per trasformare in legge europea le regole a cui le grandi piattaforme (dette gatekeepers, guardiani) devono sottostare, e che rispondono a questa logica: ciò che è illegale nella vita reale lo è anche on line. Si tratta in particolare di certe pratiche per cui tali soggetti impediscono di fatto la libera concorrenza riguardo ai servizi di messaggistica e di motori di ricerca.
Quando il Digital Markets Act diventerà legge essi non potranno più riservare ai propri servizi e prodotti un trattamento favorevole in termini di classificazione rispetto a servizi o prodotti analoghi offerti da terzi sulla loro piattaforma, impedire ai consumatori di mettersi in contatto con le imprese al di fuori della piattaforma, impedire agli utenti di disinstallare software o applicazioni preinstallati. In particolare è stata imposta l’interoperabilità tra i sistemi di messaggistica (per esempio Signal e WhatsApp).
Per gli inadempienti sono previste multe fino al 10 per cento del fatturato mondiale totale. In caso di recidiva, può essere inflitta una multa fino al 20 per cento del fatturato mondiale.
Prossime tappe
Dopo che il testo giuridico sarà stato messo a punto a livello tecnico e controllato da giuristi-linguisti, dovrà essere approvato sia dal Parlamento che dal Consiglio. Una volta completato questo processo, entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE e le norme si applicheranno sei mesi dopo.
26 marzo 2022
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Per saperne di più
Il Comunicato del Parlamento europeo
La pagina sul sito della Commissione europea