L’appalto di migranti tra Meloni e Rama

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Matteo Zuppi: è una ammissione di non essere in grado di una accoglienza qui.

È davvero singolare l’appalto di migranti tra Giorgia Meloni e Edi Rama. Chiamarlo “accordo Italia-Albania” sulla gestione delle migrazioni è improprio. Da una parte e dall’altra dell’Adriatico non basta che una presidente del Consiglio e un primo ministro ci mettano una firma: serve il Parlamento, almeno per metterci i soldi.

Per intanto ci sono comunque le idee dei due Capi di governo: idee che sembrano buttate là per vedere l’effetto che fa, più che come premessa di un progetto da valutare nella sua concretezza.

Un sindaco e un cardinale

Molto opportunamente Enrico Ferro per La Repubblica e Irene Aliprandi per Corriere delle Alpi ne hanno parlato con Sindi Manushi. La giovane avvocata (ha 31 anni), dal maggio scorso è sindaco di Pieve di Cadore, nel Bellunese. È diventata cittadina nel 2015; prima era cittadina dell’Albania, dove è nata e da dove è immigrata in Italia 22 anni con i genitori.

Nell’Antologia di Euganeo.it sono cucite insieme le parole di Sindi Manushi nelle due interviste.

Riportiamo dall’Agenzia Sir anche un’osservazione del card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, fatta a margine della presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2023 della Fondazione Migrantes.

8 novembre 2023

Sindi Manushi

Un servizio al massimo ribasso?

Corriere delle Alpi – Zaia, a proposito della pista da bob di Cortina, si chiede perché dovremmo investire in Austria, io non capisco perché farlo in Albania. Lo Stato italiano prende un pezzo di sovranità di un Paese terzo e autonomo e ci va a costruire due strutture che saranno pagate e gestite con spese totalmente a carico dell’Italia. Per di più, i migranti che l’Albania non riuscirà a rimpatriare li rispedirà in Italia. Quindi più viaggi e più costi.

La Repubblica – Fare investimenti all’estero per un servizio che dovrebbe erogare in casa sua, non lo capisco davvero. Forse è un problema di soldi, di capitolati ai minimi storici. Allora siamo sicuri che spostare tutto questo comparto in Albania non sia solo un modo per erogare il servizio a un prezzo ancora più basso?

Un paese che non riesce a trattenere i propri figli

Corriere delle Alpi – I politici italiani criticano il sistema dell’accoglienza perché sostengono che sia un business a tutto vantaggio delle cooperative. Con questo accordo non diamo più i soldi alle coop italiane, preferiamo darli a quelle albanesi. Qualcuno le conosce? Sa come operano?

La Repubblica – [In Albania] Non abbiamo mai avuto un’esperienza simile. Non ci siamo mai confrontati con l’immigrazione. Nessuno ha mai avuto a che fare con migranti come quelli che il Governo italiano vuole inviare La Repubblica – Da persona di origini albanesi mi sono chiesta come fa uno Stato come l’Albania, da cui tanti ragazzi emigrano, ad accettare una proposta così. Negli ultimi 10 anni circa 700 mila persone se ne sono andate e l’emigrazione non è conclusa. Un paese che non riesce a trattenere i propri figli, come fa a prendersi l’impegno di accogliere e gestire quelli degli altri?

L’idea del mercato migliore dello Stato

Una linea difensiva che giocava al ribasso e che non poteva che comportare la perdita progressiva di alcune importanti funzioni della sanità pubblica, a partire da quella di regia pubblica nelle politiche per la salute.

Salvo poche voci dissonanti rimaste inascoltate, nessuno si oppose alla riduzione del Ssn all’osso: nel personale, nei posti letto ospedalieri, nei consultori, nei centri di salute mentale, nella prevenzione collettiva, nella manutenzione delle tecnologie, nelle scorte di dispositivi per le emergenze, ecc. L’idea di avere un po’ di ridondanza per affrontare gli imprevisti appariva del tutto fuori luogo, antistorica e sprecona.

Il tutto in un contesto in cui prevaleva l’idea che ridurre il ruolo dello Stato e lasciar fare al mercato fosse la soluzione migliore, e non solo nella sanità.

Noi sindaci continueremo ad essere in affanno

Corriere delle Alpi – Dal punto di vista pratico non risolverà nulla. È un palliativo, una mossa che fa clamore ma se e quando costruiranno le due strutture in Albania, per noi qui in Italia non ci saranno benefici: i migranti continueranno ad arrivare e noi sindaci continueremo ad essere in affanno.

Matteo Maria Zuppi

Pensare ad un futuro più grande

Di per sé è una ammissione di non essere in grado di una accoglienza qui. Ho letto solo i giornali, so che ci sono delle discussioni all’interno della maggioranza. Importante è avere un sistema di accoglienza che dia sicurezza a tutti, a chi è accolto e a chi accoglie.

Non bisogna avere paura dell’accoglienza: se la gestiamo bene, come deve essere gestita, ci permetterà un futuro più grande che è doveroso, considerando le capacità, la forza del nostro Paese e dell’Europa. 

In copertina

Sindi Manushi, sindaco di Pieve di Cadore, con il cardinale Matteo Zuppi,’arcivescovo di Bologna, nello scorso agosto. Foto dal profilo di Sindi Manushi

Testi

La sindaca Manushi: «Italia-Albania, intesa senza senso. E i migranti arriveranno ancora». L’intervista di Irene Aliprandi.

Veneto, la sindaca di origine albanese boccia l’accordo sui migranti: “Italia arrogante, con un altro Paese non avrebbe osato”. L’intervista di Enrico Ferro.