È giustificato l’allarme diffuso nell’opinione pubblica italiana?
Una proposta che ha subito modifiche rispetto all’origine ed è ancora lontana della sua conclusione.
Case green: dopo un anno dalla proposta del documento e oltre due mesi dall’esame da parte di organismi europei, improvvisamente ai primi di gennaio è stato lanciato un grido d’allarme nell’opinione pubblica italiana, prevedendo danni gravi ai proprietari di edifici e impossibilità per molti di ottemperare ai nuovi obblighi. Per comprendere la cosa, bisogna conoscere gli stadi dello sviluppo della proposta, che ha subito modifiche rispetto all’origine ed è ancora lontana della sua conclusione.
La proposta della Commissione europea
Nel dicembre 2021 la Commissione europea ha proposto una revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (2010/31/EU), detta EPBD. La proposta di revisione di tale direttiva rientra nelle iniziative del pacchetto “Pronti per il 55%” (Fit for 55%), che è stato presentato dalla Commissione europea per allineare la normativa dell’Unione in materia di clima ed energia all’obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), nella prospettiva del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050.
In questo contesto, l’obiettivo principale della revisione è la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra degli edifici, al fine di ottenere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Pertanto, la proposta della Commissione si prefigge di aumentare il tasso e la profondità delle ristrutturazioni degli edifici, nonché migliorare le informazioni in materia di prestazione energetica e sostenibilità degli edifici.
In particolare, viene introdotta la definizione di “edificio a emissioni zero”, un edificio ad altissima prestazione energetica, in cui la quantità molto bassa di energia è interamente coperta da energia da fonti rinnovabili a livello di edificio, di quartiere o di comunità. Gli edifici a emissioni zero diventeranno il nuovo standard per gli edifici di nuova costruzione, a partire dal 2027 per quelli occupati da enti pubblici o di loro proprietà, e a partire dal 2030 per tutti gli altri edifici di nuova costruzione. Fino all’applicazione dei requisiti prescritti per gli edifici a emissioni zero, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere “almeno a energia quasi zero”, come attualmente previsto nella normativa vigente.
Quanto agli edifici esistenti, le attuali disposizioni in materia di ristrutturazioni importanti verranno integrate con nuove norme minime di prestazione energetica a livello dell’UE. La proposta è che gli edifici pubblici e non residenziali dovranno essere ristrutturati e migliorati almeno fino alla classe di prestazione energetica E dal 1° gennaio 2030, mentre gli edifici residenziali dovranno conseguire la classe E entro il 2033. Ma queste scansioni temporali sono oggetto di continue verifiche lungo il corso di approvazione.
A che punto è il corso di approvazione
Perché la Direttiva sia adottata occorre che sia approvata nella stessa forma dal Parlamento e del Consiglio.
Il Consiglio. La proposta di direttiva è stata discussa nel gruppo energia del Consiglio, che il 25 ottobre 2022 ha adottato un orientamento generale, cioè che tutti gli edifici nuovi dovrebbero essere a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti dovrebbero diventare a emissioni zero entro il 2050. Per alcuni edifici, tra cui gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa, sarà possibile applicare eccezioni.
Per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di traiettorie nazionali in linea con la progressiva ristrutturazione del parco immobiliare per renderlo a emissioni zero entro il 2050. La traiettoria nazionale sarebbe espressa come un calo del consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale durante il periodo 2025-2050, con due punti di controllo per tenere traccia dei risultati conseguiti dagli Stati membri. In questo modo si garantirebbe che il consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale sia equivalente almeno:
– entro il 2033, alla classe di prestazione energetica D;
– entro il 2040, a un valore determinato a livello nazionale derivato da un graduale calo del consumo medio di energia primaria dal 2033 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero.
Il Parlamento. Il Parlamento europeo, il 14 dicembre 2022, ha approvato gli emendamenti alla proposta della Commissione europea, e ha deferito l’argomento alla Commissione competente (Industria, Ricerca e Energia – ITRE), la quale dovrà, nella riunione del prossimo 9 febbraio, predisporre un testo da sottoporre al Parlamento, presumibilmente in marzo. Il testo che ne uscirà sarà poi oggetto dei successivi negoziati interistituzionali con il Consiglio.
I costi delle ristrutturazioni
Per il conseguimento di questi obiettivi di ristrutturazione del parco edilizio europeo gli Stati membri potranno prevedere incentivi finanziari di varia natura, anche a valere sulle risorse disponibili stabilite a livello dell’UE, quali tra l’altro il Fondo sociale per il clima, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e i fondi della politica di coesione.
Complementarietà con altre proposte del pacchetto “Pronti per il 55%”
La revisione della direttiva è strettamente collegata con le restanti iniziative legislative del pacchetto “Pronti per il 55%” (Fit for 55%), in particolar modo con la revisione delle direttive sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili (renewable energy directive – RED II) e sull’efficienza energetica (energy efficiency directive – EED).
La prima proposta (COM(2021)557) si prefigge di incrementare entro il 2030 la quota delle energie rinnovabili nel sistema energetico dell’Unione, portandola ad almeno il 40% del consumo finale lordo di energia (contro il 32% attualmente previsto). Tale proposta prevede l’introduzione di un obiettivo indicativo collettivo a livello dell’UE di utilizzo delle rinnovabili negli edifici, che dovrebbe arrivare al 49% del consumo di energia finale dell’Unione, e che gli Stati membri fissino un coerente obiettivo nazionale indicativo.
La seconda proposta (COM(2021)558) è volta a innalzare l’obiettivo di risparmio energetico per il 2030 (attualmente fissato al 32,5%) portandolo a -39% per il consumo di energia primaria e -36% per il consumo di energia finale rispetto al 2007.
19 gennaio 2023
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