
Morte e vita si sono affrontate
in un prodigioso duello:
il Signore della vita era morto
ma ora, vivo, regna vittorioso.
Raccontaci Maria,
che cosa hai visto lungo la via?
“La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto;
e vi precede in Galilea”. C’è tutto quello che serve per l’augurio nella sequenza Victimae Paschali, che tradizionalmente viene cantata nella solennità di Pasqua e negli otto giorni di Pasqua. Il testo risale all’Anno Mille e non c’è sicurezza sull’autore; noi lo conosciamo messo in musica dal canto gregoriano, da molti compositori del Rinascimento e del Barocco, tra cui Giovanni da Palestrina e Lorenzo Perosi.
Per coglierne l’augurio possono essere utili queste parole del papa san Paolo VI
nel messaggio pasquale de 6 aprile 1969. L’augurio abituale di “Buona Pasqua” non è parola convenzionale e vana. La gioia è vero retaggio cristiano. E lo è con tanta ragione e con tanta pienezza da costituire l’ultimo, il supremo nostro messaggio.
Il cristianesimo non è facile, ma è felice.
Siate lieti, siate felici di questa fede, di questa fortuna! Di questo inno pasquale alla vita! alla vita che non muore e risorge! alla vita, che anche nella sfera temporale, è illuminata da speranza nuova, capace di farle osare le più ardue imprese e di risolvere i più intricati problemi.