I cittadini “non nativi” sono 50 milioni negli Strati Uniti e 16 milioni in Germania.
Dei 100 milioni di persone “in movimento” la maggior parte si sposta nel sud del mondo.
Erano state pesate per quello che valevano (con riferimento alla fattibile trasposizione in fatti) le parole della presidente Giorgia Meloni dopo il Consiglio dei ministri riunito a Cutro il 9 marzo scorso.
“Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo; quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo”.
Due settimane prima nella notte tra il 25 e il 26 febbraio nel mare calabrese di Cutro si era capovolta una barca di migranti, con 92 morti accertati e un numero imprecisato di dispersi. Il rispetto dei morti aveva avuto la meglio sull’inconsistenza pratica del proclama di un governo che dà agli scafisti una dimensione planetaria, da guerra mondiale.
A Destra si pensa di bombardare i costruttori di barchini
L’illusione ottica del “nemico” non consente alla Destra di mostrare agli elettori la realtà: sono le emergenze da cui fuggono i migranti a creare gli scafisti; non sono gli scafisti all’origine dell’emergenza.
E poi, chi sono gli scafisti? Nella nuova versione planetaria della presidente Meloni non sembrano compresi quelli che sono al timone delle barche e dei gommoni con i migranti attraversano il Mediterraneo. Contro questi “timonieri” il contrasto è in corso da un decennio: almeno duemilacinquecento persone sono state arrestate per questa attività dal 2013 ad oggi: “pesci piccoli”, spesso migranti loro stessi che con la loro esperienza nautica si pagano il tragitto.
Gli scafisti restano, comunque, un punto centrale dell’illusione ottica. Ed infatti tornano protagonisti di un’altra dichiarazione, in cui Giorgia Meloni è tutt’una con il primo ministro britannico Rishi Sunak, quello che cerca di deportare in Ruanda i migranti arrivati nel Regno Unito, ma finora è stato fermato dalla Magistratura del suo paese.
Il 6 ottobre scorso, in una riunione intergovernativa, a formato un po’ fuori e un po’ dentro l’Unione europea, Sunak e Meloni hanno proposto la costituzione di una unità operativa internazionale, incentrata sui servizi segreti dei singoli paesi, per individuare e andare a distruggere le fabbriche delle barche con cui i migranti attraversano il mar Mediterraneo e il canale della Manica. Padroni in casa d’altri, questi difensori dei confini; ammesso che tra i produttori mondiali di imbarcazioni ci sia chi ha l’esclusiva per gli scafisti.
Oltre ai taxi del mare anche le agenzie di viaggio
In mezzo tra le due singolari dichiarazioni di inizio marzo e inizio ottobre, gli italiani hanno ascoltato anche il “Discorso del Primo Ministro Giorgia Meloni alla 78ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite”.
New York, Palazzo di Vetro, 22 settembre 2023.
“Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano il commercio dell’immigrazione clandestina di massa. Ingannano chi si affida a loro per migrare alla ricerca di una vita migliore, facendogli pagare migliaia di dollari per viaggi in Europa. (…)
“Possiamo davvero dire che è solidale accogliere, come priorità, non chi ha veramente diritto, ma chi può permettersi di pagare questi trafficanti, per permettere a questi criminali di stabilire chi ha diritto di essere salvato e chi no? Non credo, e credo che sia dovere di questa organizzazione rifiutare qualsiasi approccio ipocrita a questo problema e condurre una guerra globale senza pietà contro i trafficanti di esseri umani”.
Oltre ai “taxi del mare” (individuati già da tempo dal vicepresidente del Consiglio italiano Luigi Di Maio nelle navi di soccorso delle Ong) ora l’umanità sofferente ma non disperata dispone di “agenzie di viaggio” per passare dall’Africa all’Italia (racconto del presidente del Consiglio Giorgia Meloni).
Il discorso non ha avuto seguito alle Nazioni Unite e non c’è stata notizia di dibattito. Del resto, destinatari di questo “racconto italiano” erano rappresentanti di nazioni e popoli per i quali il Mediterraneo non è mai stato o non lo è più da secoli l’ombelico del mondo. Non lo è nemmeno per la maggior parte dei popoli in movimento.
Né Usa né Germania si affacciano sul Mediterraneo
Il World Migration Report 2022, l’ultimo pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), documenta che nel mondo sono 281 milioni le persone che vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate. Il primato mondiale di paese di collocamento sono gli Stati Uniti dove abitano 50 milioni di “non nativi”. Al secondo posto di questa classifica planetaria c’è la Germania: qui vivono 16 milioni di persone arrivate da fuori.
Né gli Stati Uniti né la Germania si… affacciano sul mar Mediterraneo. I tedeschi hanno anche provato ad interessarsi del Mediterraneo con qualche loro Ong, ma si sono presi i rimbrotti del governo italiano.
Oltre alle persone già arrivate in qualche loro “nuova terra”, ci sono milioni di persone in movimento. Complessivamente il Global Trend 2023 dell’Unhcr (la struttura delle Nazioni Unite per i rifugiati) calcola che a fine maggio 2023 sulla Terra fossero oltre 110 milioni le persone in fuga dalla loro casa.
Non hanno una sola meta
Il “movimento” non è diretto solo verso il Nord del mondo. Anzi la maggior parte delle persone si sta spostando sulla direttrice Sud-Sud del mondo.
“Sono appena stato in Ciad, dove sono arrivati 400 mila sudanesi, un milione complessivamente nei Paesi vicini. Non mille o duemila”, ha raccontato a metà settembre il milanese Filippo Grandi, alto commissario Onu per i rifugiati.
Qualche settimana prima il rapporto Human Rights Watch aveva riferito di stragi di migranti etiopi da parte della guardia di frontiera saudita, richiamando così l’attenzione sul flusso migratorio dall’Etiopia verso l’Arabia Saudita attraversando lo Yemen: si tratta di migranti economici, ma anche di profughi dai conflitti interni in Tigrai e altre regioni. Questa migrazione (che pur riguarda un’area dell’Africa che ha avuto e mantiene legami con l’Italia) non fa assolutamente notizia da noi; come tutte altre sul pianeta. Solo sporadicamente e solo per l’impatto che hanno sulla politica interna degli Stati Uniti arrivano notizie e immagini delle imponenti migrazioni dal sub-continente latino-americano.
Popolazioni in movimento ci sono certamente in Europa. Restiamo in Germania: lì la numerosa presenza stabilizzata di “non nativi” non ha limitato l’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina; secondo Eurostat oltre un milione di ucraini è attualmente in Germania. In Italia i rifugiati ucraini sono 150 mila circa.
Sono numeri e geografie di persone che danno la misura dei drammi, che raccontano sofferenze. Anche, illuminano la realtà.
La nostra realtà particolare, ad esempio: l’Italia non è “il campo profughi dell’Europa” né del Mediterraneo. Neppure lo diventerà, perché i bisogni e le speranze non si esauriscono in questo spazio così ristretto.
15 ottobre 2023
In copertina
Lo sradicamento delle persone che lasciano la loro casa in una illustrazione del sito della Pastoral de Movilidad Humana de la Conferencia Episcopal de Guatemala (PMH-CEG).