Il capitalismo veneto si integrerà con il lavoro?

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L’associazione padovana “Lo Sguardo oltre” si interroga sul futuro delle imprese locali.

L’imprenditrice Maria Cristina Piovesana immagina la partecipazione dei lavoratori.

In un confronto organizzato da “Lo Sguardo oltre”, associazione padovana di cultura comunitaria e politica, a guardare particolarmente “oltre” è Maria Cristina Piovesana, imprenditrice trevigiana esponente regionale e nazionale di Confindustria.

Il tema del confronto di giovedì 15 giugno è Il Veneto è e sarà ancora la locomotiva d’Italia?; l’appuntamento, come altre volte per “Lo Sguardo oltre”, è dai Comboniani di Padova in via San Giovanni di Verdara.

Tra le sollecitazioni introduttive di Gianpiero Dalla Zuanna, demografo e politico, c’è anche questa: il Veneto si mostra poco attrattivo per i giovani, quelli locali e quelli di fuori; che lo sia rispetto alla California o alla Baviera, è comprensibile; preoccupa che lo sia rispetto all’Emilia e alla Lombardia”.

Se un ragazzo manda il curriculum

Maria Cristina Piovesana non solo accetta la sollecitazione, ma la arricchisce di altri contenuti impegnativi, che propone prima di tutto ai “suoi”, cioè agli imprenditori veneti.

Fa un esempio.

Dovremmo investire anche sui giovani che non sono ancora i nostri collaboratori. Quando un ragazzo manda un curriculum alle nostre aziende medio-piccole, molto spesso quel curriculum non se lo guarda nessuno; qui serve una cultura diversa, serve un atteggiamento diverso verso chi ti dice: sai, mi piacerebbe venire a lavorare da te”.

Un atteggiamento nuovo originato da una nuova cultura del capitalismo. È particolarmente su questo che l’imprenditrice trevigiana, presidente e amministratore delegato di Alf Group, guarda “oltre” e sollecita ad indirizzare lo sguardo.

Nelle imprese il Novecento non è finito

L’imprenditrice trevigiana Maria Cristina Piovesana

Piovesana vede un capitalismo che si integra con il lavoro.

“Noi abbiamo aperto i nostri capitali aziendali ai fondi. E i fondi entrano all’interno dell’azienda ed hanno comunque un loro peso anche nella determinazione delle strategie dell’azienda.  Ma se noi diciamo continuamente che il vero asset è il capitale umano, a questo punto andrebbe anche ripensato il rapporto tra capitale e lavoro”.

Attualmente non è proprio così.

“Il nostro modello organizzativo del capitale e del lavoro nasce ancora nel Novecento e noi oggi stiamo continuando quel tipo di modello organizzativo nel quale il capitale e il lavoro sono come erano molti anni fa.

“Noi dovremmo ripensare il capitalismo.

“La domanda è: qual è il futuro del capitalismo che noi immaginiamo? Perché non possiamo pensare che tutto attorno a noi cambi mentre noi rimaniamo comunque uguali a noi stessi negli anni”.

Un modello italiano, non tedesco

Provando a guardare “oltre” il presente, c’è l’interlocuzione tra capitale e lavoro.

“C’è un capitale umano straordinario che in questi anni ha accompagnato gli imprenditori. Di questo ha fatto esperienza chi è andato all’estero: non perché le persone all’estero valgano meno, ma perché in Veneto c’è un “dna lavorativo” specifico che si forma con il vivere tra cose ben fatte.

“Il capitale umano, insieme al tema del digitale e della tecnologia, è il centro sul quale fondare il futuro. Il lavoro potrebbe diventare effettivamente un interlocutore, al quale l’azienda potrebbe pensare di collocare una parte del suo capitale.

“Io non ho la soluzione. È una domanda quella che faccio, considerato che diciamo sempre che le risorse umane sono fondamentali.

“Il salto di qualità potrebbe essere nell’immaginare un modello diverso, nel quale ci sia una partecipazione; non alla tedesca, perché noi non siamo quel tipo di grande impresa tedesca. Noi abbiamo un modello italiano: piccole, medie, grandi imprese; alcuni piccoli non diventeranno mai grandi, ma sono fondamentali”.

La Costituzione indica la strada

Ad aprile la Cisl ha depositato alla Corte di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione repubblicana, che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende.

Dalle convinzioni di Maria Cristina Piovesana il Veneto avrà un solido futuro da guadagnare se questo articolo della Costituzione sarà tradotto in leggi nazionali e contratti di lavoro.

DIARIO DI COMUNITÀ / 15 GIUGNO 2023