Quest’anno, queste ore, ci riportano drammaticamente all’origine storica della celebrazione, alla decisiva scelta tra pace e guerra.
Come rendere onore a quanti non sono vissuti abbastanza per avere la pace che speravano.
Un cordiale saluto al sindaco Roberto Franco, che si è fatto promotore di questa celebrazione, sapendo di interpretare la storia e la vita della comunità di Pontelongo.
Un ringraziamento alla sezione di Pontelongo dell’Associazione nazionale combattenti e reduci e al Gruppo Alpini, che qui praticano instancabilmente i valori della riconoscenza, della pace e della partecipazione civile.
Sono grato al parroco Don Carlo Pampalon, che ci ha accolti nella Messa della domenica, per arricchire di pietà religiosa il ricordo civico.
Memorie familiari diventano storia nazionale
Sul ricordo, sulla rimembranza, avete incentrato quest’anno la celebrazione qui a Pontelongo. L’avete iniziata già venerdì sera nell’incontro dedicato alla riqualificazione del Parco della Rimembranza.
Da quel Parco ha preso avvio anche la Giornata ufficiale di oggi.
Il ricordo è del resto all’origine della scelta della data del 4 Novembre: memoria dell’Armistizio di Villa Giusti, festa per la fine della Grande Guerra; “anniversario della nostra vittoria”, la definiva nel 1922 il regio decreto che di questo giorno aveva fatto festa nazionale.
Ricordo, quindi, di un momento storico, data certamente collettiva, nazionale.
Ma anche somma di centinaia di migliaia di ricordi: i ricordi personali, i ricordi familiari che hanno cognome, nome e grado di 651 mila militari italiani caduti nella Grande Guerra.
Sono stati soprattutto questi nomi a dare continuità popolare alla celebrazione del 4 Novembre.
Il giornalista Aldo Cazzullo – in una intervista delle scorse settimane – ha fatto notare che il suo libro sulla Grande Guerra ha venduto 300 mila copie “perché parlava dei fanti, non dei generali, e tanti italiani hanno avuto un nonno fante. Noi italiani – ha aggiunto – abbiamo una memoria familiare”.
Il Parco della Rimembranza qui a Pontelongo è appunto un luogo di memorie familiari, che tutte insieme hanno tragicamente continuato a diventare storia nazionale, anche per molti anni dopo il suo allestimento.
Per non perdere il filo del futuro
Altre guerre si sono aggiunte tra il 1918 e il 1945; nomi e immagini di caduti hanno formato nuove lapidi nei cimiteri e nelle piazze; di tanti giovani soldati è rimasta nelle loro case solo la foto in divisa militare, davanti alla quale genitori e mogli hanno pianto a lungo, in silenzio.
Per la generazione che portava le croci di due guerre mondiali e di altre guerre imperiali il 4 Novembre non bastò come giorno di solo ricordo.
Nel 1949 la Festa nazionale fu ripristinata e da allora si chiama “Giorno dell’Unità nazionale”. Non è solo giusto ricordo, dunque: è celebrazione di una realtà nuova, a lungo desiderata; è traguardo, ma anche tappa di un cammino comunitario.
È Giorno che riassume la storia della comunità nazionale da allora ad oggi ed è per non perdere il filo del futuro che in questo Giorno onoriamo tutti coloro che per questa storia sono caduti: da militari e da civili.
La loro scelta ci restituì l’onore nazionale
Sono passati ottant’anni da quell’anno di svolta nella storia d’Italia, che fu il 1943: in questo 4 Novembre un ricordo particolare va a quell’anno, va ai caduti nella scelta e nella difesa di quella svolta.
Questo è, dunque, anche il Giorno dei caduti della guerra 1940-1945, dei militari che morirono in combattimento, dei militari che trovarono la morte nei campi di internamento tedeschi per aver scelto di stare con gli italiani e non con i nazisti.
Le nostre Forze Armate seppero scegliere.
Dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 i militari italiani, con gran parte dell’Italia, combatterono con generosità, coraggio e valore.
Non era facile scegliere. Non era facile farsi accettare come alleati da britannici, americani, francesi, sovietici. I nostri militari, in Italia e all’estero, in uniforme o nelle formazioni partigiane, ci riuscirono. La loro scelta ci restituì l’onore nazionale. La loro Resistenza fu vitale per la nuova Italia repubblicana.
Anche la pace ha i suoi caduti
La loro Italia è la nostra Italia che – nel dettato della nostra Costituzione – ha scelto di diffondere nella comunità internazionale lo spirito dell’unità costruita al proprio interno.
Nazioni Unite, Alleanza Atlantica, Unione Europea hanno visto e vedono l’Italia protagonista, avendo la nostra Repubblica come obiettivo internazionale “un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, ed avendo scelto per se stessa di ripudiare “la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Di questo principio fondante della Repubblica, fissato nell’articolo 11 della Costituzione, le Forze Armate sono state fin da subito interpreti attive.
Lo sono state sia nella nostra comunità sia tra le popolazioni di decine e decine di altri Paesi nel mondo.
Le Missioni internazionali – alle quali i militari italiani partecipano aggiungendo al Tricolore le insegne dell’Onu, dell’Unione Europea, della Nato e anche di specifiche coalizioni – hanno costruito in settant’anni la consapevolezza collettiva che le Forze armate sono uno strumento decisivo per il raggiungimento e il mantenimento della pace internazionale.
Quest’anno sono quaranta le missioni internazionali nelle quali l’Italia è presente con settemila militari. Persone che contribuiscono a fornire protezione, stabilità, assistenza e speranza a popolazioni e regioni in difficoltà.
Con l’impegno e lo stile di ciascuna di queste settemila persone, le missioni militari italiane di pace sono l’immagine positiva e rassicurante che molti abitanti del pianeta hanno dell’Italia.
Non è un compito privo di rischi. Anche la pace ha i suoi caduti.
Domenica prossima saranno vent’anni dalla strage di Nassiriya in Iraq, nella quale il 12 novembre trovarono la morte 12 carabinieri, 5 militari dell’Esercito italiano e 2 civili del nostro contingente di pace.
Anche queste persone ricordiamo e ringraziamo nel Giorno dell’Unità nazionale.
La guerra è una sconfitta, per tutti
“Difendiamo la pace, ogni giorno”: nel manifesto di questo 4 Novembre 2023, giustamente ed opportunamente, il Ministero della Difesa sintetizza così la missione contemporanea dei nostri militari.
“Difendiamo la pace, ogni giorno”: il titolo del manifesto per questo 4 Novembre 2023 del Ministero della Difesa è il contenuto più attuale, in quest’anno di guerra, in queste ore di morti civili, della Giornata delle Forze armate.
Il contenuto ci riporta drammaticamente all’origine storica della celebrazione del 4 Novembre, alla decisiva scelta tra pace e guerra che si era posta davanti agli italiani dopo i due conflitti mondiali, le cui conseguenze hanno i nomi raccolti anche a Pontelongo, nel Parco della Rimembranza.
Papa Francesco, con uno dei suoi gesti profetici che parlano ancor prima delle sue parole, giovedì scorso ha scelto di celebrare la Commemorazione di tutti i Defunti non in un cimitero civile, ma nel Cimitero di guerra, a Roma.
Così segnalando che le guerre in corso riguardano tutti ed hanno tragiche conseguenze per tutti: non solo per i combattenti, non solo per i contendenti.
Ha anche aggiunto:
“Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre. Non c’è vittoria totale, no. Sì, uno vince sull’altro, ma dietro c’è sempre la sconfitta del prezzo pagato”.
“Prendi il fucile e gettalo per terra / vogliam la pace e non mai più la guerra”
Cittadini, Istituzioni repubblicane ed Istituzioni europee, viviamo di nuovo in un tempo in cui la pace diventa una scelta.
La scelta di non farci sconfiggere dalla guerra, nemmeno noi italiani, noi umanità come gli ucraini e i russi, come gli israeliani e i palestinesi: nessuno ne è fuori.
La scelta di resistere, noi umanità, sulla trincea della pace, che pure abbiamo mostrato di saper costruire e difendere nei decenni trascorsi.
Una scelta che nella celebrazione Giorno dell’Unità nazionale e nella Giornata delle Forze armate è anche sentirci vicini, come comunità, a coloro che stiamo onorando: i caduti che non hanno potuto vivere abbastanza per avere la pace che speravano.
Anche a nome loro alziamo la voce per la pace.
L’altro ieri Il Gazzettino ha dato notizia di iniziative per la conservazione storica di molti canti spontanei dei soldati italiani nelle trincee della Prima guerra mondiale.
Uno di questi canti comincia così:
“Prendi il fucile e gettalo per terra / vogliam la pace e non mai più la guerra”.
Lo ripetiamo oggi: a nome loro, a nome nostro.
“Prendi il fucile e gettalo per terra
vogliam la pace e non mai più la guerra”.
Pontelongo, 5 novembre 2023
Il testo
Discorso di Tino Bedin alla celebrazione ufficiale del Giorno dell’Unità nazionale e della Giornata delle Forze armate 2023. Pontelongo, Monumento ai Caduti, in rappresentanza della Federazione provinciale di Padova dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci.
In copertina
Il monumento ai caduti di Pontelongo, opera di Rocco Mozzato, inaugurato il 18 novembre 1922. Il gruppo scultore rappresenta un soldato ferito sorretto dall’allegoria della pietà. Immagine dal Catalogo generale dei Beni culturali.