È una lectio dei segni dei tempi richiamata dal cardinale Zuppi.

Uno sguardo di compassione per preparare il futuro dell’Italia.
È “Cammino sinodale: verso la fase profetica” l’argomento principale della 79ª Assemblea generale dei vescovi italiani, in corso a Roma fino a giovedì 23 maggio. Nella tappa profetica del Cammino sinodale della Chiesa italiana ci sono due Assemblee nazionali (a novembre 2024 e marzo 2025) e dell’elaborazione del contributo italiano per la seconda Sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2024).
Come nelle tappe precedenti, la Chiesa italiana non percorre in solitaria il Cammino sinodale.
Lo si legge nell’introduzione ai lavori del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). L’introduzione è dedicata in gran parte alla realtà italiana, con un invito a leggere “i segni dei tempi, a iniziare dai poveri, per capirne le domande e trarre sempre nuovi motivi per amare”.
Lo stato di salute dell’Italia «desta particolare preoccupazione», sottolinea il presidente della Cei. Aggiunge: “È giusto e importante parlare dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura. (…) Mi sembra che sia proprio questa la prospettiva da assumere, quando guardiamo all’Italia, alla vigilia del Giubileo, che ci vuole pellegrini nella speranza e capaci di considerare, con amore, le tante difficoltà e sofferenze del nostro amato Paese”.
21 maggio 2024
Mons. Matteo Zuppi
Quando ci si chiude, ci si ammala
Guardiamo all’Italia con uno sguardo di compassione per preparare il futuro, superando disillusioni, vittimismo, paura e ignoranza. L’orizzonte continua ad aprirsi davanti a noi: continuiamo a gettare il seme della Parola nella terra perché dia frutto. […]
Dalla lectio divina sulla Parola di Dio deriva la lectio dei segni dei tempi, a iniziare dai poveri, per capirne le domande e trarre sempre nuovi motivi per amare.
Le povertà croniche
In Italia, il 9,8% della popolazione, circa un italiano su dieci, vive in condizioni di povertà assoluta. Le stime preliminari dell’Istat, riferite all’anno 2023, mostrano quanto la povertà sia un fenomeno strutturale del Paese. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. A loro si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione (il dato italiano supera la media europea).
Lo stato di salute del Paese desta dunque particolare preoccupazione. È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno.
Il divario generazionale
Si rafforza inoltre il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato.
Sempre secondo i dati ufficiali dell’Istat, nel 2023 il 40,2% dei 16-24enni ha svolto almeno un’attività di partecipazione politica, con una riduzione significativa rispetto al 54,5% del 2003; l’8,0% ha svolto attività di volontariato, con una riduzione significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0% nel 2003). […]
È necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro.
La vita nelle aree interne
Questi problemi aumentano sensibilmente nelle aree interne del Paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della Chiesa. In realtà, se opportunamente aiutate in una visione strategica, possono diventare luoghi di accoglienza per tutti, anche in riferimento all’emigrazione che deve rappresentare un’opportunità oltre che una necessità.
È l’accoglienza che allarga anche il cuore e diventa testimonianza di una rinnovata cultura di pace. […]
Abbiamo poi bisogno di una legalità certa ed efficace che combatta gli abusi, garantendo diritti e doveri e che permetta, tra l’altro, anche di rispondere ad una domanda di mano d’opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza.
Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza.
Pensiamo anche all’inverno demografico che chiede interventi lungimiranti. Non bisogna chiudersi alla vita. Papa Francesco ricorda che quando ci si chiude ci si ammala, si cerca sicurezza nei ruoli, nella discussione interna piuttosto che annunciare il Vangelo con semplicità, servendo i poveri, così come ci è chiesto dalla Parola di Dio.
In copertina
L’immagine è tratta dalla pagina di Pierangela Vesentini.
Testo
Il testo completo della Introduzione del cardinale Matteo Zuppi alla 79ª Assemblea generale dei vescovi italiani.
Estratto e titolazione sono della Redazione di Euganeo.it.