CARTOLINA / Mercoledì 1 novembre 2023
La Regione dia la precedenza a cure palliative, assistenza domiciliare e hospice.
Il diritto di scegliere: scegliere di vivere, prima di tutto; poi anche di morire.
In questi giorni, tra la Festa di Ognissanti e la Commemorazione dei Defunti, anche il calendario può aiutare nella ricerca di senso della vita e della morte, in modo che vita e morte abbiano senso non solo per le persone, ma anche per la comunità.
La Regione Veneto, che ha competenza in materia sanitaria, prima assicuri strumenti e condizioni con cui i malati terminali non si sentano soli, poi discuta di come accompagnare il suicidio assistito.
Le condizioni per poter veramente decidere
Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico in Veneto, propone questo metodo a tutti i colleghi consiglieri.
Prima bisognerebbe rafforzare il servizio delle cure palliative e il lavoro degli hospice, per mettere le persone nelle condizioni di potere decidere per se stesse in una situazione di libertà reale. Finché questi servizi non verranno garantiti totalmente, continueremo a fare fatica ad analizzare una proposta di legge del genere.
Se i malati terminali fossero messi nelle condizioni di potere decidere veramente, non so cosa sceglierebbero. Per me, la precedenza deve essere data a cure palliative, assistenza domiciliare e hospice. Stiamo parlando di temi etici importanti, bisogna valutare bene prima di prendere qualsiasi decisione.
Per la proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio assistito, di cui parla Anna Maria Bigon, comincia l’esame del Consiglio regionale del Veneto. Nel pomeriggio di martedì 31 ottobre è la quinta Commissione regionale la sede per la presentazione e l’inizio della discussione.
Il percorso non sarà veloce. Per intanto bisognerà aspettare il parere dell’Avvocatura dello Sato sulla competenza delle Regioni in materia. Il tema è stato posto da Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico, ed il parere è stato formalmente richiesto da Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale.
Avrò tempo quindi ritornare su questa materia, delicata sia politicamente che eticamente.
Unica sfida per politica ed etica
Sul fine-vita politica ed etica devono affrontare la stessa sfida. C’è chi preferisce utilizzare gli strumenti dell’una o dell’altra per alimentare lo scontro. E c’è chi nega la “competenza” o dell’etica o della politica o di entrambe sulla vita e sulla morte.
Ma che politica può essere e, quindi, che istituzione pubblica può essere quella che non ha come “competenza” primaria la qualità dell’esistenza della persona?
Primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte. (…)
Lo sforzo terapeutico non può avere come unico obiettivo il superamento della malattia quanto, piuttosto, il prendersi cura della persona malata. Il paziente inguaribile non è mai incurabile. (…)
Se non è possibile guarire, si può sempre alleviare il dolore e la sofferenza attraverso le cure palliative. Nessuno può essere lasciato morire da solo! (…)
È compito delle Regioni promuovere politiche sanitarie che favoriscano la diffusione della conoscenza e l’uso delle cure palliative, la formazione adeguata del personale, la presenza e l’azione di hospice dove la persona malata in fase terminale trovi un accompagnamento pieno, nelle varie dimensioni del suo essere, cosicché́ sia alleviato il dolore e lenita la sofferenza.
Dispiace, invece, constatare come le cure palliative non siano adeguatamente diffuse e accessibili a tutti, anche nella forma domiciliare.
Il 24 ottobre scorso i vescovi e la Commissione regionale per la pastorale della salute della
Conferenza episcopale Triveneto hanno offerto alla riflessione comune la nota “Suicidio assistito o malati assistiti?”, da cui ho ricavato alcuni capoversi che perfettamente attendono al dibattito politico che è in corso nel Consiglio regionale del Veneto.
In copertina
Immagine dal profilo del Gruppo PD del Piemonte.