I malati come costi da sostenere

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CARTOLINA / Mercoledì 11 maggio 2022  

Si ripropone la sfida tra “pazienti” e “cittadini”: Tina Anselmi aveva provato a far vincere i cittadini fin dagli Anni Settanta.

“Io nel settore pubblico ci credo, ma non mi sta bene tutto, solo perché “tanto siamo noi quelli che hanno bisogno” e ringraziamo il Signore per esserne usciti”.
È questa la conclusione delle osservazioni sulla Sanità veneta che don Renato Pilotto ha ieri condiviso con i lettori di “Chiesa on life. Passi per un’architettura di relazione”, la sua pagina Facebook.
Vi arriva con le seguenti considerazioni (dopo quelle che ho riferito nella Cartolina di ieri).
“Non ho le competenze per valutare un’azienda: mi spaventa sempre di più una sanità vista e gestita solo con gli occhi dell’azienda.

 Ho avuto dei ricoveri ospedalieri nel passato: grande professionalità e impegno da parte di tutti, ma anche l’amarezza di constatare che fondamentalmente siamo numeri da gestire e costi da sostenere.
Ne ho discusso a lungo con un medico del reparto in cui ero ricoverato: 30 secondi di colloquio con me e 5 minuti a immettere dati al computer, durante la visita in corsia.

 L’accettazione, finché non stai male è solo una scritta al pronto soccorso. Tu hai bisogno e allora accetti tutto?”.
La domanda ripropone la sfida tra “pazienti” e “cittadini”: Tina Anselmi, ministro della Sanità, aveva provato a far vincere i cittadini fin dalla fine degli Anni Settanta.