I cattolici in politica: tessitori di reti (prima che progettisti di partiti)

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Il tema non è dentro o fuori il Partito Democratico (anche perché non c’è un posto dove stare).

Una casa politica tutta loro i cattolici popolari italiani non ce l’hanno. Non è in costruzione e c’è nemmeno il progetto. Più precisamente: i progetti sono così numerosi che al momento formano solo un instabile castello di carte, da rifare ad ogni vento elettorale.

Da settembre in qua i venti elettorali sono quasi sempre e quasi dovunque bufere per il centrosinistra e per il cosiddetto centro: una ragione in più per non “uscire di casa” e per sistemare al meglio le “case” in cui i cattolici democratici abitano.

Non tutti la pensano così.

Non uscire di casa

Anche dopo i risultati elettorali di questa settimana si sono sentiti inviti (in alcuni casi, si sono sentiti veri e propri spintoni verbali) ai cattolici del Partito Democratico ad abbandonare la loro casa.

“E perché mai i cattolici popolari dovrebbero trovarsi meglio con i liberali o con i radicali, invece che con persone di tradizione socialista?”, si domandano in una lettera ad Avvenire (2 giugno) Graziano Delrio, deputato del PD, e Stefano Lepri, protagonista nella scorsa legislatura della legge sull’Assegno unico per i figli a carico.

Osservano, infatti, che “chi ci critica non prefigura la costituzione di un nuovo partito di sola ispirazione cristiana, ma nuovi (e finora incerti) contenitori in cui si incontrerebbero culture politiche diverse, cioè esattamente ciò che si cerca di fare da quindici anni nel Partito Democratico”.

Nella loro lettera Delrio e Lepri osservano: “Se poi guardiamo i fatti e non gli annunci, c’è motivo di sostenere che la descrizione di un Partito Democratico vicino a diventare un partito radicale di massa non sia veritiera. Sui temi etici, infatti, sono state finora trovate sintesi alte e a questo scopo i cattolici democratici hanno sempre contribuito in modo significativo. Alla luce di queste e altre questioni, su cui i parlamentari legati alla cultura del popolarismo si sono battuti negli anni con impegno, c’è motivo di ritenere che essa possa, pur attualizzata, ancora influenzare la strategia di un grande partito popolare di centrosinistra”.

Sistemare la casa

La sconfitta elettorale di questa settimana, una vera bufera comunale, ha comunque scosso il Partito Democratico. È un partito addestrato a divorare i propri segretari e l’istinto “naturale” si è subito manifestato.

“Mettetevi comodi perché siamo qui per restare, lo voglio dire a tutti”, fa sapere la segretaria Elly Schlein su Instagram, che non è propriamente una casa collettiva, ma uno specchio.

Nella casa del PD Schlein è appena arrivata. Ha titolo per restarci; anzi, è necessario che resti.

Dice: “Il cambiamento non è un pranzo di gala, il cambiamento è scomodo”. Deve però stare attenta a non rendere scomoda la casa per gli altri che la abitano, ad esempio per il suo predecessore Enrico Letta, costretto a far sapere: “Lo scaricabarile, vi prego no”, visto che la sconfitta attuale qualcuno l’aveva fatta risalire a scelte precedenti (con la segreteria Letta il PD aveva sempre vinto le elezioni amministrative).

“Verrebbe da ricordare ciò che disse Leopoldo Elia: per difendere la Costituzione, i principi democratici, è molto meglio agire in un grande partito che in piccoli gruppi”, scrivono Graziano Delrio e Stefano Lepri nella loro lettera ad Avvenire”. Loro si riferiscono ai cattolici democratici, ma la citazione del costituzionalista e fondatore del Partito Popolare serve da guida anche ad Elly Schlein.

La “vocazione maggioritaria” – una delle aspirazioni dei fondatori del PD – si persegue prima di tutto dentro al partito, facendo in modo che sia una casa in cui nessuno è inquilino, ma tutti titolari: nel caso specifico senza privilegi per gli elettori delle Primarie rispetto agli iscritti.

All’interno di questa scelta generale si può garantire che sia “ancora attuale e foriero di bene comune l’impegno dei cattolici nel Partito Democratico”, come scrivono di credere Delrio e Lepri, chiedendo come condizione di “avere garantita una piena agibilità politica, perché su alcune questioni c’è il rischio di una torsione che non condividiamo”.

Tessere e riparare reti

Sono questioni che non sono vive solo nel Partito Democratico; interpellano tutta la comunità e perciò sono vive in molti altri partiti italiani; partiti nei quali sono attive persone che si richiamo anch’esse al cattolicesimo politico e sociale.

Ecco perché, invece di affannarsi a progettare una casa tutta loro, i cattolici italiani in politica possono dedicarsi a tessere reti fra loro su molte questioni che riguardano la vita delle persone che vivono in Italia.

“Noi pensiamo che non tutti i desideri possano diventare diritti e che occorra sempre comporre il quadro dei diritti e dei doveri reciproci. Riteniamo, anche ispirati dal magistero del Pontefice e della dottrina sociale della Chiesa, che serva valorizzare quel sentimento di fraternità che si matura solo nel viverlo entro le comunità, da quelle più intime a quelle più numerose”.

Papa Francesco, a cui si richiamano in quest’ultima citazione della lettera ad Avvenire Graziano Delrio e Stefano Lepri, questa settimana ha suggerito ai membri del Consejo Empresarial de América Latina di fare riferimento – visto che erano a Roma – alla figura “dell’apostolo Pietro, un esperto nel tessere e riparare reti” (Vaticano, 1 giugno 2023).

Poco prima aveva detto loro: “Vi propongo di essere come i primi seguaci di Gesù, “costruttori di reti”. Questo era il loro lavoro, per poter pescare. Loro, per esercitare il mestiere di pescatori, hanno avuto bisogno di tessere reti e reti forti ed efficaci. Così anche voi, per poter affrontare il mare del mondo e le tempeste che si presentano, conseguendo il fine che si persegue, dovete essere uniti, creando reti, aiutandovi gli uni gli altri”.

È un bel progetto anche per i cattolici democratici e sociali italiani.

4 giugno 2023

Nella foto: Cesenatico, San Pietro Pescatore (Corriere Cesenatese)