L’Europa detta gli obiettivi della produzione biologica. Gli stati devono metterli in pratica

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La Commissione ha presentato il Piano d’azione, parte della strategia “Dal produttore al consumatore”.

Nel 2030 il 25 per cento del terreno agricolo europeo deve essere convertito al biologico.

La Commissione europea si è innamorata dell’agricoltura biologica, al punto da considerarla capace di garantire redditi e creare posti di lavoro, fornire un contributo consistente alla tutela dell’ambiente e della biodiversità, alla lotta contro i cambiamenti climatici e al miglioramento del benessere degli animali.
Il Piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica, presentato il 25 marzo scorso, conferma quanto scritto nella strategia “Dal produttore al consumatore” (Farm to fork), che a sua volta è parte significativa del Green deal europeo. L’obiettivo è di stimolare la produzione e il consumo di prodotti biologici, per fare sì che entro il 2030 il 25 % dei terreni agricoli sia destinato all’agricoltura biologica. A tutt’oggi siamo molto distanti da questo obiettivo, dato che complessivamente l’Unione dedica l’8,5 per cento al biologico, con differenze significative tra stati che hanno lo 0,5per cento ad altri con più 25 per cento. In Italia, al biologico è destinato il 15,8 per cento della superficie agricola utilizzata, dislocato soprattutto al sud e in Emilia Romagna, ma è in calo. Sinab (Sistema d’informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, presso il Ministero dell’Agricoltura) nel Rapporto 2020 “Bio in cifre” (dati al 31 dicembre 2019) scrive che le Regioni che registrano il maggior numero di operatori sono la Sicilia (10.596 unità), la Calabria (10.576 unità) e la Puglia (9.380 unità), ma le prime due hanno registrato nel 2019 un calo rispetto al 2018 (0,4 per cento), mentre nuove Regioni si affacciano al biologico con incrementi significativi: Marche (+32%), Veneto (+13%), Lazio (+8%), Umbria (+6%). In Veneto l’aumento è soprattutto nella vite e negli ortaggi.
Senza interventi di sostegno, al 2030 la quota non supererebbe il 18 per cento. Per questo la Commissione esorta gli Stati membri a elaborare piani d’azione nazionali per l’agricoltura biologica, dentro ai piani strategici nazionali della PAC, istituendo misure che vadano oltre l’ambito dell’agricoltura e l’offerta garantita nell’ambito della PAC, cioè senza risorse aggiuntive europee. Il piano d’azione propone 23 azioni strutturate attorno a 3 assi: dare impulso ai consumi, aumentare la produzione e migliorare ulteriormente la sostenibilità del settore. Come detto, tali azioni sono soprattutto a carico dei piani d’azione nazionali.

Perché l’Unione europea sostiene il biologico
Queste le motivazioni addotte dal Piano d’azione. “La produzione biologica presenta una serie di importanti benefici: i campi a coltura biologica hanno circa il 30% in più di biodiversità, gli animali da allevamenti biologici godono di un livello più elevato di benessere e assumono meno antibiotici, gli agricoltori dediti alla produzione biologica hanno redditi più elevati e sono più resilienti e i consumatori sanno esattamente cosa acquistano grazie al logo biologico dell’UE”.
Quando, nel 2019, la Commissione Agricoltura del Senato ha esaminato il disegno di legge sulla produzione biologica (attualmente alla Camera con il numero 290-410-1314-1386-B, non ancora concluso), numerose audizioni avevano confutato queste affermazioni. Citiamo, una per tutte, quella degli agronomi.
L’aspetto critico fondamentale contenuto nel provvedimento in via di conversione è la ingiustificata pretesa di attribuire per legge all’agricoltura biologica una superiorità rispetto agli altri approcci produttivi. Tale qualità non è fondata su dati oggettivi e scientificamente provati, come dimostrano numerosi studi e come le società scientifiche italiane hanno più volte evidenziato. Per quanto attiene alla qualità nutrizionale dei prodotti alimentari, numerosi studi scientifici e analisi sistematiche, che non si citano qui per brevità, concludono che la qualità nutrizionale dei prodotti da agricoltura biologica non presenta differenze significative rispetto a quella dei prodotti da agricoltura convenzionale. In complesso è possibile affermare che non corrisponde al vero la percezione del consumatore secondo cui gli alimenti biologici siano più sicuri, più nutritivi o più gustosi di quelli ottenuti da agricoltura integrata“.
Fin qui le qualità proprie dei prodotti biologici. Poi ci sono gli effetti indotti.
Va inoltre ricordato che l’agricoltura biologica ha rese per ettaro mediamente inferiori dal 50% rispetto all’agricoltura integrata. Un’espansione a livello mondiale di tale tecnologica (che oggi copre il 2% delle produzioni agricole globali) significherebbe esporre l’umanità ad una catastrofe alimentare senza precedenti. Da uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel 2017 (Muller ed altri) è emerso che, ove si convertisse l’intera agricoltura integrata del Pianeta al metodo biologico, avremmo un maggior consumo di suolo (tra il 16 ed il 33% in più a causa delle minori rese), un incremento della deforestazione (tra l’8 ed il 15%), una maggiore produzione di gas ad effetto serra (tra l’8 ed il 12%) ed un maggiore consumo di acqua (+60%). Se ci focalizziamo sull’Italia, un aumento della superficie coltivata con metodi biologici comporterebbe un incremento della dipendenza dall’estero per soddisfare i nostri bisogni alimentari“.

Cosa propone il Piano d’azione
Il piano d’azione propone 23 azioni strutturate attorno a 3 assi: dare impulso ai consumi, aumentare la produzione e migliorare ulteriormente la sostenibilità del settore. Come detto, tali azioni sono soprattutto a carico dei piani d’azione nazionali, i quali devono avere l’obiettivo di far raggiungere nel 2030 il 25 per cento della superficie agricola europea dedicato alla produzione biologica.

Cosa prevede la legislazione europea
Nel 2018 è stato approvato il nuovo Regolamento n. 848 in materia di agricoltura biologica, che abroga il precedente Regolamento n. 834 del 2007. Si sarebbe dovuto applicare il 1° gennaio 2021, ma è stato posticipato di un anno a causa della pandemia. Perciò il 1° gennaio 2022 entrerà in vigore in tutti gli stati europei.
La nuova regolamentazione intende garantire una concorrenza leale per gli agricoltori, prevenendo al contempo la frode e mantenendo la fiducia dei consumatori. In particolare sarà rafforzato il sistema di controllo lungo tutta la catena di approvvigionamento e i produttori dei paesi terzi dovranno rispettare le stesse norme di quelli che operano nell’UE.
Per quanto riguarda le norme nazionali, deve ancora finire l’iter parlamentare il disegno di legge n. 290-410-1314-1386-B, attualmente alla Camera per la terza lettura.

2 settembre 2021

Per saperne di più
Piano d’azione per l’agricoltura biologica
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa a un Piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica (COM/2021/141 final/2)
Legislazione europea per il settore biologico
Regolamento n. 2018/848 del 30 maggio 2018, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici
Regolamento 2020/1693, dell’11 novembre 2020, che modifica il regolamento (CE) n. 2018/848 e che entrerà in vigore nel 2022

Immagine di copertina da Rete Rurale Nazionale