Improvviso l’evento senza (o contro) il proprio mondo di riferimento.

Inaspettata l’attenzione da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica.
Non potevano scegliere momento migliore gli agricoltori non sindacalizzati (così dicono) per portare i loro enormi trattori sulle strade d’Europa, e tra poco anche sulle stradelle di paese, prima di tornare ai loro ettari (centinaia per avere bisogno di tali macchine) per le pratiche colturali di primavera. A giugno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo, luogo dove si creano tutti i provvedimenti che ricadono poi sugli Stati nazionali, dai piani pluriennali come la Pac (Politica agricola comune), ai regolamenti come quello sui fitofarmaci. A cascata si rinnoverà la Commissione europea, a cui spetta la proposta di tali piani, regolamenti, direttive e ogni altro strumento legislativo che il Parlamento è chiamato a votare assieme al Consiglio.
Risultato: essi hanno trovato audience dappertutto: stampa, governo, Europa, perfino Sanremo. Le istituzioni non se l’aspettavano e cercano di giocare di sponda. Ma il contropiede l’hanno accusato soprattutto le associazioni di categoria che, pur esprimendo critiche ad alcuni punti del Green Deal europeo, non hanno assunto né programmato azioni di lotta.
No al 4 per cento incolto, sì ai fitofarmaci
Nel Green Deal (una serie di proposte per trasformare le politiche dell’Unione europea in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990), c’è anche il programma Farm to fork (Dal produttore al consumatore), nel quale c’è la proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci entro il 2030.
L’abolizione di questa proposta è uno dei punti rivendicati dagli agricoltori italiani, condiviso con quelli di altri paesi europei. Ebbene, martedì 6 febbraio la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, parlando al Parlamento riunito a Strasburgo, ha annunciato l’intenzione di ritirare la proposta, peraltro già respinta dal Parlamento. Pochi giorni prima aveva espresso la possibilità che fosse modificata anche la prescrizione, presente nella Pac in vigore, che il 4 per cento della superficie agraria seminativa sia lasciato incolto, per dare modo al terreno di rigenerarsi e favorire la biodiversità, prescrizione valida per le aziende superiori a dieci ettari e dietro ristoro economico.
Esenzione dell’Irpef
Agli agricoltori italiani il ministro Lollobrigida ha prospettato la possibilità che venga ripristinata l’esenzione Irpef per i redditi agrari e dominicali (quelli derivanti dal possesso dei terreni), reintrodotta quest’anno dalla legge di bilancio. É incerto se per tutti o con un tetto di reddito.
La concorrenza dei prezzi e lo scarso guadagno
Nessuno ha toccato un altro dei punti rivendicati: la concorrenza dei prodotti agricoli che entrano, o potrebbero entrare in Italia e in Europa, a prezzi molto inferiori, da paesi extraeuropei che hanno normative meno stringenti delle nostre, ammettono sostanze a noi proibite, hanno inferiori costi di produzione. In questo campo rientra la sospensione dei dazi, decisa per solidarietà, sui prodotti agricoli ucraini (molto competitivi), accompagnata da un forte incremento di volume. Il 2 febbraio, a Fieragricola di Verona, Yaroslav Melnyk, ambasciatore d’Ucraina in Italia, ha detto “Per noi esportare materie prime agricole è fondamentale, in quanto è una voce importante dell’economia del nostro Paese. Siamo grati all’Italia, che ci dà un sostegno enorme, così come estremamente significativo è l’aiuto mostrato ieri a Bruxelles dalla Commissione europea per l’Ucraina”.
Nessuno ha ripreso un’altra rivendicazione: essere pagati il giusto da parte degli acquirenti, tipicamente la grande distribuzione organizzata o le multinazionali. Finora agli agricoltori l’Unione europea, attraverso la Pac, ha elargito sostegni economici (attualmente il budget è di circa 387 miliardi di euro), ma – temono gli agricoltori – quanto durerà? E si domandano: c’è da fidarsi dell’Europa o è meglio rivolgersi agli Stati nazionali?
Domande senza risposta
Alla fine di tutto, restano alcune domande senza risposta.
Perché protestano solo agricoltori tedeschi, olandesi, francesi, belgi, italiani?
Se si collocano fuori delle associazioni di categoria, come hanno potuto agire in modo così organizzato e competente?
C’è un altro fine oltre a quello pronunciato di garantirsi una dignitosa sopravvivenza?
7 febbraio 2024
Per saperne di più
Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE
La politica agricola comune in sintesi)
L’agricoltura e il Green Deal
In copertina
Manifestazione di agricoltori a Bruxelles – EC, Audiovisual Service – © European Union, 2024