A due settimane dalla sua morte la città si ritrova a San Bellino.
Una ricetta per gli amici, che è anche un suo autoritratto.
Sabato 22 ottobre alla messa domenicale delle 18.30 non ci sono solo i parrocchiani di San Bellino. In questa chiesa dell’Arcella sono numerose le persone che vengono da altre parti di Padova a fare memoria di Giovanni Santone. A me l’invito è arrivato dalla Fondazione Zancan, della quale è stato un caro collaboratore fin dagli anni Ottanta, in molti seminari e progetti sui temi dell’adolescenza, dell’affidamento e della adozione, organizzati a Malosco e in altre sedi.
Ma molte altre comunità padovane del Terzo Settore hanno avuto in Giovanni Santone un collaboratore o un sostenitore. Infatti a tirare le fila di questo appuntamento di suffragio e di riconoscenza è Emanuele Alecci, ex presidente del Centro servizi volontariato di Padova, che vive nello stesso quartiere. Appuntamento “necessario” per Padova, perché “la sua è stata una figura imprescindibile per il mondo del terzo settore padovano e non solo”, ha scritto Alecci. La morte ha raggiunto Giovanni Santone due settimane fa lontano da Padova: “Dopo la morte della moglie e della figlia aveva deciso di trasferirsi in Friuli dove vive un altro figlio”, spiega Alecci; ed è lì che si sono svolti i funerali.
Personalmente ho “incrociato” Giovanni Santone negli anni del suo servizio politico, quando è stato assessore alle Politiche sociali del Comune di Padova, un ruolo che ha ricoperto dal 1993 al 1999 nelle prime due giunte guidate da Flavio Zanonato. I contenuti culturali e le scelte amministrative proposte da Santone in settori sociali complessi (affido, adozione, accoglienza dei migranti, povertà) sono stati un prezioso riferimento per la mia attività parlamentare.
Il Dottor Santone, così lo chiamavamo, ha infatti saputo essere sempre un punto di riferimento prima di tutto nella sua attività professionale e amministrativa e non solo nel volontariato.
Lo ricorda con felice sintesi sulla “Difesa del Popolo” di questa settimana Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan: “fu un pioniere dei diritti dell’infanzia. Da giovane laureato molisano ha iniziato a lavorare all’Enaoli (Ente nazionale assistenza orfani dei lavoratori italiani) in un dopoguerra molto difficile per le nuove generazioni. È poi arrivato a Padova e, dopo la soppressione dell’Enaoli e di altri enti nazionali nel 1977, ha continuato a occuparsi di diritti negati dell’infanzia in qualità di dirigente per la Regione Veneto”.
Tiziano Vecchiato riporta anche che Giovanni Santone “agli amici regalava una ricetta molto particolare”. La trascrivo dalla “Difesa” per continuare a ricordarci del Dottor Santone, vivendo.
Prendere 2 dl di pazienza, una tazza di bontà, quattro cucchiai di speranza e una dose di buona fede.
Aggiungere due manciate di tolleranza, un poco di prudenza, qualche filo di simpatia, una manciata di quella piccola pianta rara che si chiama umiltà e una grande quantità di buon umore.
Condite il tutto con molto buon senso.
Lasciate cuocere a fuoco lento e avrete una buona giornata.
Una ricetta; un autoritratto.