Giornata delle Forze Armate: per tradizione, non per legge

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Il Parlamento non ha ancora risposto all’invito del Presidente Sergio Mattarella.

Non abituarsi, se “il mondo è cambiato, in peggio”.

“Difendiamo la pace, ogni giorno”: nel manifesto di questo 4 Novembre 2023, giustamente ed opportunamente, il Ministero della Difesa sintetizza così il ruolo dei nostri militari.

Risalendo la sua attuale istituzione al 1949, successiva alla Costituzione repubblicana, il Giorno dell’Unità nazionale è anche richiamo collettivo e annualmente ripetuto a costruire unità, a superare le divisioni; richiamo, che – restando nazionale – può allargarsi dalla nostra comunità ad altre nel mondo, per raggiungere, in molti, l’obiettivo principale dell’unità: la pace.

Le Missioni internazionali – alle quali i militari italiani partecipano aggiungendo al Tricolore le insegne dell’Onu, dell’Unione Europea, della Nato e anche di specifiche coalizioni – hanno costruito in settant’anni la consapevolezza collettiva che le Forze armate sono uno strumento decisivo per il raggiungimento e il mantenimento della pace internazionale.

La nota di Mattarella a Draghi

Proprio per il loro apporto alla storia e alla vita della nostra comunità, questo Giorno si è spontaneamente completato anche nella Giornata delle Forze armate.

Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze armate: così, con il doppio nome, istituzioni e persone chiamiamo da moltissimi anni la ricorrenza del 4 Novembre.

Ma mentre il 4 novembre è definito giorno dell’Unità nazionale da una legge, la legge 260 del 1949, il suo significato di Festa delle Forze Armate non è sancito per legge; è una lunga, bella tradizione istituzionale e popolare.

Nel maggio dello scorso anno è stato lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a segnalare formalmente all’allora presidente del Consiglio Mario Draghi l’opportunità di “assumere in legge la definizione completa del 4 novembre come Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”.

Visto che poi nulla si era mosso, né al Governo né in Parlamento, il Presidente della Repubblica era tornato sull’argomento giusto un anno fa, proprio celebrando il 4 Novembre.

Il Senato all’unanimità (in luglio)

 Il Senato della Repubblica ha dato quest’anno seguito all’invito del Presidente Mattarella. Il 12 luglio ha approvato all’unanimità il disegno di legge che nel primo articolo recita: “La Repubblica riconosce il giorno 4 novembre come Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate”.

La Camera dei Deputati ha cominciato ad esaminare il testo arrivato dal Senato solo il 18 ottobre scorso. È verosimile che la calendarizzazione a ridosso della data del 4 Novembre sia stata la risposta a sollecitazioni che venivano e vengono dal mondo associativo. Alla nuova legge, ad esempio, tiene particolarmente l’Associazione nazionale combattenti e reduci, il cui presidente nazionale le ha dedicato quasi interamente la tradizionale lettera che invia alle Federazioni provinciali dell’Associazione proprio in occasione di questo Giorno.

Iniziato ora l’esame alla Camera

Molto probabilmente la festa del 4 Novembre del prossimo anno avrà la nuova denominazione ufficiale, per legge. A meno che non ci sia il tentativo alla Camera di modificare il testo approvato all’unanimità dal Senato. Alla Camera il 24 ottobre al disegno di legge del Senato sono stati congiunti per l’esame altri disegni di legge sullo stesso argomento presentati a alcuni deputati: una procedura regolamentare, certamente, ma anche… una tentazione.

Comunque vada, a mantenere vive le due dimensioni del 4 Novembre, quella delle Rimembranza del sacrificio storico e quella della Riconoscenza per l’impegno presente dei nostri soldati, contribuiscono in particolare le Associazioni combattentistiche e d’arma, In moltissime comunità, collaborando con la loro l’amministrazione comunale, hanno il merito di dare continuità alla celebrazione; soprattutto si assumono l’impegno di darle contenuto per le generazioni di oggi e di domani.

In questo spirito, celebrare quest’anno il 4 Novembre è onorare i caduti assumendo l’impegno a non abituarsi alla guerra.

Per l’informazione bomba scaccia bomba…

Due settimane fa, riassumendo l’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica finlandese, il nostro Presidente Sergio Mattarella ha pubblicamente riferito una loro amara constatazione.

Questa visita di Stato era programmata tre anni addietro. È stata rinviata per effetto della pandemia, del Covid. In questi tre anni abbiamo registrato, con il Presidente, che il mondo è cambiato. Ed è cambiato in peggio, per la verità.

Molto più che per il virus e per la pandemia, è cambiato per sciagurati comportamenti umani; per l’aggressione della Russia all’Ucraina e, negli ultimi giorni, per l’iniziativa terroristica di Hamas in Israele, con il conseguente pericolo di spirale di violenza che si sta registrando”.

Anche in queste ore la spirale di violenza non è più solo un pericolo, è tragica quotidianità.

Ora che la guerra non è più una sola, ma due, c’è il rischio che la condizione di conflitto sia percepita come una delle situazioni da vivere, non come la catastrofe da evitare in tutti i modi possibili.

L’abitudine, l’assuefazione alla guerra è possibile, specie quando la guerra è per molti mezzi di informazione solo un racconto, che si può interrompere quando si può iniziarne uno nuovo.

Abbiamo notato tutti come nelle ultime settimane l’informazione sta cancellando la guerra europea scatenata dalla Federazione Russa in Ucraina. I morti del Medio Oriente fanno più notizia dei morti in Ucraina, anche se muoiono nello stesso giorno, per le stesse bombe.

DIARIO DI COMUNITÀ / SABATO 4 NOVEMBRE 2023

In copertina

Il manifesto celebrativo del 4 Novembre 2023 del Ministero della Difesa.