Frenata del Governo Meloni sul servizio domiciliare per gli anziani

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Lettera del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza.

Come assicurare agli anziani la possibilità di continuare a vivere a casa.

Sulla non autosufficienza da età, prima che di soldi, ne fanno una questione di idee.

Le 60 organizzazioni che hanno costituito il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza venerdì 2 febbraio hanno inviato una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Vi commentano lo schema di decreto legislativo con il quale il 25 gennaio scorso il governo Meloni dà attuazione alla legge delega sull’assistenza agli anziani non autosufficienti.

“È opportuna una premessa. Anche se il settore ha evidente necessità di maggiori risorse, non è questo ora il nostro focus. Prima bisogna discutere il progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani”, tengono a precisare fin dall’inizio le 60 organizzazioni, che sono “la gran parte di quelle della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese”.

Beneficenza invece di cittadinanza

I soldi messi dal governo Meloni sono effettivamente scarsi: anzi sono per ora solo un “pagherò” post-datato a gennaio 2025.

Il governo chiama questa cambiale “prestazione universale”. Dal punto di vista dell’economia familiare la definizione è del tutto inappropriata, visto che sarà destinata – per soli due anni. – a meno di 30 mila persone su un totale di 3 milioni e 800 anziani non autosufficienti.

Il Patto per un nuovo welfare – fedele alla sua premessa – ne fa da parte sua notare l’inadeguatezza politica e sociale.

Questa l’osservazione: “Per ottenere la nuova misura – sperimentale per il 2025-2026 – sono richiesti un elevato bisogno assistenziale, un’età di almeno 80 anni, e ridotte disponibilità economiche. Viene così introdotto il principio che si può fruire dell’assistenza per la non autosufficienza solo se, oltre a trovarsi in questa condizione, si è poveri mentre attraverso il welfare è necessario sostenere anche le classi medie”.

Il decreto legislativo trasforma un diritto personale e sociale in un bonus legato a età, malattia e reddito: beneficenza pubblica invece che cittadinanza.

Intanto cercate nei cassetti medicinali veterinari

È questo uno dei casi in cui “il decreto approvato in via preliminare, a nostro parere, non sviluppa adeguatamente il progetto che invece la legge prevede”, notano le 60 organizzazioni.

Si tratta della legge delega approvata dall’attuale Parlamento, che era stata di fatto scritta dal Governo di Mario Draghi con il contributo decisivo del ministro Roberto Speranza. È, infatti, uno degli ambiti in cui si possono fare investimenti europei attraverso il PNRR.

La Destra – arrivata al governo – ha obbligatoriamente portato a compimento l’impianto già preparato. Ora però sembra voler utilizzare lo strumento dei decreti delegati (quello già approvato e quelli successivi) per riportare l’assistenza alla non autosufficienza per età dentro una propria visione politica.

Ad esempio, ancora nella logica della beneficenza, questa volta privata, il decreto legislativo che deve innovare l’assistenza alla non autosufficienza, si “perde” a dettagliare il modo con cui donare medicinali veterinari per animali di affezione: si deve passare attraverso enti del Terzo settore (bisognerà aspettare un decreto specifico per questo aspetto), le confezioni devono essere integre, correttamente conservate e non scadute. Ovvietà.

E anche per regalare medicinali veterinari si guarda in tasca ai destinatari: le persone anziane devono avere un Isee inferiore a euro 16.215. Non è il caso di “perderci” a nostra volta nell’andare a vedere come il governo Meloni è arrivato a questa soglia o nell’indagare su cosa succederà se le donazioni di medicinali veterinari saranno destinate a comunità di persone non autosufficienti per favorirvi le attività assistite con animali. Si farà la media degli Isee? Si escluderanno dalla pet therapy le persone con Isee oltre la soglia?

La pandemia ha segnalato un’urgenza

Tra una “promozione” e l’altra, succede intanto che, pur dovendo esercitare una delega relativa agli anziani non autosufficienti, il “pagherò” biennale del governo Meloni destina ben 200 milioni dei complessivi 500 alla promozione della salute e dell’invecchiamento attivo delle persone anziane. Si tratta di finalità certamente apprezzabili, ma fuori tema rispetto alla legge delega. Il governo ne è consapevole e così – come succede negli svolgimenti scolasti fuori tema – accosta situazioni decisamente improbabili, come la promozione del cicloturismo leggero tra persone anziane autosufficienti e non autosufficienti.

Come scrivono però le 60 organizzazioni del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, prima che una questione di soldi è una questione di scelte politiche del Governo Meloni.

La legge delega è stata impostata con negli occhi e nel cuore le tragedie della pandemia: i morti, ma anche il drammatico isolamento precauzionale di centinaia di migliaia di anziani. “Dalla pandemia in poi, opinione pubblica, media e politici hanno insistito – come una sola voce – sull’imperativo di assicurare agli anziani la possibilità di continuare a vivere a casa”, dice la lettera a Giorgia Meloni. E osserva: “Sul punto, lo schema di decreto rimanda a successivi provvedimenti di semplice indirizzo, mentre si dovrebbero già qui individuare alcuni criteri che siano vincolanti e che orientino il ridisegno dell’assistenza domiciliare verso la non autosufficienza”.

Tra casa propria e casa di riposo

In effetti il “riorientamento” verso la propria casa dell’assistenza alla non autosufficienza per età rappresenta uno dei contenuti più innovativi della legge delega, che il governo Meloni dovrebbe realizzare.

Non si tratta di contrapporre ideologicamente e aprioristicamente casa di famiglia e casa di riposo (lo fa spesso anche un cardinale, ma l’autore non aggiunge nessuna credibilità a valutazioni populisticamente negative sulle case di riposo). Si tratta piuttosto di riconoscere che a tutte le età è preferibile la vita in casa propria, almeno fino a che lo stare in casa propria non metta a rischio la vita stessa dell’anziano e la vita della sua famiglia.

Il percorso verso questo riorientamento non è nemmeno avviato nel decreto delegato approvato dal Governo Meloni.

Il primo necessario passo “verso casa propria” per gli anziani non autosufficienti è riconoscere loro la titolarità di un diritto specifico. La sintesi fatta dalla lettera a Meloni del Patto per un nuovo welfare è chiara.

“In Italia manca un servizio domiciliare pubblico disegnato per assistere gli anziani non autosufficienti. Quelli esistenti – di Asl e Comuni – sono utili ma pensati per altre categorie di persone e ad altri fini e non tengono conto di aspetti ineludibili come, ad esempio, la durata dell’assistenza”.

Servizio domiciliare su misura

Cominciare a realizzare un servizio domiciliare su misura di una fascia crescente di italiani è il pilastro di tutta la legge delega, che infatti prevede la creazione del Sistema nazionale per gli anziani non autosufficienti (Snaa), con il compito di programmare e verificare interventi e servizi pubblici (nazionali e territoriali) per la non autosufficienza da età sia di contenuto sociale che di contenuto sanitario. La legge, quindi, non scarica sui territori il peso della nuova assistenza e prevede un accompagnamento integrato della non autosufficienza.

Il decreto legislativo del Governo Meloni non attua nulla di tutto questo. Invece dello Snaa, nasce il Cipa (Comitato interministeriale per le persone anziane), dal cui perimetro di attività viene esclusa la parte sanitaria (che nella vita delle persone non autosufficienti è invece decisiva).

Non si tratta solo di una limitazione organizzativa o burocratica. Perimetrando al solo ambito sociale la competenza del Cipa il Governo Meloni sembra anticipare che non intende fare nemmeno il secondo passo necessario per non mettere in concorrenza casa propria e casa di riposo: il riconoscimento di una quota sanitaria da parte delle Asl non solo agli anziani ospiti delle Rsa (come avviene attualmente), ma anche agli anziani che vivono in casa.

11 febbraio 2024

In copertina

L’assistenza alla non autosufficienza in una illustrazione della pagina del Gruppo PD in Regione Emilia-Romagna.