Un cristiano laico che viveva nel popolo interpretando
le encicliche sociali
La decisiva esperienza del Partito popolare italiano
La notizia è arrivata, a giorno appena cominciato, da Pierluigi Castagnetti: “Ci ha lasciato Franco Marini. Già Presidente del Senato, ministro del Lavoro, segretario generale della Cisl e segretario nazionale di Ppi. Uomo integro, forte e fedele a un grande ideale: la libertà come presupposto della democrazia e della giustizia. Quella vera”.
Nella tristezza che dà il sentirsi sempre in meno lunga la strada del cattolicesimo democratico e popolare, mi ha fatto piacere che fosse Castagnetti ad informarci, perché Franco Marini è stato e resta per me soprattutto il segretario del Partito Popolare e Castagnetti è stato il suo successore.
Una scelta che non è più finita
La stagione del Ppi è durata poco; abbastanza, però per compiere una missione che tuttora continua: assicurare nella società italiana la presenza del cattolicesimo democratico e popolare dopo la fine della Democrazia Cristiana. Uno degli artefici di questa missione è stato Franco Marini, che opponendosi a Rocco Buttiglione e appoggiando Gerardo Bianco impedì che il Ppi scivolasse a destra e finisse nelle braccia di Silvio Berlusconi.
Per lui e per molti di noi quella scelta del 1994 non fu solo una scelta di schieramento: era la naturale posizione di chi aveva deciso fin dall’inizio di essere Popolare, a differenza di altri, come quelli guidati da Pierferdinando Casini, che erano subito passati a destra. In quella scelta con Marini tra i Popolari c’era anche Sergio Mattarella.
Il Presidente della Repubblica lo ricorda oggi con rimpianto. “Ritaglio” la sua dichiarazione:
“La morte di Franco Marini mi addolora profondamente. (…) Franco Marini è stato un eminente esponente della Repubblica. (…)
“Apparteneva alla schiera di quanti hanno saputo trasfondere nelle istituzioni la passione e il valore di aspirazioni autentiche maturate fra la gente, (…) la rigorosa testimonianza di chi poneva i principi del cattolicesimo democratico al servizio della crescita, della coesione e della giustizia sociale.
Dalla Cisl alle istituzioni, da Ministro del Lavoro poi nel Parlamento, poi nella responsabilità di Segretario del Partito Popolare Italiano: il suo contributo, in una fase di transizione della società italiana, è sempre stato connotato dalla intransigente difesa delle ragioni dei più deboli e della libertà dei corpi sociali nel quadro della Costituzione: credeva fermamente nella loro funzione“.
Nelle parole di Mattarella l’annuncio di Castagnetti diventa un racconto breve degli 87 anni di Franco Marini. La fotografia è comunque la stessa; ed è la stessa che conservo: quella di un costruttore.
Ha costruito molto, mettendosi sempre in squadra. senza vantare la primogenitura della progettazione.
È stato anche un architetto: dell’Ulivo, ad esempio. Per sé però riservava sempre il compito del “muratore”; tale desiderava apparire con l’impegno e la capacità che aveva nel dare corpo e organizzazione alle idee politiche.
Questa è la sua eredità, anche per l’oggi: per essere utili alla democrazia le idee politiche devono avere un sufficiente corpo elettorale ed una efficiente organizzazione di partito. È per questo che ha saputo “rinunciare” al nostro Partito Popolare perché le idee dei cattolici democratici continuassero ad avere forza politica nell’Ulivo, nella Margherita, nel Partito Democratico: architetto di questi progetti e poi muratore nel costruirli nella società, con l’abilità paziente di chi sa mettere i mattoni uno sull’altro, anche se hanno forma diversa, usando la malta adatta ad unire ed eliminando le spigolosità.
Le sue parole ai vescovi
Così i cattolici democratici italiani sono entrati nel nuovo secolo. Ci resteremo continuando a fare riferimento alla sua storia e al suo esempio di uomo integro, forte e combattente per la sua comunità, anche la comunità ecclesiale.
Tra i ricordi della comune esperienza c’è una sua intervista del giugno 1998, nella quale prende di mira “l’incomprensibile campagna contro di noi del quotidiano dei vescovi italiani”. La Chiesa italiana era allora guidata dal cardinale Camillo Ruini; Avvenire con un’insistenza programmata attaccava i Popolari, mettendo a disagio i cattolici democratici. L’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, insisteva su quelli che allora erano i “valori non negoziabili”
Franco Marini parla da cristiano laico ai nostri vescovi:
“Il Ppi ha come riferimento l’insegnamento della Chiesa. Per il resto, anche i vescovi sono uomini come noi e quando escono dalla dottrina e ragionano di politica possono sbagliare (…).
“A volte, quando leggo l’Avvenire, mi sembra di leggere l’house organ di Forza Italia. La cosa più sconvolgente è lo stravolgimento della verità. (…) Mi permetto di rivolgere una domanda al direttore dell’Osservatore.
“Può un cattolico, a fini di bassa polemica politica, strumentalizzare persino le ansie e le incertezze degli uomini sul significato della vita? Può un cattolico, a fini di bassa polemica politica, strumentalizzare addirittura la parola piena di sollecitazione e di speranza del Papa?”.
Gli sono rimasto grato per questa intervista che – con autorevolezza – riportava anche il mio pensiero di giornalista cattolico in Parlamento.
Aveva titolo per parlare ai nostri vescovi, perché nella comunità aveva agito ed agiva da credente ancorato alla Dottrina sociale della Chiesa, sia come sindacalista sia come politico sia come persona delle istituzioni repubblicane. Le encicliche sociali, dalla “Rerum novarum” in poi, entravano frequentemente nei suoi discorsi e sempre nelle sue opere, nel suo modo di vivere popolare, cioè uno del popolo.
Lo è anche in morte. È morto come i tanti anziani del popolo che il Covid si è portati via in questi mesi, con sofferenza e isolamento. Non in solitudine, però, perché chi vive nel popolo è sempre in compagnia.