Dopo la globalizzazione, la sinodalità: la profezia è in cammino

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La Pasqua nel cammino sinodale della Chiesa.
Le esperienze di ascolto nelle diocesi italiane e la dimensione europea

Ecco la Pasqua. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 6,2). Sono le parole di san Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi che i vescovi italiani avevano scelto come guida al percorso quaresimale che ci portati alla Pasqua.
È il momento favorevole di un itinerario. La Resurrezione non è un episodio, ma un’esperienza; l’esperienza di una comunità: nel periodo pasquale, infatti, la Chiesa rilegge il libro degli Atti degli Apostoli, così attualizzando l’azione dello Spirito Santo nel creare e formare le comunità della Chiesa nascente.

Quale zaino indossare

Un’attualità che quest’anno è rafforzata dal cammino sinodale nel quale è impegnata la Chiesa italiana con la Chiesa universale. Per questo nell’itinerario della Quaresima sono stati vissuti i “cantieri di Betania”, ispirati all’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania. I vescovi ne hanno raccomandati tre: il “cantiere della celebrazione” con le indicazioni liturgiche; il “cantiere della Parola” con i commenti alle letture bibliche; e il “cantiere della preghiera” con le meditazioni delle orazioni collette.
Papa Francesco, nel suo Messaggio per la Quaresima, li aveva completati: “Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto. Ma vorrei aggiungere anche un altro aspetto, molto importante nel processo sinodale: l’ascolto di Cristo passa anche attraverso l’ascolto dei fratelli e delle sorelle nella Chiesa, quell’ascolto reciproco che in alcune fasi è l’obiettivo principale ma che comunque rimane sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale”.
È un’indicazione che la diocesi italiane stanno già seguendo. Complessivamente, tutti i Cantieri, anche quelli apparentemente più “domestici”: consigli presbiterali, rapporto tra consacrati e laici, la centralità della Parola (solo per citarne alcuni), sono affrontati avendo cura di capire “quale zaino indossare per camminare accanto ai nostri fratelli e sorelle” osserva il presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena. E quando il metodo sinodale dell’ascolto e della conversazione restituisce silenzio di disinteresse o di inadeguatezza di linguaggio, il cantiere non si esaurisce, ma serve a fare esperienza di “un atteggiamento di ascolto profondo, non funzionale a una risposta immediata, ma che si lascia raggiungere ed eventualmente provocare e ferire dalla domanda”, annota ancora l’arcivescovo Castellucci.
È certamente una domanda che ferisce quella silenziosamente posta dagli 8 italiani su 10 che stabilmente tralasciano la liturgia domenicale. Sono italiani che, come la gran parte degli europei, nulla o pochissimo sanno del Sinodo, non solo perché non frequentano i luoghi in cui se ne parla, ma soprattutto perché non si sentono interessati: infatti, non fanno domande esplicite.
Avendo scelto come propria modalità “strutturale” l’ascolto, il cammino sinodale sta però allenando la Chiesa ad ascoltare anche i silenzi.

Una tenda allestita in Europa

I silenzi sono spesso carichi di contenuti su cui dialogare. A quel dato sulla frequentazione domenicale dei luoghi di culto, emerso nell’ultima indagine multiscopo dell’Istat, il giurista Marco Ventura fa raccontare: “L’Italia cattolica delle messe affollate non c’è più. C’è un’Italia della scelta di credere o non credere, di frequentare o non frequentare il tempio, di celebrare o non celebrare in pubblico. (…) In ciò finisce con il consistere la nostra nuova vera identità religiosa collettiva: non nel confessarci cattolici in chiesa la domenica, ma nel sentirci liberi di manifestare nei modi più diversi la relazione con il divino e la ricerca del trascendente”.
La “domanda silenziosa” posta da un’assenza può dunque contenere anche una ricerca, oltre che segnalare una lontananza.
È con questa consapevolezza che all’Assemblea sinodale europea di Praga l’immagine più ricorrente sia nei testi di lavoro sia negli interventi è stata quella della “tenda”, presente fin dal titolo dell’appuntamento “Allarga lo spazio della tua tenda”, citazione del profeta Isaia. Spiega il vescovo di Nuovo mons. Antonio Mura, che ha guidato la delegazione italiana a Praga: “È un’immagine molto simbolica. La tenda è mobile, è l’immagine di una Chiesa che si muove sapendo che nessuna persona ma anche nessun luogo è lontano”.
Nessuno è – neppure – più avanti o più indietro, se si utilizza “la tenda”. Sempre mons. Mura racconta dell’esperienza sinodale europea: “È emersa prepotentemente la bellezza e la complessità dell’Europa in questo momento. La bellezza rappresentata dalla diversità delle storie, delle culture, dei riti e delle tradizioni, non solo quindi della lingua. La complessità emerge dalla velocità diversa con la quale camminano i Paesi e i territori, anche nella vita di fede; questo comporta valutazioni e orizzonti spesso non assimilabili, ma comunque sempre reali e da rispettare senza pregiudiziali”.
Questo provare a vivere insieme e senza pregiudizi la complessità conferma la valutazione che il cardinale Matteo Zuppi ha espressa al Consiglio permanente della Cei di marzo: “La sinodalità è tutt’altro che rinuncia o omologazione al ribasso!”. E non solo perché ci porta “vicini ad una nuova primavera della Chiesa, aprendo nuove e coraggiose prospettive di futuro”, come assicura il presidente dei vescovi.
“L’idea di sinodalità non si fa al di fuori della società di oggi; è una forte profezia rivolta a tutti”, dice convintamente la teologa argentina Emilce Cuda, componente della Pontificia Accademia delle scienze sociali.
La “tenda” allestita in Europa e lo “zaino” verificato nei Cantieri di Betania sono l’attrezzatura testata nel sinodare della Chiesa, che può diventare utile all’intera famiglia umana nell’attuale incertezza causata dalla crisi della globalizzazione. C’è un’alternativa al nazionalismo, al radicalismo politico, al fondamentalismo religioso, al populismo: convertire la globalizzazione in un processo di comunicazione, condivisione e reciproca valorizzazione. È la profezia che il Sinodo sulla sinodalità condivide con tutti.

9 aprile 2023