• A due anni dalla morte un ricordo
del suo ruolo nella Chiesa padovana

• Quattro decenni fa il suo manuale “Diaconia
della carità nella pastorale della Chiesa locale” •
Sono due anni che don Paolo Doni è morto. Martedì 8 aprile le due messe quotidiane nella chiesa di Conselve sono anche un momento della sua memoria. Ed è un “segno” che questo avvenga nella parrocchia dove è stato arciprete.
Mons. Onello Paolo Doni (Paluello di Strà, 14 luglio 1944 – Padova, 8 aprile 2023) ha prestato molti servizi nella Chiesa padovana, prevalentemente con compiti diocesani: dalla docenza al Seminario Maggiore all’incarico di vicario generale della diocesi. Aveva però sempre avuto il senso di “una comunità cristiana concreta, con un suo volto, con la sua storia, le sue persone, le sue potenzialità e i suoi limiti, con le sue proposte”, come egli stesso ha scritto. E la parrocchia è la dimensione fondamentale.
Comunità che si prende cura
Non è un caso che dopo aver guidato la Chiesa padovana nella transizione tra due vescovi, don Poalo Doni abbia scelto di fare il parroco a Bertipaglia, frazione di Maserà, nel Conselvano. Ed è un segno che abbia scelto per sé il cimitero di Paluello, ancora una frazione, dove era nato.
Nella dimensione locale, la parrocchia e la diocesi, don Paolo Doni aveva individuato la condizione più favorevole per “una Chiesa, comunità di credenti, che si prende cura delle persone che incontra, che fanno famiglia, che lavorano e costruiscono il Paese, che si prendono cura degli emarginati, della giustizia, del bene comune”.
La carità attraversa teologia e catechesi
Per questa dimensione della Chiesa, ormai quattro decenni fa, don Paolo Doni aveva curato un vero proprio manuale: Diaconia della carità nella pastorale della Chiesa locale. Il volume, pubblicato nel 1986 dalla Gregoriana Libreria Editrice di Padova, era stato promosso dalla Caritas nazionale di mons. Nervo e dalle tre associazioni teologiche italiane (biblisti Abi, sistematici Ati, moralisti Atism).
Il teologo mons. Paolo Doni l’aveva coordinato, partendo dalla constatazione che si può leggere nella controcopertina del libro.
Con una certa meraviglia infatti si notava l’assenza, quasi totale, del tema della carità nel curriculum teologico attuale. Eppure la carità costituisce la forma omnium virtutum e la nota distintiva dei cristiani. La carità infatti si presenta come chiave di lettura per tutto il patrimonio della fede cristiana; più che un tema da mettere a fianco di altri temi, essa costituisce un filone che attraversa tutta la teologia, la catechesi, la storia della Chiesa.
Secondo san Tommaso d’Aquino
La “meraviglia” dei teologi era alimentata anche dalla constatazione che il concetto di carità come “forma di tutte le virtù” non era certo nuovo, visto che la definizione era stata utilizzata da san Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiae (correvano gli anni tra il 1265 e il 1274).
La questione però non era teologica.
“È problema e impegno di tutta la comunità cristiana; non può essere considerata un settore della vita cristiana, ma è una dimensione dell’essere e dell’operare della Chiesa stessa; non può costituire l’oggetto di particolari ed esclusive esperienze, ma è il dinamismo che muove tutto e tutti per edificare la Chiesa come sacramento dell’amore di Dio per gli uomini di questo nostro tempo”.
Così si legge nel “manuale” curato da don Paolo Doni.
Quarant’anni dopo il problema rimane. Probabilmente è ancora più difficile affrontarlo. “Negli ultimi tempi – annotava infatti due anni fa il profilo a lui dedicato dalla diocesi – don Paolo portava con sé il rammarico per un raffreddamento dell’impegno sociale, politico e culturale dei cristiani e per una involuzione dei percorsi tracciati”.
8 aprile 2025
In copertina
Don Paolo Doni (Paluello di Strà, 14 luglio 1944 – Padova, 8 aprile 2023).