Le risposte di chi frequenta il “Madre Teresa di Calcutta” – La Regione non ne riprogramma il ruolo nella nuova Ulss Euganea –
L’ospedale “Madre Teresa di Calcutta” torna oggi a far notizia per i primi risultati di un questionario distribuito a chi frequenta il nuovo complesso ospedaliero di Schiavonia. Una volta arrivati, il giudizio è sostanzialmente positivo: l’ambiente è decoroso e moderno, il personale ha impegno, dedizione e professionalità encomiabili. Il problema è… arrivarci: sia perché la grande struttura non è adeguatamente collegata con il territorio della Bassa Padovana, specialmente dal Montagnanese; poi c’è che non sempre i posti letto sono sufficienti, per via che alcune specialità non sono ancora attivate e che comunque mancano posti letto. È quanto riferiscono i sindacalisti della Uil Funzione Pubblica, che la settimana scorsa ha distribuito i questionari ed ora ha cominciato ad elaborarli con l’intenzione di trasmettere le considerazioni ai sindaci.
Fuori dai centri abitanti e lontano da essi
Quand’ero parlamentare della Bassa padovana ho avuto modo di seguire la lunga vicenda intitolata “ospedale unico”, per questo oggi aggiorno il mio Diario con questo tema. Alla fine è stato realizzato nel 2014, ma i nodi che c’erano prima che i lavori iniziassero nel 2009 sono ancora tutti lì da sciogliere.
Quello che più stringe gli abitanti è proprio il collegamento: portato fuori dai centri abitanti e lontano da essi, è ancora isolato perché il completamento della regionale è di là da venire e perché dentro le spese dell’insediamento non è stato inserito il collegamento con mezzi pubblici: considerata l’età media degli utenti (non solo i ricoverati, ma i visitatori e gli assistenti) per una struttura nata meno di tre anni è veramente una lacuna imperdonabile.
Sarebbero aumentati i costi? Certo. Ma non è che il “Madre Teresa di Calcutta” costi poco. Il consigliere regionale Claudio Sinigaglia riferisce che nel bilancio di previsione 2017 dell’Ulss Euganea è prevista un’uscita di 28 milioni, soprattutto a causa della realizzazione dell’opera in finanza di progetto, cioè con soldi anticipati dai privati.
Anche questo è un problema che c’era prima di cominciare e che è rimasto lì. Con l’aggravante che le condizioni sottoscritte nel 2009 non sono oggi più aderenti al corrente costo del denaro, per cui quel contratto va senz’altro rinegoziato. E sarebbe bene che la rinegoziazione fosse fatta direttamente dalla Regione nell’ambito di una trattativa globale, invece che dalla singola Ulss Euganea.
Gli ospedali dismessi sono sempre lì
Sempre lì sono poi gli ospedali dismessi di Este e di Monselice, e sempre lì sono gli ospedali di Montagnana e di Conselve, con la loro incerta destinazione.
È uno spreco enorme di risorse finanziarie, ma è anche uno spreco di risorse comunitarie: i cittadini si chiedono infatti perché non si utilizzano meglio anche i siti ospedalieri dismessi, aumentando così la disaffezione verso l’ospedale unico di Schiavonia.
Non vedo poi che il “Madre Teresa di Calcutta” entri in nessuna maniera nel dibattito in corso a Padova sul “nuovo” ospedale. Il dibattito è ovviamente ripreso in concomitanza con la campagna elettorale amministrativa nel capoluogo e dal punto di vista delle valutazioni di cura e di costo resta sembra un “affare dei padovani”, come se fosse possibile fare progettazione e programmazione senza tenere conto dell’area vasta, nella quale non c’è solo l’ospedale di Piove di Sacco (non per merito suo, ma perché faceva parte della stessa Ulss)- Oggi che l’Ulss è unica, la programmazione ospedaliera per i padovani non può prescindere dall’insieme di risorse presenti sul territorio, da Montagnana a Cittadella, da Schiavonia e Camposampiero, da Padova a Piove di Sacco. Tocca alla Regione – titolare della programmazione e dei finanziamenti – assumere la guida di questa nuova dimensione. Non lo ha ancora fatto né politicamente né tecnicamente.
L’unica cosa che ha fatto è ridurre di 26 milioni i trasferimenti regionali alla nuova Ulss Euganea rispetto alla somma trasferita nel 2016 alle tre Ulss precedenti. È prudente domandarsi se non toccherà alla Bassa padovana e al suo ospedale unico sopportare il peso maggiore di questa riduzione.
11 aprile 2017