CARTOLINA / Sabato 16 marzo 2024
Per rapire Aldo Moro le Br fecero una strage di uomini delle Istituzioni.
Non sono andati a cercare la morte. Oreste Leonardi e Domenico Ricci, carabinieri, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, poliziotti, sapevano che potevano incontrarla, erano pronti a contrastarla. Non ci riuscirono quel 16 marzo 1978.
Poco dopo le 9 del mattino, in via Mario Fani, a Roma nel quartiere di Monte Mario, un commando delle Brigate rosse bloccò l’auto sulla quale viaggiavano il presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro. Gli uomini delle Brigate rosse assassinarono Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Diedero loro la morte per rapire Moro, di cui i cinque uomini dello Stato formavano la scorta.
La morte non ha vinto
Anche Aldo Moro aveva ben presente che era in corso un duello tra lui e la morte. Le Brigate rosse avevano già ucciso centinaia di persone, in una tragicamente vagheggiata insurrezione. La morte – sempre per mano delle Brigate rosse – sembrerà vincere anche su di lui, 55 giorni dopo.
Non fu e non è così. A 46 anni di distanza l’Italia continua a fare tesoro della grandezza umana e politica di Aldo Moro. Ogni 16 marzo la Repubblica depone fiori per Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi e Raffaele Iozzino, uomini, padri, vittime innocenti perché servitori delle Istituzioni fino alla fine.
Il proprio dovere, con semplicitàa
Ottant’anni fa, nel 1944, in un articolo dal titolo “Ricostruzione” mentre ancora infuriava la guerra in Italia ed in Europa, Aldo Moro aveva proposto una strada per il futuro. Su quella strada egli era in cammino; lo erano anche le persone della sua scorta.
“Rimettiamoci tutti a fare con semplicità il nostro dovere. Chi ha da studiare, studi. Chi ha da insegnare, insegni. Chi ha da lavorare, lavori. Chi ha da combattere, combatta. Chi ha da fare politica attiva, la faccia, con la stessa semplicità di cuore con la quale si fa ogni lavoro quotidiano. Madri e padri attendano a educare i loro figlioli. E nessuno pretenda di fare meglio di questo, perché questo è veramente amare la Patria e l’umanità”.
Siccome era una strada per futuro, continua ad esserlo anche per l’oggi.
In copertina
La lapide che in via Fani a Roma tiene vivi i nomi delle persone assassinate il 16 marzo 1978. La foto è nella pagina di Graziano Delrio, senatore del Partito Democratico.