L’attuazione della legge delega rinviata di un anno e ridotta ad una sperimentazione.
Il finanziamento non basterà neppure a coprire l’inflazione già consolidata.
Sei un ottuagenario, molto malmesso in salute e con pochi soldi al mese da spendere? Aspetta un anno e ti sarà aumentata l’indennità di accompagnamento.
Come se il tempo fosse infinito per chi ha oltre ottant’anni, il Governo Meloni ha approvato questa settimana lo schema di decreto legislativo di attuazione della legge delega, 33/2023 sull’assistenza agli anziani.
Non cambierà niente prima del 2025
È più uno schizzo che un progetto: infatti, la parte più urgente – quella che riguarda gli anziani non autosufficienti – è trasformata in sperimentazione e tutto l’insieme delle misure non prenderà il via prima del gennaio del 2025 e si concluderà nel dicembre 2026. Nessuna norma strutturale, quindi. Eppure, la legge delega è stata discussa a lungo; già il governo di Mario Draghi l’ha inserita nel PNRR (così dando modo di utilizzare la programmazione europea) ed è sta definitivamente approvata dal Parlamento nel marzo dello scorso anno.
Poiché è appunto solo uno schizzo da mostrare all’elettorato, anche il finanziamento è uno… schizzo: è il “solito” un miliardo di euro, che si mette in testa ai comunicati stampa e ai post per mostrare che si vuole fare e non solo dire.
Un miliardo di euro in più per l’assistenza agli anziani è sempre un miliardo e meno male che il Governo Meloni ha promesso di spenderlo; però a rate posticipate: 500 milioni nel 2025 e 500 milioni nel 2026.
Questo “pagherò” non coprirà neppure l’inflazione da qui alla fine del 2026.
Fra un anno mancheranno i soldi veri
Ecco alcuni numeri elaborati da Franco Pesaresi per Welforum. Per l’assistenza continuativa alle persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti nel 2022 sono stati necessari circa 24 miliardi e 400 milioni di euro: in dettaglio: 9 miliardi annui in spese sanitarie, 10,7 miliardi annui per l’indennità di accompagnamento. 4,7 miliardi annui per prestazioni socioassistenziali.
Se il “pagherò” governativo di 500 milioni per due anni fosse destinato tutto a queste finalità, si tratterebbe di un aumento del 2 per cento rispetto alla spesa del 2022. Poiché l’inflazione accertata nel 2023 è stata del 5,7 per cento e l’inflazione prevista dalla Banca d’Italia per il 2024 è dell’1,9 per cento, già all’inizio del 2025 l’inflazione si sarà mangiata abbondantemente l’aumento e mancheranno soldi “veri” rispetto alla spesa del 2022.
Ne mancheranno molti, anche perché dei 500 milioni anni annunciati, all’assistenza continuativa della non autosufficienza da età il governo ne destina 300. Gli altri 200 sono destinati all’invecchiamento attivo. Sarà dunque un… miracolo se il provvedimento “permetterà di dare risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, di cui 3,8 non autosufficienti”, secondo la… profezia della viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci.
I destinatari ridotti ad una piccolissima minoranza
La dichiarazione aumenta i dubbi, ma fornisce due numeri certi – essendo l’on. Bellucci la più competente in materia dell’intero governo – su quante persone in Italia hanno titolo di aspettarsi le “risposte concrete ai bisogni” loro. Basta dividere il “pagherò” di 500 milioni di euro per 14 milioni di persone: arrotondate per eccesso, fanno 36 euro all’anno a testa, cioè 3 euro in più al mese. Prendendo il secondo numero, i 3,8 milioni di persone non autosufficienti, e dividendo per ciascuna di loro la quota di 300 milioni, il quoziente è di 80 euro scarsi all’anno; meno di 7 euro al mese.
Naturalmente anche la viceministra Bellucci, la presidente del Consiglio Meloni e tutto il governo usano la calcolatrice. Ecco come: per aumentare il quoziente non hanno innalzato il dividendo (cioè i soldi), ma hanno abbassato il divisore (cioè i destinatari).
Questo il risultato: il “pagherò” biennale del governo Meloni sarà destinato (non prima del gennaio 2025 e non oltre il dicembre 2026) solo alle persone non autosufficienti ultra ottantenni; però a due condizioni: siano valutate gravissime e dispongano di un reddito Isee di non oltre 6.000 euro. Così prescrivendo, i destinatari diventano meno di 30 mila; tra le persone che in Italia hanno diritto all’indennità di accompagnamento saranno meno del 3 per cento di tutti gli ultra ottantenni e meno del 2 per cento di tutti gli ultra sessantacinquenni.
Quasi tutti esclusi da questa lotteria della vita
Ovviamente, per questi futuri 30 mila beneficiari il quoziente crescerà in misura importante: la promessa è di 850 euro al mese in aggiunta all’indennità di accompagnamento. È una cifra che indubbiamente modificherà per un tempo limitato la situazione sia personale che familiare. Riguarderà però pochissime persone e le loro famiglia. Inoltre, gli 850 euro al mese in più sono solo una previsione: nel suo provvedimento il Governo Meloni ha previsto che se gli aventi titolo all’aumento dell’indennità di accompagnamento saranno di più di quelli calcolati, non aumenteranno i 300 milioni di euro del governo, ma diminuiranno gli 850 euro mensili dell’anziano.
Infine, la stragrande maggioranza degli anziani che resteranno fuori da questa specie di “lotteria della vita” programmata dal Governo Meloni, non ha nessuna prospettiva di parteciparvi neppure dal 2027 in poi. Un governo che stanzia 500 milioni all’anno per sperimentare “un nuovo modello di welfare” (altre parole, pompose in questo caso, della viceministra Bellucci) non ha certo in mente di arrivare ad estendere in futuro la quota aggiuntiva a tutti gli anziani non autosufficienti. Gli esperti della materia hanno calcolato che servono 16 miliardi e 200 milioni di euro all’anno: cifra che conferma che il “pagherò” di 300 milioni per la non autosufficienza non finanzierà neppure una seria sperimentazione.
Un volantino propagandistico affidato al Parlamento
Lo schema di decreto attuativo della legge delega, 33/2023 sull’assistenza agli anziani. Non è neppure uno schizzo dell’assistenza continuativa per la non autosufficienza da età.
È lo schizzo di un volantino propagandistico, affidato proprio ora al Parlamento per il parere obbligatorio, perché faccia notizia nella campagna elettorale in corso. Le persone coinvolte dalla non autosufficienza per età sono, infatti, milioni: accanto ai 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, ci sono i familiari che li assistono; e poi ci sono coloro che lo fanno per professione (individuale o strutturata): 10 milioni di persone in Italia.
28 gennaio 2024
In copertina
Bisogni di cure per persone anziane non autosufficienti. Disegno di Salute Internazionale.