All’ombra delle riforme c’è la demolizione della centralità del Parlamento

/
CARTOLINA / Mercoledì 10 maggio 2023  

Come se la storia non avesse scritto che la prima battaglia combattuta contro l’assolutismo, nel nome della libertà e poi della democrazia, è stata combattuta e vinta dal Parlamento (Guido Bodrato).

Non credo che la maggioranza degli italiani senta il bisogno che in questo momento il governo si dedichi alle riforme costituzionali; meglio che tenga d’occhio l’avvitamento della guerra in Europa, l’inflazione e i salari, le migrazioni, i movimenti all’interno dell’Unione Europea.

Nemmeno la Costituzione sente il bisogno di riforme in questo momento, mentre traballano le sue fondamenta: il lavoro che non basta a mantenersi, la salute che da diritto è sempre più una mercanzia, l’eguaglianza di futuro che molti hanno smesso di sognare.

Quanto alla struttura istituzionale della Repubblica, “lungimiranti, non a caso, furono le scelte dei nostri costituenti: centralità del Parlamento, presidente del Consiglio primus inter pares e ruolo di garanzia del capo dello Stato. Un sistema che ci ha garantito comunque decenni di democrazia”, leggo oggi su “Avvenire” nell’editoriale di Danilo Paolini.

Sullo stesso argomento, sempre oggi, c’è un promemoria di Guido Bodrato classe 1933, cattolico democratico piemontese, tre volte ministro, direttore de “Il Popolo” dal 1995 al 1999, un popolare.

Nel corso del primo incontro tra il Presidente del Consiglio e la rappresentanza delle diverse formazioni parlamentari, si è fatta una rassegna delle posizioni… di partenza. Presidenzialisti, premierato, neoparlamentari…

Poche novità ed una conferma tenuta in ombra: la demolizione della centralità del Parlamento. Come se la storia non avesse scritto che la prima battaglia combattuta contro l’assolutismo, nel nome della libertà e poi della democrazia, è stata combattuta e vinta dal Parlamento.

Camminando con le gambe del Parlamento, uno Statuto di Sudditi è diventata un’Assemblea costituente ed ha scritto, con i valori della Resistenza, la Costituzione repubblicana più bella del mondo.

Una Carta che si è più volte aggiornata ma non si può stravolgere.

La Repubblica democratica fondata sul lavoro deve restare una democrazia parlamentare. Una democrazia fondata sul libero voto di un popolo non deve naufragare in un plebiscito imposto da un’oligarchia o dell’uomo forte.

L’antiparlamentarismo è sempre stato il nemico della partecipazione democratica, che è perno della solidarietà e del bene comune.