Alle Primarie per scegliere il Partito Democratico per l’Italia

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Dopo che gli iscritti hanno individuato la candidatura di Stefano Bonaccini o Elly Schlein.

A questa finalità più generale contribuirà anche il numero dei votanti. 

All’Italia serve il Partito Democratico: scegliamolo insieme. Il contenuto delle Primarie PD di domenica 26 febbraio è soprattutto questo. Gli elettori che accetteranno l’invito troveranno sulla scheda la scelta tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, i due candidati alla segreteria nazionale proposti dagli iscritti al PD. Però l’indicazione che verrà dai votanti sarà più generale, perché con le Primarie PD di domenica 26 febbraio inizia il cammino per tornare a vincere, insieme: elettori ed iscritti che non si riconoscono nella Destra, che vogliono cominciare a cambiare l’attuale governo: il governo dei tagli a sanità e scuola pubblica, il governo delle promesse mancate sulle accise sulla benzina e superbonus.
È per questo che all’Italia serve il Partito Democratico. “Non è vero che basta avere un leader. Occorre – ha osservato in un’intervista (Il Riformista, 18 febbraio) la politologa Nadia Urbinati – che questo o questa leader faccia il lavoro di andare laddove c’è più possibilità di accrescere il consenso al partito, cioè dove non si vota più, dove non si parla più di politica. È lì che c’è il bacino naturale. Serve un partito. Non semplicemente un segretario. Il segretario è importante, ma se poi è importante per sé siamo punto e a capo”.
Condizione ideale per scegliere – A proposito del futuro PD che attende i due candidati alla segreteria, un’utile prospettiva la suggerisce il giornalista Michele Serra: “Un partito di massa (se il Pd vuole essere questo) non può essere solo pragmatismo o solo idealità, solo governo o solo opposizione, solo realtà o solo immaginazione. Deve essere tutte queste cose insieme, altrimenti rischia di perdere un bel pezzo della sua funzionalità. Non si sa se Schlein abbia ben chiaro che le serve Bonaccini, e Bonaccini che gli serve Schlein, ma se – come dicono entrambi – è il Pd che conta, dopo le primarie non avranno altra scelta” (La Repubblica, 22 febbraio, L’Amaca).
“Se perdi, dal giorno dopo mi sosterrai?”, ha chiesto senza giri di parole Stefano Bonaccini ad Elly Schlein. “Assolutamente sì, senza ombra di dubbio. Abbiamo già dimostrato di saper lavorare bene insieme ed è la migliore promessa che possiamo fare”, è stata la risposta secca di Schlein nel corso del faccia a faccia tv di lunedì scorso. Il “viceversa” è stato più volte affermato altrettanto nettamente da Bonaccini nel corso del congresso del PD.
È dunque la condizione ideale per gli elettori: possiamo scegliere l’uno o l’altra con la ragionevole certezza che faremo comunque bene per il partito di riferimento e bene per l’Italia.
Una buona partecipazione darà ragione a Letta – A questa finalità più generale contribuirà anche il numero dei votanti: scelta politica anche questa e non solo statistica.
Una buona partecipazione serve, ad esempio, a confermare la linea che il Partito Democratico ha indicato dopo le elezioni di questo mese in Lombardia e Lazio: “Il tentativo ripetuto di sostituirci come forza principale dell’opposizione non è riuscito. L’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata. Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5S e Terzo Polo che l’opposizione va fatta al governo e non al Pd. Il Pd rimane saldamente seconda forza politica e primo partito dell’opposizione. Il Pd la sua parte l’ha fatta. M5S e Terzo Polo non hanno voluto coalizzarsi, dimezzano i voti e se la prendono con noi”. È stata la valutazione di Enrico Letta, che ha fortemente voluto il congresso costituende del Partito Democratico e che domenica 26 febbraio lascia la segreteria del PD a Stefano Bonaccini o ad Elly Schlein.