No al suicidio assistito dei piccoli paesi

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I vescovi italiani contrastano duramente
il piano del governo per le aree interne

Per risanare il cuore della vita sociale
servono cura, ascolto, responsabilità

A fine agosto 139 tra cardinali, arcivescovi, vescovi e abati italiani hanno sottoscritto una “Lettera aperta al Governo e al Parlamento” per evitare alle aree interne del nostro Paese l’eutanasia provocata da isolamento, spopolamento, inverno demografico, invecchiamento, solitudini personali e comunitarie. L’iniziativa è tipicamente politica perché propone una alternativa al Piano strategico nazionale delle aree interne (Psnai), approvato a marzo dal governo. L’obiettivo 4 del Piano per alcune aree parla di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. I vescovi vi leggono “un invito a mettersi al servizio di un suicidio assistito” di questi territori lontani da ospedali, stazioni, scuole e altri servizi essenziali.

Poiché “la comunità ecclesiale resta una delle poche realtà presenti ancora in modo capillare sul territorio nazionale”, essa mette a disposizione esperienza e competenza per abitare (cioè non solo progettare ma anche vivere) il futuro di oltre 13 milioni di italiani che vivono in “aree interne”, che in 10 anni hanno perso quasi 700 mila abitanti. “In questi luoghi in cui la vita rischia di finire, essa può invece assumere una qualità superiore: guardarli con lo stesso spirito con cui ci si pone al capezzale di un morente sarebbe, oltre che segno di grave miopia politica, un torto fatto alla Nazione intera”.

La democrazia non è un meccanismo, ma un organismo

Il “cuore da risanare” avrebbe potuto dire a questo proposito il venerato Papa Francesco è quello della democrazia che riduce a pura tecnica l’amministrazione pubblica.

La democrazia non si riduce ad un meccanismo. È un organismo. E, come ogni organismo, ha bisogno di un cuore che batte.

Per questo, un anno fa a Trieste, all’apertura della cinquantesima Settimana sociale dei cattolici in Italia Papa Francesco ha insistito nell’avvertirci che “possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. (…) Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore infartuato, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre”.

“Il cuore della politica è fare partecipe”: per questo Papa Francesco continuava con “un incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. È questo: a me piace pensare che nella vita sociale è necessario tanto risanare i cuori, risanare i cuori. Un cuore risanato”.

Ha anche prescritto un buon… farmaco cardiovascolare: “La fraternità fa fiorire i rapporti sociali”; e ha indicato una… terapia impegnativa: “Il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio per pensarsi come popolo e non come io o il mio clan, la mia famiglia, i miei amici”. Vale però la pena impegnarsi in questa terapia: “Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognare il futuro. Non avere paura”.

Parole che la Provvidenza ha trasformate, meno di un anno dopo, in un testamento, che ora molti in Italia sono impegnati a realizzare.

La politica è la strada, non la meta

“Abbiamo voluto risvegliare il senso della partecipazione democratica a tutti i livelli, non solo a quello istituzionale, perché abbiamo creduto e crediamo come cristiani e uomini e donne di buona volontà, che l’amore politico pervade ogni azione. Papa Francesco ci ha invitato a dare un nome al nostro impegno, a definirne l’identità, qualunque sia il luogo dove noi rispondiamo alla nostra vocazione: è l’amore politico Quando ci uniamo agli altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel campo della più vasta carità politica (cf. FT 180)”. Lo ribadisce l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, presidente del Comitato scientifico ed organizzatore della Settimana sociale.

Risanare il cuore nella vita sociale fa di una scelta di credenti una proposta politica. Per risanare il cuore della vita sociale serve cura, ascolto, responsabilità; servono scelte concrete: la lotta alla povertà educativa, l’integrazione dei migranti, le comunità energetiche; solo per fare degli esempi. Questi e molti altri non sono progetti ecclesiali. Sono azioni civiche, politiche, comunitarie.

“Il frutto non è la politica, ma il bene della polis; la politica è la strada per raggiungerlo”, precisa ancora mons. Renna. È l’affermazione di un principio, ma anche l’invito a muoversi. Infatti, sulla strada della politica per arrivare al bene della polis, si sono incamminati – tra gli altri – gli stessi vescovi italiani.

Domenica, 31 agosto 2025

Il testo

La “Lettera aperta al Governo e al Parlamento” è stata sottoscritta da 141 tra cardinali, arcivescovi, vescovi e abati il 26 agosto 2025 a conclusione dell’annuale convegno dei vescovi delle Aree interne a Benevento.

In copertina

La suggestiva visione della pianura padovana ai piedi dei Colli Euganei è di Don Renato Pilotto.

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