Una casa dei cattolici che non sia un partito?

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Nel PD che cambia segretaria c’è chi ripropone la “questione cattolica”. 

Intanto si potrebbe cominciare a diventare l’equipaggio della Nave di Francesco. 

 

Polesella (Rovigo), 17 marzo 2023 

Caro Bedin,
l’elezione, a furor di Primarie, di Elly Schlein a segretaria del Partito Democratico sta alimentando speranze per il futuro elettorale del centrosinistra, ma ha subito acceso discussioni sulla natura del partito.
Una discussione, che non è solo organizzativa, ha per tema proprio le Primarie: ad attizzarla proprio il risultato del voto popolare del 26 febbraio.
Un altro dibattito sta riguardando il rapporto tra cattolici democratici e PD: in questo caso è la personalità e la posizione politica di Elly Schlein a farlo tornare di attualità. Sembra proprio che la “questione cattolica” debba essere riproposta in Italia da ogni significativo cambiamento del panorama politico. Insomma, preoccupazioni e malessere, domande ed inviti interessati che si susseguono in queste settimane non sono proprio una novità.
E poi tornano i “buoni propositi”. Giuseppe Fioroni, che pure l’ha fondato, è uscito nell’occasione dal Partito Democratico, senza proprio sbattere la porta, ma per fare dell’altro: “Oggi c’è la necessità – ha detto Fioroni – di rifare una casa dei cattolici. Non per creare un nuovo partito o partitino. Oggi dobbiamo occuparci di noi stessi ed essere in grado di ripresentare sui territori le nostre idee, i nostri valori e progetti. E poi presentarli alle nuove generazioni nella convinzione di fare un grande servizio alla Repubblica”.
Confesso che il proposito è attraente, ma poi mi chiedo se ci sia modo di realizzarlo. Sono ormai trent’anni che propositi come questo non si realizzano.

Flavia Destro

Commenta Tino Bedin

Effettivamente, dalla conclusione della Democrazia Cristiana (tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994) tutti i buoni propositi di una casa comune dei cattolici in politica hanno avuto vita breve (come il Partito Popolare, di cui sono stato fra i pochi parlamentari) o non hanno superato impietosamente l’esame degli elettori.
Si può fare una casa comune che non sia un partito? Teoricamente sì, ma anche tentativi in questa direzione non hanno avuto e non stanno avendo vita lunga e consensi elettorali: vedi le generose esperienze di Stefano Zamagni o della Comunità di Sant’Egidio.
E allora non c’è niente da fare?
Proprio oggi Guido Bodrato, esponente storico e contemporaneo del cattolicesimo democratico, scrive: “E molti si chiedono: dove sono finiti i popolari? Ognuno su una zattera diversa, a proprio modo!”.
Ecco: magari cominciare a non apparire dei “naufraghi” agli occhi di una parte rilevante degli elettori italiani che quando c’era la DC non erano nati o comunque non avevano l’età per votare. Diventare intanto passeggeri meglio ancora l’equipaggio della “Nave di Francesco”.
Papa Francesco in questi dieci anni di pontificato sta tranciando una rotta di servizio alle persone e di interpretazione della vita della storia (che si tratti della pace, dell’ambiente, dell’economia o anche della convivenza civile e morale della società) che abbisogna della politica per completarsi.
E chissà che remando insieme nella “Nave di Francesco” poi non si scopra che si è pronti per una nave popolare.