La drammatica prospettiva di Papa Francesco nel dialogo con Fabio Fazio.
Bambini, giovani, anziani: la distruzione coinvolge tutti.
L’umanità dovrà costruirsi una nuova Arca di Noè?
È domenica sera; alla trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio sulla Nove è ospite Papa Francesco in collegamento da Casa Santa Marta in Vaticano. “Fuori” la guerra mondiale a pezzi, dalla quale il Santo Padre ci mette in guardia da quando è vescovo di Roma, si sta saldando in un conflitto sempre meno localizzato.
Questa escalation bellica mi fa paura, perché questo portare avanti passi bellici nel mondo, uno si domanda come finiremo. Con le armi atomiche adesso, che distruggono tutto. Come finiremo. Come l’Arca di Noè? Questo mi fa paura. La capacità di autodistruzione che oggi ha l’umanità.
Risponde così, Papa Francesco, alla domanda sulla paura che gli pone Fabio Fazio. E nel corso di quasi un’ora di dialogo torna più a far sentire la propria voce contro la guerra.
Estraiamo dall’intervista alcuni pensieri del Santo Padre sulla guerra come distruzione. Non sono nell’ordine in cui li abbiamo ascoltati. Abbiamo provato a “riascoltarli” come rivolti a ciascuna persona e non solo ai governanti.
Papa Francesco
Questa è la guerra
La guerra è incominciata all’inizio del racconto biblico della Creazione. Caino e Abele. (…)
La guerra è una opzione egoistica; ha questo gesto: prendere per me. Invece la pace ha il gesto contrario: dare e dare la mano.
Se i bambini non sorridono
Mercoledì scorso è venuta una delegazione di bambini dell’Ucraina, hanno visto qualcosa della guerra e (…) nessuno di loro sorrideva. I bambini spontaneamente sorridono, io gli davo delle cioccolate e loro non sorridevano.
Avevano dimenticato il sorriso e che un bambino dimentichi il sorriso è criminale. Questo fa la guerra: impedisce di sognare.
Meglio giovani che eroi
Ogni Primo Novembre vado in un cimitero a celebrare. Quando sono andato ad Anzio, erano i ragazzi che sono entrati (il Papa si riferisce ai giovani soldati morti durante lo sbarco nella Seconda guerra mondiale), di poca età, tutti morti.
L’ultima volta sono andato al cimitero inglese, guardavo le età. E pensavo alle mamme, che ricevono quella lettera: “Signora, ho l’onore di dire che lei ha un figlio eroe…” E la mamma sente, e: “No, io voglio il figlio non l’eroe”. Perdono i figli…
E pensiamo cosa significa una guerra. Pensiamo allo sbarco in Normandia… Sulla spiaggia sono rimasti 20 mila ragazzi! Questa è la guerra. Questa è la guerra. Dobbiamo pensarci.
Gli uomini non sono riusciti ad invecchiare
Un’esperienza che ho avuto poco tempo fa – un paio di anni – sono andato in visita ad un Paese europeo e dovevo fare da una città a un’altra con l’elicottero ma quel giorno c’era la nebbia e ho dovuto farla in macchina, due ore di macchina. La gente, nei villaggi, sapeva grazie alla radio e aspettava che io passassi.
Curioso: c’erano bambini e bambine, coppie giovani, coppie di mezza età, ma di una certa età c’erano nonne, signore anziane, raramente qualche anziano…
Cosa significa questo? La guerra. Questi uomini non sono arrivati alla vecchiaia. La guerra è così: distrugge, uccide.
Investire per uccidere
È vero che è rischioso fare la pace, ma è più rischiosa la guerra, più rischiosa. (…)
Come mai non si può fare la pace. Dietro alle guerre – diciamolo con un po’ di vergogna, ma diciamolo – c’è il commercio delle armi. Mi diceva un economista che, in questo momento, gli investimenti che danno più interessi, più soldi, sono le fabbriche delle armi. Investire per uccidere. (…)
E tante volte le guerre si continuano, si fanno più larghe per vendere le armi o provare le armi nuove e la gente che muore è un po’ il prezzo che si paga per provare armi nuove o scambiare lo staff delle armi che io ho.
14 gennaio 2024
In copertina
Particolare di un disegno della fumettista Chiara Giorgi per la pagina del Gruppo regionale PD Lazio.