Per andare a scuola aveva solo le scarpe della zia

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Un libro parla di Pio La Torre ucciso dalla mafia nel 1982 e della sua povertà da bambino. E qualcuno a sproposito parla di indottrinamento gender

Articolo di Antonio Maria Mira

In questi giorni sono al centro di una brutta polemica politica le scarpe da donna col tacco del bambino Pio La Torre, poi sindacalista, parlamentare comunista e padre della più importante legge antimafia e per questo ucciso da “cosa nostra”. Il piccolo Pio era povero, famiglia contadina, e così per andare a scuola, tanti chilometri a piedi, usava le scarpe della zia, perché non ne aveva altre.

Lo racconta Walter Veltroni nel suo libro La più bella del mondo dedicato alla nostra Costituzione e recentemente donato alle scuole dall’amministrazione comunale di Buccinasco.

Non è quel bambino a doversi vergognare

Una scelta duramente criticata da alcuni politici locali e nazionali. Nel mirino soprattutto il racconto di quelle scarpe che sarebbe propaganda gender. Invece sono il racconto dell’impegno di un bambino per istruirsi. A tutti i costi. Anche con le scarpe da donna, a costo di vergognarsi in una Sicilia allora sicuramente molto maschilista.

Ma non aveva nulla per cui vergognarsi. Casomai altri, allora e ancor più oggi.

Con le suole consumate

Ai consiglieri, parlamentari, ministri che avessero dei dubbi consigliamo di vedere le foto del 30 aprile 1982 a Palermo.

L’auto crivellata di proiettili, sangue e schegge di vetro ovunque e i corpi di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, amico e autista del parlamentare.

Una foto, in particolare, è diventata famosa. In primo piano, appoggiate al finestrino, le gambe di La Torre, le sue scarpe. Non sono scarpe da donna, non hanno il tacco, hanno però la suola consumata da chilometri percorsi nelle campagne per difendere i diritti dei lavoratori contro i soprusi dei proprietari e dei mafiosi, e poi portando queste battaglie fino in Parlamento, fino a quella legge che per la prima volta permette di confiscare le ricchezze delle cosche che così decidono di fargliela pagare.

Un prezioso esempio

Scarpe per impegnarsi, per cambiare la propria terra, e poi il Paese, cominciando, coi tacchi, sui banchi di scuola, e finendo, senza tacchi, su quelli del Parlamento, fino a quella tragica morte.

Altre foto di quel giorno immortalano Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Ninnì Cassarà, tutti poi martiri come La Torre della violenza mafiosa. Tutte storie che è giusto raccontare a scuola, come hanno fatto bene a fare a Buccinasco, partendo da un bambino che andava a scuola con le scarpe da donna col tacco alto e che poi ha vissuto, operato e infine è morto sempre a fronte alta.

Non un “pericoloso indottrinamento gender”, come hanno scritto i critici, ma un prezioso esempio.

26 febbraio 2025


Gli autori

Antonio Maria Mira è collaboratore del quotidiano Avvenire, di cui è stato caporedattore, inviato speciale e editorialista curando le inchieste e i dossier di approfondimento.
È membro dell’Osservatorio su ambiente e legalità di Legambiente, ed è tra i collaboratori del dossier annuale “Ecomafie”. Fa parte della Commissione Consultiva Permanente di Avviso pubblico, è stato tra gli autori del rapporto annuale “Amministratori sotto tiro” e ha collaborato al rapporto “Lose for life” sul gioco d’azzardo. Fa parte del Comitato scientifico del bimestrale “lavialibera” il progetto editoriale di Libera e del Gruppo Abele, e del Comitato scientifico dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil.

Il testo

Il testo è pubblicato in Avvenire di mercoledì 26 febbraio con il titolo La (finta) polemica. Le scarpe col tacco di Pio La Torre: dov’è lo scandalo?

La titolazione di questo testo è della redazione di Euganeo.it.

In copertina

Pio La Torre in uno dei suoi comizi nelle campagne della Sicilia. La foto è dalla pagina del Partito Democratico nazionale.